La capacità di tenuta del movimento dei Gilets Jaunes è un inedito pressoché assoluto nella storia della Quinta Repubblica.
La marea gialla che ha investito la Francia a partire dal 17 novembre non ha eguali nel recente conflitto di classe del Vecchio Continente, nonostante si siano prodotti diversi importanti momenti di rottura, ma non con questa estensione, continuità e chiarezza politica, finora.
Il combinato disposto tra volontà dell’Esecutivo di far cessare ad ogni costo il movimento, unito all’allineamento della magistratura nel comminare pene esemplari ai manifestanti processati, e cooptazione di un parte della dirigenza sindacale nel “partito dell’ordine”, e non da ultimo il ruolo ignobile dei mezzi di comunicazione, non ha comunque prodotto un effetto smobilitante, a un mese e mezzo dall’inizio, neanche successivamente alla breve “tregua” natalizia; che, tra l’altro, molti Gilets Jaunes hanno passato ai presidi sulle rotonde o nei caselli autostradali.
Proprio il maltrattamento ricevuto dai media è stato motivo di una forte reazione: a Nantes la tipografia che stampa Ouest France e distribuisce il giornale a Loire-Atlantique, Vandée e Cholet, alcuni giorni fa è stata bloccata, così come l’uscita dei camion che trasportavano il giornale.
Ieri l’azione “a sorpresa” dei Gilets Jaunes a Parigi – che anche questo sabato hanno chiuso la manifestazione ai Campi Elisi – ha riguardato la sede della rete televisiva BFM, mentre gli operatori dello stesso canale televisivo sono stati allontanati dai GJ a Marsiglia, al grido di “Menteurs! Menteurs!”. A Lione una cinquantina di GJ si sono recati di fronte alla sede di France 3 per chiedere spiegazioni alla redazione rispetto al trattamento mediatico che stanno ricevendo.
Numerose macchine sono state date alle fiamme di fronte alla sede del giornale Le Parisien.
Naturalmente gli operatori dell’informazione che cercano di dare una immagine reale delle mobilitazioni, testimoniando le violenze delle forze dell’ordine, vengono pesantemente minacciati dalla polizia.
Un video della mobilitazione di ieri a Rouen, postato dalla pagina FB Gilets Jaunes Info, mostra un giornalista intento a filmare un manifestante che viene picchiato dalle forze dell’ordine, ma che ad un certo punto si vede puntare una cosiddetta “arma non letale”, ad altezza uomo e a pochi metri di distanza, nonostante continui a ripetere, allontanandosi, “sono un giornalista, ho diritto di essere qua”.
La sua colpa è quella di aver cercato di riprendere le violenze su un GJ a terra, in una delle mobilitazioni che si è caratterizzata per la violenza poliziesca e per l’incendio del portone della “Banca di Francia”, tra l’altro.
Prima dell’Atto VII c’erano state nell’Esagono numerose iniziative sparse che testimoniavano la vitalità del movimento, nonostante gli allontanamenti forzati dai presìdi...
Il segnale più inquietante del giro di vite che l’Esecutivo intende dare – a parte il premio eccezionale pagato alle forze dell’ordine, per cui è stata acquistata un ulteriore tipologia di “arma non letale” che sarà presto in dotazione – è il divieto di organizzare manifestazioni ed assembramenti, deciso da alcuni prefetti come ad Amiens, oppure il divieto dei “veglioni” in giallo, la notte di capodanno, a Calais o Hénin-Beaumont.
Misure da stato d’assedio che potrebbero moltiplicarsi.
Anche ieri si è ripetuto, intensificato, il “solito” copione di violenza poliziesca come a Tolosa – la Prefettura parla di 1300 manifestanti – uno degli epicentri del movimento, dove il centro città è stato letteralmente “accerchiato” ben prima dell’inizio ufficiale della manifestazione; i CRS hanno poi usato tutti i mezzi in loro possesso per cercare di disperdere i GJ, impedendogli di svolgere un corteo unitario e cercando di allontanarli dal centro città con diverse cariche.
Le immagini fatte circolare dal sito di controinformazione Revolution Permanente mostrano l’abbondante uso di lacrimogeni, e due dei suoi collaboratori che vengono colpiti mentre stavano riprendendo e commentando gli avvenimenti.
A Bordeaux, invece, i numeri della manifestazione sono quelli della settimana precedente, così come il percorso prescelto, non si registrano casi di violenza da parte delle forze dell’ordine, a differenza di quanto avvenuto nell’Atto VI, a parte qualche fermo e relativo interrogatorio preventivo.
I GJ erano preceduti da un buon numero di motociclisti con l’acronimo RIC ben visibile, che sta a significare una delle principali richieste del movimento: l’istituzione di un “referendum di iniziativa cittadina” come strumento di riappropriazione di una sovranità popolare sempre più evanescente.
