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20/07/2017

Il faticoso processo per i fatti di Genova. Intervista all’avv. Sabattini


Nell’anniversario di Genova 2001, proprio mentre Repubblica e l’attuale capo della polizia provano a imbastire una “memoria condivisa” su uno dei tanti eventi – certo, uno dei più sanguinosi di questo inizio di millennio, perlomeno in Italia – è importante ripercorre il filo di questi anni, gli innumerevoli ostacoli incontrati dalle inchieste giudiziarie, le “ritrosie” (non sempre sapienti, per fortuna) messe in opera da funzionari di polizia e ministri, la compiacenza dei media e la determinazione delle vittime.

Radio Città Aperta ha intervistato l’avv. Simone Sabattini, che ha fatto parte del team di legali impegnati nel lungo e tortuoso processo per individuare i responsabili di pestaggi, torture e falsificazioni nei verbali.

Buongiorno avvocato...

Buongiorno.

16 anni dall’inizio del G8, ma la notizia più attuale è che all’inizio del mese di luglio sono scaduti i cinque anni di interdizione comminati come pena accessoria ad alcuni dei dirigenti e dei capireparto della celere condannati per i pestaggi e per i falsi verbali relativi all’irruzione nella scuola Diaz. Questo significa che queste persone potrebbero, potranno, rientrare in servizio e tornare a svolgere il servizio nelle forze dell’ordine, presso la polizia di stato. E’ qualcosa che fa male a 16 anni di distanza da quelle giornate...

Diciamo che per chi ha fatto quei processi, e quindi conosce molto nel dettaglio quali erano le accuse, quali sono stati i tipi di condanna... evidentemente non è una notizia che può essere presa con leggerezza. Dall’altra parte, naturalmente, per chi sa come funzionano i meccanismi giudiziari, in realtà la loro pena accessoria è scaduta, il tempo di interdizione è scaduto, quindi è “normale” che loro abbiano questo interesse. Devo dire che non è vero che ci sia la responsabilità principalmente della giustizia penale, perché in realtà c’è un grosso problema legato ai meccanismi interni della polizia disciplinare; se loro rientreranno a soli 5 anni da questo fatto, magari con ruoli di responsabilità, o addirittura con ruoli di coordinamento rispetto all’ordine pubblico in situazioni in cui ci sono dei cittadini che stanno manifestando, vuol dire che il meccanismo interno della polizia è disastroso. Nel senso che è evidente che loro stessi, al loro interno, sarebbero quelli deputati a poter valutare quali sono i passaggi successivi rispetto alle pene che vengono comminate. Questo in realtà succede in tutti i casi in cui ci sono gravi reati commessi da funzionari di polizia ed è previsto che ci sia un intervento. D’altra parte, oggi la notizia in questo senso è sicuramente l’intervista del capo della polizia a Repubblica, che in qualche modo fa ben sperare in merito a quello che andranno a fare questi reintegrati.

Per i nostri ascoltatori, brevemente, citiamo l’intervista a cui fa riferimento lei. Un’intervista in cui il capo attuale della polizia, Gabrielli, fondamentalmente definisce “disastrosa” la gestione dell’ordine pubblico di Genova e garantisce che “non accadranno più fatti simili”; dicendo però anche che è arrivato il momento di mettere un punto rispetto a quanto accaduto. Ma non crede, proprio per questo, che in quanto capo della polizia forse poteva dire qualcosa rispetto al probabile ritorno in servizio di questi agenti?

Io penso questo: è eccessivo pensare che il capo della polizia entrasse nel merito dei singoli casi. Secondo me, se le cose hanno un senso – e, devo dire la verità, non sempre le cose lo hanno – questa intervista è chiaramente un segnale di quello che il capo della polizia intenderà fare una volta che ci saranno stati i reintegri. Perché non hanno senso parole così violente nei confronti della gestione di quell’ordine pubblico, che in realtà è anche peggio di come lui lo ha descritto, e dall’altra parte, invece, quando i poliziotti rientreranno, ricollocarli in posizione nelle quali potrebbero ricommettere gli errori gravissimi che hanno fatto. Questo, secondo me, è un segnale di speranza che ci siano procedimenti interni... In realtà è un segnale di speranza che ha subito già una grossa delusione rispetto a quando sono stati fatti i procedimenti disciplinari interni alla polizia, perché io ho notizia, giornalistica, che quei procedimenti disciplinari furono fatti ricostruendo le ipotesi di accusa mosse dalla procura genovese in maniera molto edulcorata; e questo ha permesso delle sanzioni disciplinari non troppo gravose per questi soggetti. Però erano notizie giornalistiche. Se così è, e credo che sia tuttavia vero, diciamo si attende un segnale di forte discontinuità rispetto a quel è stato fino ad oggi il comportamento della polizia al suo interno. Segnale di discontinuità che, da quello che si legge, potrebbe essere imputato al cambio del capo della polizia. Cioè, da De Gennaro in poi, in mezzo ci sono stati gli inframmezzi di altri due funzionari... Ma Gabrielli, direi in maniera molto evidente, cerca di segnare un cambio di rotta...

