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25/07/2017

Vaccini, un decreto politicamente inaccettabile

Il clima avvelenato creatosi intorno alla questione sui vaccini ha fatto sì che il dibattito si dividesse tra favorevoli e contrari quando la questione più grave, al momento, è quella politica e riguarda una delle più grandi operazioni di polizia sanitaria messe in atto nel nostro paese: il decreto Lorenzin. In tanti rivendicano il diritto di essere contrari a questo provvedimento senza per questo dover essere necessariamente etichettati come “no vax” esattamente come coloro che chiedono vaccini monodose, programmi personalizzati e screening pre-vaccinali.

Pochi contestano l’utilità e l’importanza avuta dai vaccini nel corso della storia: insieme al miglioramento delle condizioni igieniche, sanitarie ed alimentari, i vaccini hanno debellato malattie in alcuni casi perfino mortali, migliorando la vita di intere comunità e generazioni.

La falsa emergenza

La presunta emergenza sul rischio epidemie si basa su un mantra ripetuto ossessivamente dai Lorenzin e dai Burioni di turno e ripetuto acriticamente da tutti i media mainstream: saremmo in presenza di un presunto “crollo” del numero di vaccinati con conseguente copertura media ben al di sotto della fatidica soglia del 95%. Una mezza bugia visto che il calo è nell’ordine di circa un 2,5% medio ma solo se si raffronta il 2015 al 2012. Il dato è invece invariato se guardiamo al 2002 e addirittura superiore rispetto al 2000 (1).

Questo presunto “crollo” della copertura vaccinale viene per di più valutato sulla base di dati incompleti e, quindi, sostanzialmente errati. Un gruppo di epidemiologi il cui primo firmatario risponde al nome di Massimo Valsecchi, già Direttore del Dipartimento Prevenzione ULSS 20 di Verona, nonché Componente della Commissione Nazionale di verifica dell’eliminazione del morbillo e della rosolia (insomma, tutt’altro che un “no-vax”), mette in luce un elemento del tutto assente nel dibattito pubblico: il metodo di calcolo della copertura vaccinale. La leggera diminuzione di coperture segnalata dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e il mancato raggiungimento della soglia del 95% si basano infatti su un rilevamento che viene effettuato fino al 23° mese di vita e che non consente di cogliere un trend sempre più crescente: la scelta dei genitori di sottoporre i propri figli alle vaccinazioni molto più tardi rispetto a quanto previsto dal calendario. Sempre più genitori pensano infatti che non abbia senso vaccinare a 2 mesi per il tetano o l’epatite B: la prima malattia è trasmissibile solo per mezzo di spore presenti nelle feci animali, attraverso il morso di un animale o una ferita profonda soprattutto se contaminate con terriccio; la seconda attraverso il sangue e i liquidi biologici dei soggetti infetti (sangue, latte materno, sperma, secrezioni vaginali). Proprio il non-senso di vaccinare per queste due malattie un bambino che vive ancora in culla, sta portando molti genitori a richiedere la possibilità di vaccini monodose in modo tale che essi possano essere somministrati più in là con l’età. Tetano ed Epatite B, infatti, sono all’interno dell’esavalente che la prassi vaccinale consiglia di assumere a soli 60 giorni di vita. Insomma, la sola misurazione delle coperture a 23 mesi non fa numero e confonde un “ritardo vaccinale” con una “mancata adesione” (2).

L’allarme sui vaccini è stato alimentato inizialmente da una presunta emergenza, quella della meningite, che perfino lo stesso ISS ha definito puramente “mediatica”(3). Da lì si è arrivati alla stesura del decreto, che inizialmente prevedeva 12 vaccinazioni obbligatorie in un secondo momento ridotte a 10 e somministrabili tutte in soli due dosi (un esavalente e un tetravalente). Le due soppresse? Proprio quelle per cui era scattata l’emergenza: l’anti-meningococco B e l’anti-meningococco C, due dosi singole, il primo ancora sperimentale (significa che gli stessi produttori non conoscono ancora il reale rapporto rischi/benefici) (4). Dopo l’emergenza mediatica per la meningite è scoppiata quella per il morbillo. 25.197 casi dal 2000 al 2016 (una media di poco meno di 1.500 casi l’anno) e 4 morti (3 nel 2002 e 1 nel 2008) sono un numero che non sembra giustificare un allarmismo come quello che si è verificato in questi ultimi tempi. Alcuni si appellano alle ricadute in termini di costi di spesa sanitaria ma allora che dire del tabacco che nello stesso periodo ha causato 83.000 morti per tumore al polmone (senza considerare coloro che sono riusciti a levarci le gambe)? (5). Non sarà che il morbillo è una priorità e il tabacco no perché lo Stato sul morbillo non ci guadagna e sul tabacco sì?

