Che il M5s abbia ragioni molto solide alle sue spalle è provato
proprio dal fatto che resiste nei sondaggi nonostante gaffe e
capitomboli che ad altri partiti costerebbero l’osso del collo. C’è molta fiducia dell’elettorato disgustato dagli altri partiti, però, non è il caso di abusarne. Veniamo ai fatti più recenti, in primo luogo la storiaccia del Parlamento di Strasburgo.
Ne abbiamo detto a suo tempo e non ci ripetiamo,
ma non possiamo fare a meno di notare che, a circa due mesi di
distanza, non solo non è stata data nessuna spiegazione soddisfacente di
quel super pasticcio, ma il suo responsabile resta al suo posto di
capogruppo.
Ma la cosa più inquietante è che questo si collega alla questione sempre meno chiara di quale sia la linea del M5s sull’Euro.
Un giorno è per l’uscita immediata e senza trattative, il giorno dopo è
per restare, il giorno appresso ancora è per una uscita negoziata e per
restare nella Ue (come se fosse politicamente possibile conciliare le
due cose), poi di nuovo...
Qui manca circa un anno alle elezioni e ancora non sappiamo
cosa pensa il M5s del punto centrale del programma politico per i
prossimi anni: vi sembra decente?
L’impressione che si riceve è che il M5s stia iniziando a comportarsi
come il classico partito “prenditutto” che per non dispiacere nessun
possibile elettore, strizza l’occhio a tutti e non dice niente. Così non
va.
Cari amici, non vi sembra il caso di aprire una discussione seria nel
movimento (possibilmente che vada oltre i soliti interventi da tifosi
sul blog?) e concluderla con una regolare votazione? Sarebbe il caso, mi
pare.
Poi Roma: dopo la chiusura, tutto sommato passabile
(anche per noi), della questione stadio, la giunta Raggi ha goduto di
una tregua mediatica e le acque si sono un po’ calmate. Ma non è un
motivo per dimenticare la questione, destinata a tornare alla ribalta,
in primo luogo perché dobbiamo ancora sentire che dice Marra, poi perché
l’estate si avvicina e la questione dei rifiuti rischia di riesplodere,
mentre sin qui non si è ancora visto nessun progetto di risanamento.
Stiamo a vedere e incrociamo le dita.
Infine la questione Genova che lascia molto, molto perplessi e direi imbarazzati.
Certo: Genova è la città di Beppe Grillo e lui avrà anche notizie che a
noi mancano. Se scrive: “fidatevi di me” sembra che stia dicendo “ci
sono cose che non posso dire, ma credetemi, ho le mie ragioni per agire
così”. Intendiamoci: a volte possono darsi situazioni del genere e chi
riveste un certo ruolo può porre una sorta di “questione di fiducia”.
Vorrei ricordare il costume organizzativo del Pci,
molto severo in proposito: dal livello di segretario di federazione in
su erano esclusi severamente alcoolizzati, consumatori di stupefacenti,
omosessuali, giocatori d’azzardo, sospetti di corruzione eccetera che,
proprio per la loro condizione personale avrebbero potuto essere
ricattati dalla polizia o dai servizi segreti. Della vigilanza era
incaricata la commissione federale di controllo (che faceva capo alla
Commissione Centrale di Controllo) che volgeva le sue indagini e dopo
esprimeva il suo giudizio vincolante sull’ammissibilità del candidato
alla carica, senza fornire alcuna motivazione: semplicemente un secco Si
o No. E a nessuno veniva in mente di chiedere spiegazioni, anche perché
la decisione era comunicata riservatamente all’organo politico che
teneva coperta la questione. E la prassi (sempre applicata rigorosamente
e senza farne un uso politico) era anche una garanzia per l’indagato
che, ovviamente, non avrebbe avuto interesse a vedere resa di pubblico
dominio una sua particolare condizione di quel tipo. Si agiva in modo
discreto, si avvicinava riservatamente il compagno in questione
convincendolo che uno scandalo avrebbe danneggiato sia il partito che
lui e che, quindi, si ritirasse spontaneamente. Dunque, ci sono
situazioni in cui si può fare in questo modo, ma tenendo la cosa
debitamente riservata e con un contorno di regole molto precise.
