Il fervore “privatizzatore” di Macron non sembra voler risparmiare alcun aspetto della vita pubblica francese, nemmeno la sicurezza dell’Eliseo.
Da un lato Macron e i deputati della maggioranza che fanno riferimento a LREM, vorrebbero velocemente derubricare la vicenda classificandola come un mero episodio individuale di cattiva condotta di un singolo, e altrettanto celermente rimuoverla dal dibattito politico; tra l’altro facendo “affondare” la commissione d’inchiesta parlamentare chieste a gran voce, dal 15 luglio, e ottenuta da entrambe le opposizioni che hanno abilmente sfruttato l’empasse della macchina politica di En Marche.
Questo avviene dopo avere cercato, dal 2 maggio, prima di “coprire” e “proteggere” l’operato del 25enne che occupava un ruolo centrale in ciò che concerne la sicurezza del Presidente, pur senza provenire dai ranghi delle forze dell’ordine ma direttamente dallo staff elettorale macroniano, poi trincerandosi dietro un silenzio pressoché tombale durato fino al 24 luglio, cioè dieci giorni dopo le rivelazioni del giornale “Le Monde” che ha reso pubblico un filmato ormai famoso. Quello in cui Benalla, durante la manifestazione del 1° Maggio a Parigi, “pesta” un manifestante e partecipa al fermo della vittima e della sua compagna, insieme all’ex-responsabile della sicurezza del Quartier Generale di En Marche, Vincent Crase (e dimesso dalle funzioni di “stipendiato” di En Marche solo due giorni fa).
Le ultimissime inchieste di “Mediapart” – del 30 luglio – hanno reso pubblici due filmati amatoriali in cui entrambi partecipano ad un “fermo” di un manifestante insieme ai CRS (la celere francese) ben tre ore prima dei fatti di Place Contrescarpe a Parigi, contraddicendo platealmente ciò che avevano dichiarato in precedenza – Benalla aveva concesso una lunga intervista a Le Monde il 27 luglio e il 29 al Journal de Dimanche – e hanno rivelato che l’incaricato di LREM Vincent Crase (anche lui ex riservista della Gerdamerie) non avrebbe da tempo alcuna autorizzazione a portare un’arma, quella ben visibile nei filmati della giornata.
È sempre bene ribadirlo: due uomini – una specie di guardia pretoriana del Presidente e un incaricato della Sicurezza ad alto livello dell’organizzazione della maggioranza governativa – hanno partecipato con un ruolo attivo, in maniera assolutamente illegale, alla repressione di una mobilitazione dell’opposizione. E se questo non fosse trapelato, non sarebbero stati assolutamente rimossi dai loro compiti...
D’altro lato, le opposizioni vorrebbero farne “un affare di stato” in cui andare a fondo delle questioni sollevate e mostrare come ciò che sia avvenuto sia conseguenza della verticalizzazione del potere di Macron, incarnazione della tendenza ad una centralizzazione dei ruoli che di fatto relativizza il controllo del proprio operato, non privo – come in questo caso – di notevoli zone d’ombra.
Come ha dichiarato la parlamentare del PCF Elsa Faucillon, in una intervista al giornale on line “Reagrds.fr”: Dissimulazione, Impunità, non rispetto dello stato di diritto, ne fanno un affare di Stato.
La Quinta Repubblica francese esenta il Presidente dalla responsabilità penale e gli conferisce l’assoluta irresponsabilità politica di fronte al Parlamento (mentre i costituzionalisti si dividono sulla possibilità o meno di Macron di poter riferire in Parlamento all’interno di una commissione d’inchiesta).
È dentro questa cornice giuridica che il ruolo fin qui svolto dal leader di En Marche sembra avere il suo primo “punto di caduta”, in cui l’exit strategy propugnata sembra essere quella di arrogarsi una piena e indiscutibile capacità decisionale, non scalfibile da qualsiasi critica qualunque sia la sua provenienza, rilanciando con spirito da monarca “repubblicano”, in netta opposizione a chi chiede da tempo, come La France Insoumise, un superamento in chiave democratica della Quinta Repubblica.