I vaccini monodose

La ministra Lorenzin ha più volte detto che la priorità è la salute della collettività. Eppure, quando in aula pochi giorni fa è stato approvato il decreto, di fronte alla richiesta di monodose vaccinali ha candidamente ammesso che non sono possibili in quanto le multinazionali del farmaco non hanno interesse a farle (6). Perché il monodose, malgrado i media mainstream titolino il contrario, non è passato: il Senato ha approvato l’emendamento che prevede l’uso del monodose solo per i soggetti già immunizzati per una delle malattie presenti in formulazione combinata. E cosa accadrà per i soggetti già colpiti ad esempio da morbillo, parotite o rosolia visto che nessuno di questi tre vaccini (unificati nel trivalente MPR o nel tetravalente MPRV) è previsto in dose singola? Oltretutto la disponibilità di vaccini monodose (magari prodotti direttamente dallo stato stesso come accade a Cuba) permetterebbe l’ampliamento dell’offerta e la probabile adesione ad alcuni dei vaccini disponibili da parte di una consistente parte della popolazione che magari nutre dubbi e perplessità sull’offerta così come viene imposta adesso (ricordiamo che ad oggi non c’è alcuna epidemia in corso).

L’aspetto più prettamente politico

Per dare un’ulteriore prova della follia (e della sostanziale inapplicabilità) di questo decreto così com’è stato scritto, ricordiamo che le vaccinazioni obbligatorie riguardano i bambini fino al 16° anno di età. Se però si prende il bugiardino del nuovo esavalente, Hexyon, si legge che “La sicurezza di Hexyon nei bambini di età superiore ai 24 mesi non è stata studiata in studi clinici” (8). Anche il vaccino tetravalente, Priorix Tetra, prevede la somministrazione non oltre il 12° anno di età (9). Quindi?

Se il decreto è stato approvato al Senato è anche perché chi era tendenzialmente contrario è stato convinto a cambiare idea. È il caso di Forza Italia, che in cambio della possibilità di prenotare il vaccino in farmacia (il partito di Berlusconi chiedeva addirittura che le farmacie avessero la possibilità di somministrare i vaccini, con tutte le indennità che ne sarebbero derivate) ha votato a favore. E ovviamente è un caso che il senatore di Forza Italia Andrea Mandelli sia anche presidente dell’Ordine dei farmacisti.

Ma ciò che rende intollerabile un dispositivo quantomeno sproporzionato e cervellotico è l’aspetto puramente politico. Per prima cosa prendiamo il divieto, per i bimbi non vaccinati, di frequentare i nidi e le materne, che già di per sé è un’aberrazione: come se il rischio-contagio sparisse e non si riproponesse al parco pubblico, in piscina o al parco giochi. E con i bambini stranieri che vengono in Italia da turisti come la mettiamo? È davvero necessario escludere da nidi e materne i bambini non vaccinati per malattie come la poliomielite che in Europa non esiste più o il tetano che non si attacca? Ha peggiori ricadute sul piano sociale la mancata vaccinazione o il divieto di accesso a nidi e materne con tutto quel che ne consegue?

Per seconda cosa pensiamo alla sanzione pecuniaria, che rende questo decreto anche classista dal momento che chi potrà permettersi di pagare non vaccinerà i propri figli: lo stato risolverà un’emergenza di salute nazionale con una multa. E l’emergenza-morbillo, gli immunodepressi, l’immunità di gregge? 500 euro l’anno a figliolo e il problema è risolto.

Terzo aspetto: quest’obbligo, che ha tutti i crismi di un trattamento sanitario obbligatorio di massa, apre il campo a tutta un’altra serie di possibili false emergenze.

