Scrive Giancarlo Poidomani nel saggio “Serie Tv e Public History: l’immaginario storico americano in The Walking Dead” su «Storicamente», 14 – 20181
che se la Public History si basa su pratiche in grado di rendere più
consapevole il rapporto di una società con il passato rendendo visibile
oltre che “la cosa” anche la logica culturale e discorsiva degli sguardi
di volta in volta implicati e depositati su di essa, «allora
rintracciare gli elementi di un immaginario storico collettivo in alcune
serie tv mainstream potrebbe rappresentare uno dei tanti strumenti a
disposizione di un public historian».
Con questo spirito lo studioso legge la celebre serie televisiva (dal
2010) ideata da Frank Darabont, tratta dai fumetti (dal 2003) di Robert
Kirkman, che prende il via con il risveglio in ospedale del
vicesceriffo Rick Grimes in una realtà in cui dilagano gli zombie
trovandosi costretto, insieme ad un gruppo di sopravvissuti, a fare i
conti con un mondo nuovo popolato da walking dead e da altri scampati al contagio e a dover riscrivere le regole del vivere civile in un contesto che ha ridotto gli esseri umani a preoccuparsi dei bisogni essenziali.
Al centro della narrazione, insieme a un’umanità costretta a vivere
in uno scenario post-apocalittico, è ravvisabile l’uomo contemporaneo
post Twin Towers, in balia della crisi economica, «con i suoi problemi, i
suoi dilemmi, il suo rapporto con la natura, la scienza, la fede,
l’altro e il “diverso”». In tale contesto messo in scena da TWD
si trovano riferimenti a tematiche di carattere religioso, scientifico,
etico, storico, politico e culturale che molto hanno a che fare con
l’attualità occidentale, soprattutto statunitense.
Di fronte a una realtà incomprensibile e ad un futuro
imperscrutabile, l’essere umano si trova costretto a guardare al passato
ma, si chiede lo studioso, a quale passato? Poidomani,
rifacendosi alle riflessioni di Arnaldo Testi (“Il passato in pubblico:
un dibattito sull’insegnamento della storia nazionale negli Stati
Uniti”, «Storica», 6, 1996), scrive: «La serie si richiama ad alcuni
capisaldi narrativi ben presenti nell’immaginario storico americano, con
riferimenti ai principali eventi, processi, personaggi del processo di
costruzione dello Stato e della nazione americana. Nel 1994 questo
“canone” storiografico venne sistematizzato nei National Standards for
United States History, una raccolta di problemi, idee e concetti
relativi alla storia degli Stati Uniti che ogni studente americano tra i
10 e i 18 anni avrebbe dovuto conoscere. Il progetto era nato sotto le
amministrazioni repubblicane di Reagan e Bush ed era stato portato a
termine durante la presidenza Clinton. Ma l’approccio storico-politico
che vi stava alla base era più vicino a quello della cultura liberal
e progressista. Nei National Standards la storia veniva considerata
come una disciplina di formazione civica, una risorsa strategica in una
società democratica, precondizione di una corretta informazione
politica».
Nella serie televisiva, sostiene Poidomani, si trovano riferimenti ai
National Standards: «i pionieri e il processo fondativo dello Stato e
della nazione americana; l’epopea della frontiera e della conquista del
West; il genocidio dei nativi americani; la guerra civile e la
segregazione razziale; la nascita della superpotenza americana nel XX
secolo; il confronto tra la democrazia e i totalitarismi novecenteschi;
la controcultura; la tensione verso la wilderness e la cultura nonviolenta; il femminismo». In TWD
sono, inoltre, ben rintracciabili concetti e tematiche della storia
contemporanea: «statualità, leadership e potere, massa e individuo, uso e
abuso delle armi, pena di morte, scontro tra democrazia e
totalitarismi, competizione per le risorse, rapporto tra scienza e
potere e tra scienza e fede».
Grazie all’outbreak a spaventare il potere non è più quel
fantasma che Marx ed Engels dicevano aggirarsi per il mondo ma un’orda
di zombi. «Dallo Stato centralizzato nato in età moderna ed evolutosi
tra XIX e XX secolo in Stato-nazione si assiste a una regressione a
tanti micro-Stati (quasi delle tribù) rappresentati dalle comunità di
sopravvissuti che vengono in contatto tra loro e si scontrano nel corso
della serie: la Prigione, Woodbury, Terminus, Alexandria, Hilltop, il
Regno, i Salvatori, ecc».
A tutto ciò si associano svariati riferimenti a elementi tipici, come
la bandiere americana, di quel discorso patriottico presentato «come
costituivo del processo di fondazione e di costruzione dello
Stato-nazione». L’epopea dei primi pionieri americani aleggia
costantemente nella serie: il tentativo dei protagonisti di accaparrarsi
provviste e armi rimanda palesemente ai padri fondatori e così come
questi ultimi anche i protagonisti di TWD sono costretti «a
costruirsi una nuova identità e una nuova etica» rinegoziando i criteri
di inclusione ed esclusione sociale e con essi l’affidamento e la
gestione del potere. Si riscontrano però anche alcune importanti
differenze: mentre gli insediamenti dei coloni si dotarono via via di
fortificazioni che condussero alla costruzione di città, i sopravvissuti
all’apocalisse zombie sono invece costretti al nomadismo. «Oltre a
quella dei Padri pellegrini, la vicenda dei protagonisti di TWD
ha come precedente storico immediato quello dei pionieri lanciati alla
conquista della “frontiera”. Essa è metafora di un sogno di libertà e di
espansione della nazione americana verso ovest alla ricerca di nuovi
territori e di nuove opportunità».