Sta di fatto che, usciti dal silenzio, i fatti sembrano smentire le versioni che il Potere tende ad accreditare come Verità, contribuendo ad un drastico calo dei consensi. Come riporta “Le Monde” in un articolo del 26 Luglio, a firma V. Malingre: “secondo un sondaggio Elabe per la BFM_TV diffuso martedì, otto francesi su dieci si dicono “scioccati” per l’affaire e il 75% di loro che il Presidente si esprima”.
E Macron si è espresso. Prima di fronte ai deputati della sua maggioranza in una “riunione informale”, al riparo dai media e senza nessuna possibilità di contradditorio; e il giorno successivo rispondendo alle domande dei giornalisti, nonostante il giorno precedente, nella sua orazione-fiume, avesse duramente attaccato la carta stampata: “noi abbiamo una Stampa che non cerca più la verità”, e ancora più esplicitamente: “vedo un potere mediatico che vuole divenire un potere giudiziario, che ha deciso che non c’è più la presunzione d’innocenza nella Repubblica”.
All’interno dello stesso discorso, riportato a pag. 8 e 9 di “Le Monde” del 26 luglio, Macron non lesina critiche all’opposizione (sia di destra che di sinistra): “Vedo qualcuno che vorrebbe far uscire il potere legislativo dal suo letto”, accusandoli di volersi “sostituire alla giustizia e di divenire un tribunale popolare”.
Macron si assume tutte le sue responsabilità e interpreta appieno i potere del Presidente in questo senso: “Non si può essere un capo per tempi tranquilli e volersi sottrarre quando le cose divengono impegnative. Se vogliono un responsabile, è davanti a voi; che mi vengano a cercare! E questo responsabile risponde al popolo francese, al popolo sovrano, e nessun altro”.
Lo stato sono io, sembra dire il presidente francese...
Alla base dell’affaire c’è senz’altro uno scontro di poteri all’interno degli apparati delle forze dell’ordine, che avrebbe fatto si che Le Monde venisse a conoscenza del filmato su questo enfant prodige della sicurezza presidenziale: “le persone che hanno fatto uscire queste informazioni sono di un livello importante”, ha dichiarato a questo giornale lo stesso Benalla, come riportato il 27 Luglio.
Secondo il giornale, Benalla avrebbe fatto parte del servizio d’ordine del Partie Socialiste dal 2009 al 2012, facendo campagna per Hollande e – come appurato dal giornalismo d’inchiesta – avrebbe una spiccata passione per le armi “non letali” in uso in Francia, di cui aveva fatto richiesta d’acquisto per le esigenze di sicurezza durante la campagna presidenziale di Macron (Flash-ball, granate stordenti, ecc.). Ma al di là delle sue doti apprese sul campo, non avrebbe alcuna qualifica in merito, trovandosi di fatto a dirigere, come “incaricato di missione” per la sicurezza degli spostamenti di Macron, i ben più navigati ed esperti membri delle forze dell’ordine.
La cifra politica di ciò che sta accadendo è fornita da Edwy Plenel, in un articolo scritto per Mediapart, il 31 luglio, dal significativo titolo: l’affaire Benalla est bien un affaire Macron.
“Con i suoi protagonisti inediti e le sue pratiche trasgressive, la privatizzazione macroniana si rivela un nuovo episodio della degenerazione della Quinta Repubblica, mentre prima della sua elezione, il candidato di En Marche! Pretendeva rilevarla e elevarla. Ogni potere personale è tentato d’andare fino alla fine, facendo cedere ciò che l’ostacola, e sarebbe piuttosto naif sperare che si metta in discussione. Tutt’al contrario, come una bestia ferita, Emmanuel Macron rischia di impuntarsi sulla via dell’assolutismo presidenziale”.
Ma come la Storia francese insegna, conservare trono e testa è piuttosto difficile, per un monarca, se il popolo si mette in marcia...
Fonte
Nessun commento:
Posta un commento