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07/07/2017

Inchiesta Consip/1: Intimidire giornalisti e magistrati

Il comunicato dell’Associazione Stampa Romana, affiliata alla Fnsi, sulla perquisizione e il sequestro di computer, cellulare ed altro a Marco Lillo, giornalista de Il Fatto, è perentorio: “Valenza intimidatoria”.

La Guardia di Finanza, su ordine della Procura di Napoli, ha infatti perquisito sia a Roma che in Calabria, le abitazioni e l’ufficio del vicedirettore del Fatto Quotidiano, Marco Lillo. La motivazione merita di essere compresa e respinta. Si tratta dell’inchiesta su presunte rivelazioni del segreto investigativo nel caso Consip.

A Marco Lillo sono stati sequestrati telefoni, tablet, pc, pen drive, cd e dvd appartenenti a lui ed anche a persone a lui vicine, anche se estranee alla sua attività professionale. Telefono e computer sono stati sequestrati anche a Fabio Corsi, Art director del Fatto quotidiano.

L’inchiesta nasce da una querela di Alfredo Romeo, l’imprenditore napoletano indagato per corruzione di un dirigente Consip e per questo arrestato nel marzo scorso. Romeo, due anni fa ha querelato per diffamazione anche Contropiano (il processo sta definendo la sede del tribunale di competenza), poi è finito di nuovo in carcere.

Nei giorni scorsi è stato restituito il telefonino a Federica Sciarelli, la giornalista Rai conduttrice di “Chi l’ha visto?” che era stato sequestrato dalla Procura di Roma nell’ambito di un’altra indagine per rivelazione di segreto, ma sempre relativa al caso Consip.

Nella nota diffusa dal sindacato dei giornalisti si afferma che: “Siamo certi che le Procure di Roma e Napoli conducano con altrettanta solerzia e determinazione le indagini sugli appalti miliardari della Consip e sulle rivelazioni di segreto che nel dicembre 2016 consentirono ai vertici della centrale acquisti pubblica di ripulire i loro uffici dalle microspie collocate dai carabinieri su ordine dei pm del capoluogo campano, vanificando in larga parte l’indagine. Tuttavia, fino a oggi, non abbiamo avuto notizia del sequestro di telefoni e pc dei principali presunti responsabili, dal ministro Luca Lotti a Tiziano Renzi”.

“Ferma restando la nostra incrollabile fiducia nella magistratura e negli organi di polizia giudiziaria – conclude la nota della stampa romana/Fnsi – occorre sottolineare la valenza intimidatoria del sequestro di telefoni e memorie digitali dei giornalisti, che attenta alla segretezza delle fonti senza la quale non può esistere un’informazione libera. I giornalisti e chiunque entri in contatto con loro sono esposti ad azioni giudiziarie che colpiscono di fatto il diritto di cronaca e l’interesse generale a un’informazione libera e non condizionata, tutelati dall’art. 21 della Costituzione italiana. Piena solidarietà ai colleghi Corsi, Lillo, Sciarelli e alle persone in vario modo coinvolte nell’operazione di oggi”.

Oggi intanto i magistrati che indagano sullo scandalo Consip interrogano un loro collega: il giudice Woodcock. Anche lui è indagato di aver reso pubbliche le indagini che aveva avviato sulla Consip.

Ma cos’è lo scandalo Consip e perché sta producendo intorno a se un clima “a valenza intimidatoria” come scrive il sindacato dei giornalisti?

Chiudiamo questa prima puntata sottolineando solo quale sia la posta in gioco.

La Consip (acronimo di Concessionaria Servizi Informativi Pubblici) è la centrale acquisti della pubblica amministrazione italiana. Il suo azionista unico è il ministero dell’Economia e delle Finanza (Mef), del quale è una società in-house. Per legge è previsto che operi nell’esclusivo interesse dello Stato. Consip nasce nel 1997 per gestire i servizi informatici dell’allora ministero del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione Economica. Con il Decreto legislativo 19 novembre 1997 n. 414 sono state affidate alla Consip le attività informatiche dell’amministrazione statale in materia finanziaria e contabile.

L’inchiesta sull’appalto FM4 (un super appalto il cui valore è di 2,7 miliardi) risale al 2014, ha portato all’arresto per corruzione dell’imprenditore campano Romeo e a indagini che investono un ministro (Lotti), due generali dei Carabinieri (Del Sette e Saltalamacchia). Il bando per l’appalto è stato suddiviso in lotti. La società Facility Management è finita al centro del ‘Caso Consip’ in seguito all’inchiesta nata a Napoli, e condotta dai pm della Dda Henry John Woodcock e Celeste Carrano.

Secondo un'inchiesta, condotta dalla Procura di Roma, Romeo dal 2012 avrebbe corrotto Marco Gasparri – dirigente della Consip – per un totale di 100mila euro. Tra gli altri, l’inchiesta vede coinvolti Tiziano Renzi, Denis Verdini, Italo Bocchino, Luca Lotti e i due generali dei Carabinieri.

Insomma una inchiesta che coinvolge pesi massimi del sistema di potere in Italia. (fine prima puntata)

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