Glaxo, Ministero e bustarelle, relazioni strettissime

L’esavalente più impiegato è prodotto dalla casa farmaceutica Glaxo Smith Kline. Responsabile delle politiche vaccinali per il ministero della Salute è Ranieri Guerra, già consigliere d’amministrazione del cda della Fondazione Smith Kline (10). Un palese conflitto di interessi poiché Guerra, firmando tutti i provvedimenti sui vaccini anziché astenersi, ha di fatto contravvenuto all’articolo 323 del Codice penale (10). Guerra, che come ha denunciato Il Fatto Quotidiano il 30 settembre 2014 è entrato nel Ministero con un concorso cucitogli su misura (11), fa giusto in tempo ad accompagnare la Lorenzin alla Casa Bianca in occasione del Global Health Security Agenda (GHSA). In quell’occasione, l’Italia viene designata come capofila delle politiche vaccinali mondiali. Insieme a loro Sergio Pecorelli, allora potentissimo presidente dell’AIFA, l’Agenzia Italiana del Farmaco che determina i destini e i business delle case farmaceutiche, che i bene informati dicono abbia svolto un ruolo decisivo nella scelta. Pecorelli, secondo quanto emerso dopo una serie di accertamenti interni alla stessa AIFA, svolgeva attività in due fondazioni ed era presente nell’advisory board di una società di venture capital che sui farmaci ha investito qualcosa come 40 milioni di euro. Un conflitto di interessi grande come una casa che ha costretto l’AIFA, a seguito di un’indagine interna, a sospenderlo dall’incarico col massimo della sanzione, il livello 3, per il quale non è più possibile svolgere nessuna attività all’interno dell’agenzia regolatoria. Tra le accuse mosse a Pecorelli anche quella di aver ricevuto 80 mila euro da alcune case farmaceutiche in cambio di una pubblicazione “addomesticata” sui vaccini.

Infine come non ricordare la storia di Pasqualino Rossi, incaricato di occuparsi della nostra sicurezza alimentare, dei farmaci e dei vaccini a Bruxelles? La nomina di Rossi viene suggerita da una commissione interna alla ministra Lorenzin, a cui spetta l’approvazione finale. Rossi, assunto nel ‘98 dal ministero della Salute come direttore medico, si occupa di farmaco vigilanza, e negli anni diventa un importante dirigente dell’AIFA. Proprio in questa veste, nel 2008, dopo due anni di indagini, viene arrestato dal procuratore di Torino Raffaele Guariniello per corruzione insieme ad altri funzionari pubblici e dirigenti di società di intermediazione nel settore farmaceutico. Nelle 400 pagine che spiegano il provvedimento, il Gip di Torino scrive: “Da quanto emerso, si registra una totale assenza nel Rossi dell’interesse per la tutela della salute pubblica”. Per conto dell’AIFA si occupa delle procedure di valutazione e autorizzazione dei farmaci presso l’agenzia del farmaco internazionale ma in realtà si tratta di un funzionario pubblico alla continua ricerca di soldi per mantenere un tenore di vita al di sopra delle sue possibilità. Per questo, secondo i magistrati, passa informazioni riservate agli informatori farmaceutici e agevola le pratiche per l’approvazione dei farmaci in commercio. Quest’attività viene ricompensata con denaro e regali. A lui si rivolge anche Riccardo Braglia, amministratore della Helsinn Healthcare, il gruppo farmaceutico svizzero produttore del nimesulide, il principio attivo dell’Aulin. Il farmaco, dopo la sospensione in Irlanda per i numerosi danni al fegato, rischia in Italia il ritiro dal commercio. Alla fine nel nostro Paese l’Aulin si salva, e per questo, secondo i magistrati, Braglia ringrazia Pasqualino Rossi con una bustarella nascosta dentro ad un giornale. Il passaggio di mano è immortalato in un video girato dai Nas di Roma.

L’iter giudiziario è lento e accidentato. Seppur pescato con le mani nella marmellata e rinviato a giudizio, Rossi casca in piedi e viene trasferito dall’AIFA al ministero della Salute con incarico di consulenza, studio e ricerca per la salute presso la Direzione Generale per i rapporti con l’Ue e Rapporti Internazionali. A settembre 2015, il Tribunale di Roma non arriva neanche al giudizio di primo grado: il reato è prescritto. I giudici scrivono che, a contribuire alla dilatazione dei tempi del processo, c’è “la trascrizione delle telefonate che è avvenuta con notevole ritardo, posto che la Procura di Roma non rinveniva i video e le intercettazioni trasmessi dalla Procura di Torino”. Due mesi dopo la ministra Lorenzin lo nomina rappresentante permanente dell’Italia a Bruxelles.

I vaccini ai militari

È di questi giorni anche la Relazione della Commissione d’inchiesta sull’uranio impoverito, che ha riguardato anche la somministrazione vaccinale nei militari. L’inchiesta smentisce l’assenza di reazioni avverse alla pratica vaccinale, l’innocuità di ripetere la somministrazione vaccinale in soggetti già immunizzati, l’assenza di rischi legati all’iperimmunizzazione, l’ininfluenza del vaccino sull’equilibrio immunitario dei bambini, l’efficacia vaccinale e l’inutilità degli esami pre-vaccinali (12).

