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31/07/2017

Anche l’Fbi indaga sulla Fca che corrompeva il sindacato Uaw

Dallo scandalo Chrysler-UAW Marchionne ha cercato di tirarsi si fuori con una mail ai dipendenti in cui, esprimendo ‘disgusto’, dichiara che la vicenda “non ha niente a che fare con il processo di contrattazione collettiva con l’UAW”.

Il suo staff – Alphons Iacobelli, responsabile fino a giugno 2015 delle relazioni sindacali, Jerome Durden, analista finanziario, e tre altri dipendenti della Chrysler – sono stati accusati di aver utilizzato un conto del Centro di formazione UAW-Chrysler, finanziato da Chrysler, al fine di favorire i rapporti sindacali tra la società e il sindacato. Dal 2009 al 2013 il vicepresidente dell’UAW, responsabile per la Chrysler, General Holiefield e la moglie, avrebbero intascato 1,2 milioni di dollari.

“L’accusa di oggi – aveva dichiarato David P. Gelios, capo dell’FBI di Detroit – mette in evidenza una inquietante collaborazione criminale in corso da anni tra i funzionari di alto livello della Fiat Chrysler e dell’UAW. L’uso dei fondi mette in discussione l’integrità dei contratti negoziati nel corso di questa cospirazione criminale”.

Anche se – per Marchionne – Chrysler e UAW sono state “vittime dei misfatti dei rispettivi dipendenti”, è impossibile negare che, tra il 2009 e il 2014 in cui, secondo l’accusa, si è consumata la corruzione, le relazioni sindacali gestite da Iacobelli e da Holiefield siano state un fattore importante del rapporto di Marchionne con l’UAW, che ha avuto un ruolo decisivo per l’acquisizione della Chrysler da parte di Fiat. Ha soprattutto permesso al management di contenere le crescenti tensioni nelle fabbriche, che finalmente hanno trovato espressione collettiva nel 2015, quando il contratto è stato bocciato dai lavoratori, costringendo Chrysler e UAW a rinegoziarlo.

Il contratto del 2009 era stato approvato senza discussioni, sotto il ricatto della chiusura, dall’80 per cento dei lavoratori e aveva fatto divieto di usare l’arma dello sciopero fino al 2015. In occasione del contratto successivo, nel 2011, i favorevoli erano stati il 54 per cento degli operai, e il 44 per cento degli specializzati, e per ottenere questo risultato l’UAW aveva bloccato il flusso di notizie dalle fabbriche che votavano contro.

Da allora la situazione dei dipendenti si era aggravata sul piano contrattuale e produttivo. I salari erano stati congelati, eliminate gran parte delle indennità integrative con la promessa di una partecipazione ai profitti, ridotta la remunerazione degli straordinari, stabilito per le nuove assunzioni un salario ridotto della metà. A livello di fabbrica I lavoratori avevano scoperto l’esistenza di Competitive Operating Agreements, concordati dal management con il sindacato. Riguardavano l’organizzazione del lavoro, i tempi di riposo, l’utilizzazione di personale esterno con salari di terzo livello a 10 dollari l’ora, temi di cui si occupavano quotidianamente Holiefield e Iacobelli.

Nel 2012 le fabbriche avevano operato in media al 106 per cento della capacità, e dove era stato necessario aumentare la produzione, gli orari di lavoro erano stati portati a 10 ore su 6 giorni lavorativi, con l’obbligo del lavoro domenicale. Nella Dundee Engine Plant gli operai si erano ribellati all’UAW, bocciando un contratto integrativo che si era reso necessario perché la fabbrica era stata rilevata da Chrysler dopo il 2009. Marchionne si era rifiutato di rinegoziarlo e gli operai, dopo aver disertato per due mesi le riunioni indette dal sindacato, al culmine di una campagna di intimidazioni e di ricatti avevano finito per approvarlo con una maggioranza del 65 per cento.

In quasi tutte le fabbriche erano state introdotte progressivamente le turnazioni 3-2-120, contrattualmente previste in caso di particolari esigenze produttive. L’eliminazione degli straordinari era stata realizzata portando in successione su quattro giorni le giornate lavorative di 10 ore più mezz’ora di pausa non retribuita. Il sistema alzava lo sfruttamento sul luogo di lavoro al limite della sostenibilità fisica, e scardinava le relazioni sociali fuori dalla fabbrica.

L’impatto sociale era stato forte ed aveva raggiunto evidenza mediatica. Per contratto la sua adozione richiedeva il consenso specifico del sindacato, ed era stato personalmente Holiefield a darlo, fabbrica dopo fabbrica. Ad un giornalista di Detroit Free Press aveva detto: “In quasi tutte queste fabbriche i lavoratori hanno protestato, ma poi si sono aggiustati”.

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