di Francesca La Bella
Il
presidente francese Emmanuel Macron ha invitato Fayez al Sarraj e
Khalifa Haftar a sedersi nuovamente allo stesso tavolo dopo il vertice
di Abu Dhabi dello scorso maggio. Si incontreranno a Parigi
oggi, 25 luglio. Un atto, quello del Presidente francese, che potrebbe
avere risvolti sia sull’evoluzione della situazione libica sia nei
rapporti interni all’Unione Europea.
Dal punto di vista locale la capacità
della Francia di mantenere legami con entrambe le fazioni e il supporto
all’iniziativa da parte di Egitto ed Emirati Arabi Uniti potrebbero
consentire a Macron di essere percepito con un mediatore legittimo anche
se più incline alle istanze della fazione orientale. Questo non deve,
però, stupire in quanto parte di un processo che investe la maggior
parte delle potenze mondiali.
Dopo le vittorie sul terreno del
Libyan National Army (Lna) e l’endorsement di Cina e Russia a favore
della Cirenaica, la mancata presa di distanze della presidenza
statunitense dall’iniziativa francese sembra conformare un quadro in cui
la mediazione viene considerata possibile solo laddove risulti
accettabile per Haftar e per la Cirenaica. Con il mancato
invito della delegazione italiana ai colloqui e data la contingenza
temporale dell’incontro, che si svolgerà il giorno successivo al meeting
di Tunisi tra i ministri degli interni europei e i loro omologhi
africani per la discussione della questione immigrazione in relazione
alla situazione libica, la Francia sembra, dunque, voler assumere un
ruolo da protagonista nel contesto libico.
L’Italia, da questo punto di vista,
sembra essere il paese che potrebbe risultare più danneggiato dal
rinnovato protagonismo francese. In questi anni il governo italiano ha
cercato di riallacciare i rapporti politici ed economici con la Libia
incrinati dalla guerra civile nel paese. La scelta di supportare
in maniera incondizionata il governo di accordo nazionale di Al Sarraj
per garantire il legame preferenziale tra Tripolitania e Italia e
tutelare gli investimenti del capitale italiano nell’area potrebbe,
però, dimostrarsi un boomerang.
Il forum sulla cooperazione economica
italo-libica svoltosi ad Agrigento ad inizio giugno che ha portato alla
firma di nuovi accordi tra il deputato del Consiglio Presidenziale Ahmed
Maiteq e il ministro degli Esteri Angelino Alfano aveva esattamente lo
scopo di riaffermare la prelazione italiana sulla futura ricostruzione
libica e sull’economia del paese una volta finita la guerra.
Allo stesso modo, il viaggio del
ministro degli Interni Marco Minniti ambiva a risolvere la problematica
dell’immigrazione sancendo nuovi accordi con la controparte libica. Un
piano di interventi di capacity building inteso a rafforzare il
controllo territoriale del Governo libico e diretto a delegare al paese
nordafricano la tutela dei confini europei, bloccando i migranti prima
che attraversino il Mediterraneo.
L’attivismo italiano non sembra, però,
trovare favore nelle controparti libiche. Il governo della Cirenaica e
il generale Haftar hanno mantenuto una certa distanza dalle posizioni
italiane condannando più volte l’operato di Roma, considerato
irrispettoso quando non di interferenza nelle questioni interne.
Ad oggi si assiste, però, anche ad un raffreddamento dei rapporti con Tripoli. Nonostante
incontri e promesse di accordo, alla vigilia dell’incontro di Tunisi,
l’Italia potrebbe essere esautorata dal ruolo per cui essa stessa si era
proposta. Tra gli interventi previsti nel piano di Minniti per
la risoluzione della questione migrazione spicca la creazione e
l’assistenza nella gestione di un area di ricerca e salvataggio (Search
and rescue-Sar).
Come riporta il Sole 24 Ore, però,
sabato scorso a sorpresa il governo libico, in una lettera ufficiale
all’Imo (International Maritime Organization), agenzia specializzata
dell’Onu per la cooperazione marittima e la sicurezza della navigazione,
avrebbe dichiarato di aver definito la propria Sar, delegando la
sicurezza della stessa al governo di Malta.
Gli incontri di questa settimana
potrebbero definire quale forza europea vincerà la battaglia di
influenza nel contesto libico e con essa la possibilità di guadagnare
dalla futura ricostruzione. Una ricostruzione che, per essere
compatibile con le necessità dell’Europa, dovrò garantire profitti
crescenti ed “effetti indesiderati” sempre minori. Quale
impatto queste politiche avranno per la popolazione libica o per i
migranti transitanti per la Libia non sarà, però, argomento di
discussione né a Parigi né a Roma.
AGGIORNAMENTO ore 15:20 Sarraj e Haftar: intesa per un cessate il fuoco. Pronti a lavorare per compiere le elezioni nel Paese
Il premier libico Fayez al-Serraj e il comandante Khalifa Haftar
hanno raggiunto oggi un’intesa per un cessate il fuoco nel Paese
dicendosi pronti a lavorare per svolgere le elezioni in Libia sotto la
supervisione dell’Onu. A rivelarlo è un documento rilasciato
dall’ufficio del presidente francese Emmanuel Macron.
In una dichiarazione che l’Eliseo ha successivamente bollato come
prematura, Al-Serraj e Haftar, inoltre, hanno promesso di usare la forza
soltanto per operazioni di contro-terrorismo.
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