Presentazione


Aggregatore d'analisi, opinioni, fatti e (non troppo di rado) musica.
Cerco

31/07/2017

Gli USA pronti a colpire Cina e Corea del Nord

Vai a sapere se sia un vizio dei gallonati yankee, nervosi perché troppo lontani da casa, oppure se oltreoceano si sia avviato il nuovo calendario venatorio dello “scemo più scemo”. Dopo il comandante della Flotta del Pacifico, ammiraglio Scott Swift, che la scorsa settimana si è detto pronto a eseguire un eventuale ordine presidenziale di attacco atomico alla Cina, ora è stato il turno del comandante delle forze aeree di quella regione militare, il generale Terrence O’Shonessi, a fare la sua sparata. Gli USA sono pronti a ricorrere a un “colpo rapido, letale e distruttivo nel momento e nel luogo che sceglieremo” contro la Corea del Nord; d’altronde, l’ha detto la televisione, che è un continuo ripetersi di “provocazioni” da parte di Pyongyang contro il mondo libero. In più, Terrence ha aggiunto di suo che Kim Jong Un rimane come per il passato una minaccia alla stabilità nella regione. Più di così!?

Da parte sua, attraverso il Rodong Sinmun, organo centrale del Partito del Lavoro, Pyongyang fa sapere alla Casa Bianca che non intende cessare le dimostrazioni del proprio potenziale missilistico nucleare, finché “gli imperialisti americani non smetteranno la loro anacronistica politica ostile e non chiederanno perdono in ginocchio per le sofferenze” provocate ai cittadini della Corea del Nord.

Ma Washington ha così poca fretta di chieder perdono che, anzi, immediatamente dopo il lancio missilistico sperimentale nordcoreano di sabato scorso, due bombardieri supersonici B-1B, di stanza sull’isola di Guam, hanno sorvolato la penisola coreana, secondo quanto riportato dalla Associated Press, volando a bassa quota e scortati da caccia sudcoreani. E’ così che oggi, l’osservatore del Rodong Sinmun, Ri Hak Nam, ricorda come l’ex Segretario alla difesa USA, Ashton Carter, abbia recentemente dichiarato che gli USA dal 1953 si preparano alla guerra contro la RDPC. Dunque, “l’esercito e il popolo della RDPC si sono convinti una volta di più di esser stati completamente nel giusto quando hanno deciso di avere accesso al deterrente nucleare”. Se la RDPC, continua Ri, “non fosse riuscita ad accedere al deterrente, ma si fosse mossa su una strada diversa, una guerra si sarebbe già abbattuta sulla penisola coreana e si sarebbe trasformata in una guerra nucleare globale”. Quindi, Pyongyang è orgogliosa “di aver consolidato in ogni modo il proprio deterrente nucleare, di fronte alle continue pressioni e alle sanzioni delle forze ostili”. La conclusione è che, finché gli USA non faranno a meno della loro “politica ostile contro la RDPC e delle loro minacce atomiche, la RDPC non porterà le proprie forze nucleari e i razzi balistici al tavolo dei negoziati, né tornerà indietro dalla strada del rafforzamento delle proprie forze nucleari”.

Per fare da claque a Washington – Donald Trump si è detto più di una volta dispiaciuto perché la Cina, a suo parere, non eserciterebbe sufficienti pressioni su Pyongyang – ora anche il primo ministro giapponese, Shinzo Abe, esige che “la comunità internazionale, in primo luogo Cina e Russia, aumentino le pressioni sulla Corea del Nord”. Ma Donald ha fatto anche di più, che non semplicemente dirsi dispiaciuto. “Sono molto deluso della Cina” scrive; “I nostri precedenti stupidi leader hanno consentito a Pechino di guadagnare centinaia di miliardi di dollari l’anno nel commercio, ma la Cina, in cambio, non ha fatto nulla per noi sulla questione della Corea del Nord: solo parole. Non permetteremo che si continui così. La Cina può facilmente risolvere questo problema”.

Ovviamente, secondo gli USA, la soluzione sarebbero nuove sanzioni contro la RDPC che non vengano soltanto dalla Cina, ma anche dalla Russia. Vale a dire, nel momento in cui si inaspriscono le sanzioni americane ed europee contro Mosca e la Casa Bianca ne prepara altre contro Pechino, si chiede loro di introdurre sanzioni contro Pyongyang: roba da fare il paio, sul piano politico, dello “scemo più scemo” tra i militari.

Ed ecco le risposte di Pechino e di Mosca. Tranquillamente, Vladimir Putin ha decretato di ridurre di 755 unità il numero di diplomatici USA in Russia, portandolo alla uguale cifra (meno di 500: i diplomatici USA in Russia sono al momento più di mille) di rappresentanti russi in America. Ma, per rendere più di effetto la misura, il presidente russo è anche intervenuto ieri a Piter alla parata per la Festa della Marina militare, in cui Mosca ha mostrato al mondo le unità più forti della propria flotta: l’incrociatore atomico lanciamissili “Pietro il Grande” e il sommergibile atomico lanciamissili (sembra sia il più grande del mondo) “Dmitrij Donskoj”. Di contorno, come riporta tvzvezda.su, sono stati presentati vascelli da pattugliamento, cacciamine di nuova generazione, unità lanciamissili di piccole dimensioni e grandi navi antisom.

Da parte sua, Xi Jinping, intervenendo ieri alla parata alla base di Zhurihe, nella Mongolia Interna, in corrispondenza con le celebrazioni per il 90° anniversario dell’Esercito Popolare di Liberazione, che cade il 1 agosto, ha detto che l’EPL dovrà trasformarsi nella più potente forza che la Cina abbia mai avuto. Per cominciare, nella parata tenutasi ieri, hanno fatto la loro prima apparizione pubblica i nuovissimi missili balistici intercontinentali, di produzione cinese, DF-31 AG, forti di una portata di oltre 10.000 km. Shi Pengxun, ricercatore all’Istituto di Relazioni Australia-Cina dell’Università di Sydney, citato dall’agenzia Xinhua, ha detto che “la parata ha trasmesso al mondo un chiaro messaggio sul fatto che la Cina è preparata militarmente per ogni evenienza, ma schierata risolutamente per la pace”.

Che se ne rammentino Swift, O’Shonessi, Carter, Trump...

Fonte

Nessun commento:

Posta un commento