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27/07/2017

Le minacce USA a Pechino e la partnership russo-cinese

Secondo la Associated Press, Scott Swift, comandante della Flotta del Pacifico USA, ha dichiarato che le unità ai suoi ordini sono pronte a colpire la Cina con ordigni nucleari “anche la prossima settimana”, se il Presidente impartirà l’ordine.

L’affermazione di Swift è stata fatta nel corso di una conferenza sulla “sicurezza”, organizzata in Australia al termine delle manovre navali congiunte americano-australiane nel mar dei Coralli “Talisman Saber 2017”. Al tempo stesso, l’ammiraglio USA ha ammesso – da non credere! – che “potrebbero insorgere seri problemi”, se le azioni dei militari sfuggissero al controllo dei civili: una versione del vecchio sacrosanto principio maoista sul “partito che comanda il fucile”, rimodellata sulle opportunità yankee, che non specifica se siano meno affidabili i militari o i politici statunitensi.

La Flotta del Pacifico, che riunisce le flotte operative III, V e VII della US Navy, copre quasi tutti i bacini degli Oceani Pacifico e Indiano, dalla West Coast degli Stati Uniti alle coste orientali dell’Artico e una parte del bacino artico, per una superficie totale di oltre 100 milioni di miglia quadrate. Numericamente, è la più grande flotta statunitense: secondo il suo sito ufficiale, conta circa 80 unità, tra vascelli di superficie e subacquei, compresi 12 incrociatori lanciamissili, tre portaerei atomiche, 24 sommergibili atomici, alcune decine di cacciatorpediniere armati di missili radioguidati, centinaia di velivoli imbarcati e diverse decine di migliaia tra marinai e marines dislocati nella regione.

La dichiarazione di Swift è l’ultima di una lunga catena di sparate USA che, a loro volta, fanno seguito a una serie di passi concreti che, in particolare da due o tre anni a questa parte, non fanno che accrescere la tensione nella regione del Pacifico, in particolare nei bacini dei mari Cinese Meridionale e Cinese orientale. Appena cinque giorni fa, un altro militare, il Comandante del Comitato dei Capi di stato maggiore, generale dei marines Joseph Dunford aveva dichiarato che Washington si deve preparare a un conflitto con la Corea del Nord: per non smentire i politici, ovviamente, lo si deve fare in risposta al potenziale nucleare di Pyongyang.

In questa catena di parole e atti concreti, ieri Washington si è espressa per il massimo inasprimento di sanzioni, il più possibile effettive, contro Russia, Iran e Corea del Nord: “le dovremo adottare in maniera super-aggressiva”, ha dichiarato il Segretario al tesoro Steven Mnuchin.

Di fatto, già nei mesi scorsi, Washington aveva ulteriormente accresciuto la propria presenza militare nella regione del Pacifico, proseguendo sulla strada dell’amministrazione Obama e inaugurando la nuova gestione con le visite, in febbraio, del nuovo Segretario alla difesa James “Mad Dog” Mattis in Corea del Sud e Giappone. Il risultato immediato erano stati, per la Corea del Sud, ulteriori caccia F-16, l’accelerazione sui tempi di entrata in servizio dello scudo missilistico THAAD, la presenza più massiccia di bombardieri strategici B-52 e B-1B; per il Giappone, l’ampliamento a scopi militari di vari aeroporti civili. Pechino aveva risposto con l’acquisto di quattro caccia Su-35 russi (altri 10 dovrebbero arrivare entro la fine dell’anno), in base al contratto stipulato nel novembre 2015, per la fornitura di 24 apparecchi, della generazione “4++”, in grado di raggiungere una velocità di 2.500 km/h, un raggio di combattimento di 1.600 km e una portata fino a 3.400 km.

Stamani, senza rispondere direttamente al militare Swift, l’agenzia Xinhua si limita a mostrare le immagini dell’Esercito popolare di liberazione, che si appresta a celebrare, il 1 agosto, il suo 90° compleanno. Xinhua commenta che, quest’anno “è un grande anno”, in cui l’esercito ha mostrato quanto sia accresciuta la sua capacità militare e quanta strada abbia percorso dalla sua nascita, durante l’insurrezione armata a Nanchang, il 1 agosto 1927, quando disponeva di appena 20.000 soldati. Oggi ne conta 2 milioni, equipaggiati con armamenti di livello mondiale. Oltre alle 24 missioni ONU di pace all’estero dell’esercito, la marina, dal 2008, ha partecipato a missioni di scorta nel Golfo di Aden e sulle coste della Somalia, inviando 26 gruppi di task force, con più di 70 vascelli, a protezione di oltre 6.300 navi cinesi e straniere, ricorda Xinhua.

Xinhua mette in rilievo anche il 13° incontro – svoltosi ieri a Pechino, alla vigilia della settima riunione degli alti rappresentanti dei paesi BRICS – tra il Consigliere di stato cinese Yang Jiechi e il Segretario del Consiglio di sicurezza russo Nikolai Patrušev, nel quadro delle consultazioni strategiche sulla sicurezza comune e in cui si è concordato di rafforzare comunicazione e coordinamento strategico. L’incontro di ieri fa seguito a quello al massimo livello, svoltosi a Mosca all’inizio del mese, tra Vladimir Putin e Xi Jinping, concluso con la firma di una dichiarazione congiunta sul rafforzamento del partenariato strategico di coordinamento tra Cina e Russia. Ieri, Yang ha messo in rilievo l’importanza di legami bilaterali e la salvaguardia degli interessi di sicurezza strategici. Patrušev ha ribadito che “La promozione del partenariato strategico globale di coordinamento tra i due paesi è una priorità della diplomazia russa”.

Lunedì scorso, Xi Jinping, presiedendo una riunione ristretta e nella sua qualità, oltre che di presidente cinese, anche di Segretario generale del CC del PCC e presidente della Commissione Militare Centrale (CMC), aveva esortato l’Ufficio politico del partito ad approfondire gli sforzi per portare avanti la riforma militare, in termini di dimensioni, struttura e formazione, con il sostegno di tutta la nazione e del Partito.

Quando il partito comanda il fucile.

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