Il giorno di Natale c’è stato un attentato suicida contro la sede del ministero degli Esteri libico a Tripoli. Secondo fonti della sicurezza libica, tre persone sono morte nell’attacco.
Nelle ore successive è arrivata la rivendicazione da parte dell’Isis per l’attentato. Tre “soldati del califfato”, con giubbotti esplosivi e armi automatiche, hanno preso d’assalto la sede centrale del ministero del “governo apostata libico”, ha reso noto l’Isis sul web, rivendicando l’azione, come riportato da Site, centro statunitense di monitoraggio del radicalismo islamico.
Secondo fonti libiche i membri del commando dell’Isis erano cinque e non tre, e non sarebbero libici ma di origine subsahariana come quelli dell’attacco condotto contro la sede della Noc (National oil corporation) lo scorso settembre. Alcuni mesi prima, all’inizio di maggio, due attentatori suicidi hanno ucciso 14 persone in un attacco alla sede della Commissione elettorale a Tripoli.
In Libia l’Isis – per un certo periodo era riuscito a creare un quartier generale nella regione di Sirte da dove era poi stato cacciato dalla milizia di Misurata. Le stime di una fonte ufficiale statunitense come l’United States Africa Command, il comando americano responsabile per le operazioni militari statunitensi nel continente africano, valutavano che in Libia ci siano oggi circa 500 miliziani dello Stato Islamico, molti meno rispetto ai 3mila del 2016, quando l’Isis controllava Sirte, ma circolano anche stime più alte. Diversi miliziani dell’Isis sono arrivati dalla Siria, passando soprattutto dal Sudan.
Michela Mercuri, docente ed esperta di Libia, riferisce di un rapporto dell’Onu i cui si parla di 3-4 mila miliziani dell’Isis presenti nel Fezzan, dove si erano mescolati con altre organizzazioni presenti in Libia almeno dal 2011, come Al Qaeda nel Maghreb Islamico (Aqmi), che ha ramificazioni nei paesi vicini, soprattutto in Algeria e in Tunisia. Gli attentatori del Bardo e di Sousse erano tunisini che si erano addestrati a Derna, in Libia; gli attentatori che hanno compiuto le stragi contro i copti egiziani la domenica delle Palme dell’anno scorso erano stati addestrati a Sabratha, sempre in Libia. “È il jihad andata e ritorno” afferma la prof.ssa Mercuri, “la Libia è diventata un hub terroristico, i terroristi partono, colpiscono, e se possono ritornano alla base”.
Del resto la dinamica indica che se le basi dell’Isis sono nel Fezzan, i suoi nuclei è la terza volta in un anno che colpiscono nella capitale libica.
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