Lei faceva riferimento a De Gennaro. Una delle vicende di tutta questa storia che, personalmente, mi colpiscono di più, riguarda proprio Gianni De Gennaro, capo della polizia all’epoca dei fatti. Magari non possiamo stabilire sue eventuali responsabilità dirette in tutte le cose che sicuramente “non hanno funzionato” in quei giorni... Eppure la carriera di Gianni De Gennaro poi è proseguita brillantemente e oggi è a capo di Leonardo Finmeccanica. Anche questo, forse, è un po’ discutibile...

La figura di De Gennaro è una figura complicatissima, nel senso che lui era il capo della polizia, ed è evidente che lui non ha dato nessun tipo di ascolto quando intervenne la commissione di inchiesta, ecc. ecc. E’ evidentissimo che lui non ha mai ritenuto che la gestione dell’ordine pubblico sia stata sbagliata. Non l’ha mai detto, né nelle sedi istituzionali e neanche al processo... Poi, però, bisogna ricordare che si dimise proprio perché era stato indagato per “induzione alla falsa testimonianza” di uno dei soggetti implicati dall’allora questore di Genova, per cui lui subì un procedimento penale dal quale tra l’altro è uscito perfettamente assolto. Per cui bisogna guardare non solo De Gennaro, ma anche la realtà che gli si è creata intorno, cioè un soggetto che ha difeso i suoi funzionari a Genova, che è stato inquisito perché aveva lavorato per fare in modo che le posizioni dei suoi funzionari [fossero alleggerite, ndr]... Però è stato assolto. Assolto e oggi fa un lavoro nell’ambito privatistico... Io sono contrario alla mitizzazione di questo soggetto. E’ uno che adesso ricopre un ruolo importantissimo, però in un ambito non dello Stato.

Si occupa di altro, diciamo...

Si occupa di altro, non direttamente nello Stato... E’ evidente che lui è stato malamente sconfitto nel punto fondamentale. Cioè, lui politicamente e giudiziariamente, in ogni luogo, difese l’operato della polizia di quella vicenda, non solo di alcuni personaggi legati a lui... Non dimentichiamoci che lui non è stato attivo al processo principale e quindi non aveva una posizione di imputato nel processo principale; lo ha avuto rispetto a quella situazione della falsa testimonianza... E’ fondamentale ricordarsi, con le parole di Gabrielli ora – ma era già intervenuto un capo della polizia, anche se non in termini così netti, ma in maniera molto chiara, con la sentenza della Cassazione, con la sentenza della Corte Europea... – che quello che sosteneva De Gennaro non è vero, E’ uscita sconfitta la sua idea che quella fosse stata una gestione quantomeno “limitativa dei danni”. E’ stata invece una gestione drammatica, e questo è venuto fuori da tutte le parti, e quello che aveva detto lui è risultato non vero. Dopo di che, lui non ha responsabilità penali; questo è un punto di verità su di lui. E’ vero che lui non ha fatto il buon capo della polizia non perché, tra virgolette, si è dimesso da prefetto, ecc. Ma si dimise quando arrivò l’avviso di garanzia...

Chiaro. Ultima cosa. Lei ha fatto riferimento ad alcune sentenze della Cedu, la Corte europea dei diritti dell’uomo, che ha in più occasioni condannato l’Italia per i fatti della scuola Diaz e anche perché il nostro paese non si è dotato per anni di una legge che punisse il reato di tortura. Probabilmente parleremo di un altro processo se avessimo avuto una legge del genere? La seconda è: ha un’opinione rispetto al testo che è stato varato recentemente e che è giudicato molto debole da più parti?

E’ sicuro che per la vicenda di Bolzaneto – se ci fosse stata la legge sulla tortura – ci sarebbero state delle pene molto molto più gravi... Ma la cosa che mi interesserebbe sapere è: se ci fosse stato il reato di tortura, quelli li, l’avrebbero commesse lo stesso? Perché poi il punto vero non è solo punire le persone, ma è il fatto che c’è una certa forza deterrente di una norma. Se io so che potrei essere punito fino a 10 anni, forse prima di fare quelle cose mostruose che hanno fatto dentro quella caserma ci penso due volte. Quindi è sicuro che, se ci fosse stato il reato, non solo i colpevoli sarebbero stati puniti più gravemente, ma forse non l’avrebbero proprio fatto o almeno non tutti l’avrebbero fatto. E questo è un primo passaggio. La norma nuova, sì, è deludente, su questo non c’è dubbio. E’ deludente dal mio punto di vista, ma incrocia una questione molto chiara: nel senso che è del tutto evidente che la polemica sul fatto che si potesse solo apparentemente pensare che quella norme erano state pensate per punire quello che era stato fatto – sulla base di quello che era stato fatto a Bolzaneto, per punire qualche poliziotto nel futuro – questa cosa, anche solo dal punto di vista politico, è risultata inammissibile e inimmaginabile. Perché la forza d’urto delle forze dell’ordine, quando hanno un provvedimento legislativo che li può in qualche modo “danneggiare”, è una forza d’urto molto importante. Quindi la norma è deludente, sì. Sono però anche uno che pensa che la norma comunque c’è e quindi si dovrà fare i conti col fatto che esiste.

Quindi prendiamola perlomeno come un piccolo passo in avanti...

Prendiamola come un inizio...

...sperando che poi troverà un seguito all’altezza...

...e magari non dopo che 200 persone sono state torturate...

Certo, l’idea è scongiurare altri episodi del genere. Grazie avvocato per il suo intervento.

Prego, arrivederci.

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