La Commissione ha approvato infatti un documento molto critico sulla tutela della salute dei militari. La relazione denuncia tra le altre cose i casi di militari morti o ammalati per una somministrazione errata di vaccini. Ad esempio quello di un caporale maggiore, mai andato in missione fuori dal territorio nazionale, vaccinato sebbene già affetto da linfoma di Hodgkin, non rilevato per mancanza di esami pre-vaccinali, e pertanto in stato di grave immunosoppressione e successivamente deceduto. Oppure quello di un soldato semplice, congedato sei mesi dopo l’arruolamento a seguito di grave astenia e deperimento fisico iniziati il giorno stesso della vaccinazione multipla.

È dunque emersa “la necessità di svolgere esami pre-vaccinali prima della somministrazione dei vaccini, sia al fine della valutazione di immunità già acquisite, sia per accertare stati di immunodepressione che sconsiglino di somministrare il vaccino in quello specifico momento”. Il documento continua affermando che “Non è consigliabile effettuare le vaccinazioni pochi giorni prima della partenza delle missioni perché al momento della vaccinazione si crea uno stato fisico di immunodepressione […] che paradossalmente determina un aumento del rischio di contrarre o la stessa malattia per cui è stata fatta la vaccinazione o altra patologia, data la situazione fisica di immunosoppressione”. A tal fine la Commissione suggerisce “di prevedere una serie di esami pre-vaccinali specifici”.

Il documento prosegue ricordando che “gli esiti del progetto “Signum”, nonché le risultanze dello studio effettuato dal Prof. Nobile sui militari della Brigata Folgore, portano ad affermare un significativo incremento della frequenza di alterazioni ossidative del dna e di cellule micronucleate, a fronte di soggetti sottoposti a vaccinazioni in numero superiore a cinque o con vaccini viventi attenuati. Tale limite numerico, come sottolineato anche dal Generale Tomao, dovrebbe diventare prescrittivo nella somministrazione dei vaccini e adottato nelle linee guida come specifica prescrizione. In conclusione, la Commissione ritiene che l’utilizzo di farmaci vaccinali forniti in soluzione monovalente e monodose (ovvero un vaccino per singola malattia, fornito in una singola dose), ridurrebbe notevolmente l’esposizione al rischio dovuto alla profilassi.

Redazione, 25 luglio 2017

3) http://www.epicentro.iss.it/problemi/meningiti/epidemiamediatica.asp
4) Il Bexsero, il vaccino contro il meningococco di sierogruppo B, è uno di quelli sottoposti a monitoraggio addizionale, come indica il triangolo equilatero rovesciato nero sul foglietto illustrativo. 5) Un’informazione che non si riceve mai prima di scegliere se vaccinarsi o meno contro questa malattia. Per i farmaci, il monitoraggio addizionale è richiesto per un periodo di cinque anni ed è finalizzato a garantire che i benefici di tali medicinali siano sempre superiori ai loro rischi, intraprendendo quando necessario le adeguate azioni regolatorie.
6) http://www.ansa.it/saluteebenessere/notizie/rubriche/stilidivita/2015/09/16/fumo-in-italia-causa-83mila-morti-lanno_1785549f-da4f-4048-ab1c-50a39222d0ca.html
7) Che l’accorpamento dei vaccini sia un business miliardario lo afferma in modo chiaro il presidente e general manager di Glaxo Smith Kline, Jean Stèphane, in questo documento video pubblicato sulla pagina https://www.youtube.com/watch?v=TJWIINm52v0 dove spiega come la combinazione di più vaccini faccia arricchire le aziende farmaceutiche a danno della concorrenza.
9) https://farmaci.agenziafarmaco.gov.it/aifa/servlet/PdfDownloadServlet?pdfFileName=footer_000200_038200_FI.pdf&retry=0&sys=m0b1l3
http://www.salute.gov.it/portale/CV692009/CV_pubblicazioni_Guerra_n.pdf
10) 323 Codice Penale: “Salvo che il fatto non costituisca un più grave reato, il pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico servizio che, nello svolgimento delle funzioni o del servizio, in violazione di norme di legge o di regolamento, ovvero omettendo di astenersi in presenza di un interesse proprio o di un prossimo congiunto o negli altri casi prescritti, intenzionalmente procura a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale ovvero arreca ad altri un danno ingiusto, è punito con la reclusione da uno a quattro anni. La pena è aumentata nei casi in cui il vantaggio o il danno hanno carattere di rilevante gravità.
12) Relazione sull’attività d’inchiesta in materia di sicurezza sul lavoro e tutela ambientale nelle forze armate, XVII legislatura, Camera dei Deputati: http://www.quotidianosanita.it/allegati/allegato9045524.pdf

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