Non si sono registrati casi di violenza neanche a Tolone – dove la manifestazione è stata partecipata da 800 persone e preceduta da 200 motociclisti che hanno sfilato dietro lo striscione “Noi siamo la Francia” – e a Marsiglia, in cui circa mille manifestanti hanno percorso il centro città dietro lo striscione “La Francia non è in vendita”, partendo dalla porta d’Aix fino ad occupare la stazione ferroviaria Saint Charles e il tunnel della Citadelle.
Le mobilitazioni hanno avuto differenti modalità; non sono mancate le operazioni di “pedaggio gratuito”, come a Gravelle (uno dei più costosi dell’ovest) o a Saône-et-Loire, e in molte altre località. Blocchi dei centri commerciali a Brest dove circa 750 GJ hanno voluto bloccare i negozi del gruppo Mulliez – padrone simbolo dell’ingiustizia fiscale – e a Languex. Altrove si sono tenuti pacifici banchetti informativi, come a Tulle, dove insieme ai doni natalizi si è proceduto a far conoscere la proposta di RIC, mentre a Bergerac, i GJ hanno distribuito gratuitamente in strada la zuppa, invitando a mangiare i senza fissa dimora. Un gesto di solidarietà nei confronti della parte più vulnerabile della popolazione simile a quelli avvenuti nel corso delle settimane precedenti in differenti città.
Anche a Le Havre la manifestazione si è svolta in relativa tranquillità; una manifestante mostrava un cartello che chiedeva di costituire un “governo provvisorio” eleggendo “un milione di delegati”.
A Strasburgo, dopo una assemblea generale in una piazza del centro cittadino, è stato di nuovo bloccato il Ponte Europa, snodo del traffico del confine franco-tedesco della città alsaziana.
A Montpellier la manifestazione dei Gilets Jaunes ha bloccato la stazione del metro ed è stata duramente repressa, facendo alcuni feriti gravi tra i manifestanti – come si vede da foto e filmati postati sulla pagina Montpellier Poing Info – dopo essere stati abbondantemente gasati dai lacrimogeni all’altezza della Prefettura.
Anche a Metz i manifestanti sono stati fatti oggetto di lancio di lacrimogeni nei pressi della Prefettura, quando il corteo ha puntato in quella direzione attraversando il ponte sulla Mosella.
A Caen i numeri sono quelli della settimana scorsa – 700 per la Prefettura, ben più di mille per gli organizzatori – che hanno sfilato per il centro cittadino dietro lo striscione “Macron impone, la Francia Esplode”, che è stato calato da una torre del Castello Guillaume, dopo che 10 croci erano state piantate in ricordo delle 10 persone morte nelle mobilitazioni dei GJ.
A Narbonne la manifestazione di un migliaio di persone ha toccato differenti punti sensibili, generando momenti di tensione, dopo il corteo mattutino di alcune centinaia di motards venuti da tutta la regione.
Circa 1.500 persone, con in testa le famose “Marianne”, hanno sfilato e poi cercato di bloccare il pedaggio, dispersi subito dopo dalla polizia, mentre una parte si è diretta verso la zona commerciale.
Ad Avignone i manifestanti hanno incontrato sulla loro strada il blocco dei CRS. Intonando la Marsigliese, il centro commerciale Auchan è stato chiuso in seguito alla manifestazione.
Anche a Lille il centro cittadino è stato invaso dalla marea gialla al grido di “Macron Dimissioni” e “tutti insieme” cantato saltando, con alla testa uno striscione con scritto semplicemente “giltes jaunes Atto VII Lille”.
A Nantes, dopo una manifestazione tranquilla, i CRS hanno caricato violentemente, ferendo in maniera grave un manifestante 22enne alla testa con un tiro di flash-ball.
A Tarbes si è svolta una partecipata manifestazione, così come a Pamiers e a Dunkerque, dove i manifestanti, concentratisi di fronte alla stazione, si sono diretti verso una rotonda bloccando il traffico.
A Digione, dopo l’allontanamento forzato dal presidio, giovedì e venerdì, che aveva bloccato l’accesso a differenti centri commerciali, sono stati fatti convergere per queste azioni differenti i GJ del circondario. Erano stati circa 1.500 a partecipare all’atto VI, sabato scorso.
Aisne, Marne, Ardennes, Reims e in tutta la regione non si è assistito a nessuna flessione della protesta, e venerdì i GJ francesi e belgi hanno occupato una rotonda.
Una manifestazione molto partecipata si è svolta anche a Bencançon.
Questa è solo una panoramica parziale delle azioni intraprese questo sabato dai Giltes Jaunes, nel mentre stanno circolando degli appelli per l’Atto VIII la notte di capodanno.
Possiamo perciò affermare che la Marea Gialla non ha dato tregua a Macron nemmeno durante le feste.
Concludiamo riferendo che in settimana, i GJ hanno cercato di andare a stanare Macron al forte Brégançon, mantenendo la promessa contenuta in uno dei cori più urlati: “ti veniamo a cercare a casa tua”.
Diciamo che la coerenza non è una qualità che manca alla marea gialla, da cui abbiamo solo da imparare.
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