Non puoi dare in pasto alla gente una decisione del genere
lasciando immaginare chissà che c’è sotto, e magari sotto non c’è
niente. Mi sembra un comportamento un po’ leggero.
Poi, se c’erano motivi tali da escludere la candidata, era al momento
in cui si proponeva per la consultazione on-line che andavano fatti
valere. Questa norma per cui il “garante” ha diritto di ritirare il
simbolo in ogni momento mi pare che sia una assurdità. Ma, mi direte,
possono esserci comportamenti successivi alla votazione, tali per cui si
rende necessario intervenire. Anche qui la cosa andrebbe fatta in modo
riservato e tempestivo.
E poi c’è questo doppio ruolo di Beppe che è insieme garante a
capo del movimento: non va bene. Ma il M5s non si era dato un collegio
di probiviri? Che ci sta a fare?
Il guaio è che il M5s ha un quadro normativo che è un guazzabuglio
contraddittorio ed inestricabile (e questo spiega anche l’altro
incredibile pasticcio del sito di Grillo che però non è di Grillo).
Questo è il prodotto di una serie di fattori: la natura iniziale del
movimento, altamente spontaneo ed informale, con una idiosincrasia per
statuti e regole, su cui si è innestato lo sfrenato sperimentalismo di
Roberto Casaleggio. Lui era un personaggio geniale e vulcanico, capace
di sfornare idee a getto continuo ed era affascinato dalla
sperimentazione, aveva una fiducia sconfinata nelle sue capacità di
trovare la soluzione in ogni caso.
Però, sfortunatamente, non aveva alcuna particolare propensione a
considerare le cose dal punto di vista sistemico, per cui se due sue
idee precedenti entravano in conflitto fra loro, lui risolveva il
problema con una terza idea, magari senza rendersi conto che era poco
compatibile con una quarta o una quinta e quando lo avesse scoperto, ne
avrebbe tirata fuori un’altra e così via. Ma la politica ha bisogno, si,
di sperimentazioni, ma va concepita come sistema.
Sinora al M5s è andata bene per due cose: c’era
Roberto che una per tirare avanti se la inventava sempre ed era nelle
condizione di un movimento di opposizione. E per di più poteva godere
dell’indulgenza riservata ai principianti magari un po’ pasticcioni.
Oggi le cose sono cambiate: Roberto non c’è, il M5s vuole proporsi come
partito (non ho sbagliato: voglio proprio dire partito) di governo e
l’approssimativo modello di organizzazione adottato funziona sempre
meno. Per di più siamo entrati in una fase di intenso mutamento, quando
le cose invecchiano presto.
Cari amici attenti: che ci sia un successo
elettorale (anche sotto il fatidico 40%) è possibile e probabile, stando
ai sondaggi, ma i sondaggi non sono una assicurazione dei Lloyd di
Londra e si fa presta a restare delusi. Ma soprattutto, tenete bene a
mente che i problemi più amari inizieranno il giorno dopo le elezioni,
soprattutto se ci sarà stata una vittoria e con questo modello
organizzativo e queste forme di azione politica non si regge più di
qualche mese. Pensateci.
Fonte
Che la faccenda "stadio per la Roma" vada bene sia stata risolto in modo tutto sommato passabile non si può proprio leggere.
Capisco che Giannuli si ponga in modo costantemente costruttivo nei confronti del M5S, ma i problemi della compagine di Grillo non stanno ovviamente solo nel modello organizzativo o nell'approccio all'Euro, ma nella totale mancanza di una visione alternativa al sistema dato. Non a caso le presunte discontinuità, proprio a Roma non si sono viste affatto.
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