Rick
Grimes sembra incarnare la figura del leader che intende perseguire il
bene comune a discapito dei singoli individui. «Non è difficile
paragonare questa figura di un leader costretto, quasi suo malgrado, a
prendere decisioni, accettarne la responsabilità e portarne il peso, a
quella di un paese come gli Stati Uniti. L’America, infatti, dopo la
fine della Prima e della Seconda guerra mondiale e soprattutto dopo il
crollo dell’Unione sovietica, si è assunta il ruolo di superpotenza
globale alla quale tutto il mondo deve guardare come esempio e come
modello. Fino a sobbarcarsi, apparentemente suo malgrado […] compiti
ingrati e impopolari di “poliziotto mondiale” e di “paese esportatore”
di democrazia. […] Nel “secolo americano” gli Stati Uniti si sono sempre
proposti come giovane democrazia repubblicana “sostenuta da Dio”,
investiti del diritto-dovere di combattere le dittature e i
totalitarismi. È questa una costante della autorappresentazione
dell’America novecentesca (che si è assunta il ruolo di superpotenza
alla quale tutto il mondo deve guardare come esempio e modello di
democrazia) e quindi in lotta con le dittature per affermare a livello
mondiale i valori della Dichiarazione di Indipendenza e della
Costituzione americana: da Hitler e Mussolini a Stalin e Mao, da Saddam
Hussein fino a Gheddafi».
Lo scontro tra il gruppo di Rick e i diversi antagonisti
riproporrebbe una tipologia di scontro tipicamente novecentesca: Rick
viene presentato come leader democratico che si contrappone al
Governatore-dittatore: «Tutto il suo discorso è caratterizzato dalla
ripetizione della parola “Noi”, quella con la quale inizia la
Costituzione americana».
«Grazie ai personaggi di Morgan e di Carol, il mito della wilderness
si associa ai concetti di fuga regressiva, rifugio, meditazione e
rigenerazione» ma più di loro «è Daryl Dixon il personaggio che incarna
la tensione verso la wilderness, non solo come rifiuto della
civilizzazione capitalistico-borghese, ma anche come aspirazione verso
un mondo più autentico e genuino, contro gli artefatti della civiltà,
con le sue ipocrisie e le sue doppiezze. La sua storia personale e
familiare lo ha abituato a vivere e a sopravvivere nei boschi e nella
natura selvaggia e ostile, imparando molte cose da esperienze dure ed
estreme. Egli ricorda per certi aspetti la cultura e la capacità dei
nativi americani di vivere a contatto con la natura, sfruttandone le
potenzialità ed evitandone i pericoli».
Anche la tematica del femminismo e del rapporto tra i sessi trova
spazio nella serie. Scrive a tal proposito Poidomani: «Nell’accampamento
provvisorio sorto non molto lontano da Atlanta, dove Rick trova un
gruppo di superstiti […], i ruoli sono ben definiti. I maschi pensano
alla protezione e alla difesa della comunità dagli zombi. Le donne sono
addette alle mansioni “domestiche”: cucinare, accudire i bambini ecc. La
divisione sessista dei ruoli sembra fare un salto nel passato, almeno
fino agli anni ’50. […] Ma già nel corso della prima stagione, con il
diffondersi della “epidemia zombi”, anche le donne devono cominciare a
emanciparsi, addestrandosi all’uso delle armi e rendendosi autonome
rispetto ai tradizionali ruoli di genere. I due personaggi più
importanti, da questo punto di vista, sono Carol e Andrea. La prima è la
vittima di un marito violento e maschilista che avrà una vera e propria
evoluzione “femminista”, fino a diventare un punto di riferimento nel
futuro nuovo “assetto militare” del gruppo capeggiato da Rick. La
seconda, provata dalla morte della sorella e disgustata dalla paura che
l’ha paralizzata in alcune occasioni, decide di diventare padrona della
sua vita, imparando a maneggiare una pistola».
Secondo lo studioso molte serie del nuovo millennio tendono a palesare la centralità delle donne e in TWD
«la figura della donna diventa una risorsa simbolica del nuovo mondo»: è
ad una bambina, la figlia di Lori, che «è affidato il messaggio di
speranza che anche in un mondo post-apocalittico l’umanità sopravvive e
si riproduce». Nella serie la speranza di un futuro viene però anche
contraddetta: «La comunità nella quale si imbatte Tara nel sesto
episodio della settima stagione è formata da sole donne. La leader di
questa comunità rivela a Tara che tutte le persone di sesso maschile di
oltre 10 anni sono state uccise dai Salvatori. [Con la] eliminazione
dell’elemento maschile [svanisce] la possibilità della riproduzione, a
conferma della mancanza di speranza per il futuro del genere umano in un
mondo post-apocalittico».
«Le esperienze vissute dai protagonisti di TWD dimostrano
non solo che il “vecchio mondo” con le sue regole etiche, sociali e
civili non esiste più, ma anche che nel “nuovo mondo” non servono più i
vecchi valori dell’esperienza, del buonsenso, della saggezza. Questi
sono incarnati da due personaggi come Dale e Hershel, gli anziani del
gruppo, i quali, infatti, finiscono per soccombere. Il Nuovo mondo è un
mondo “giovane” nel quale sono pochi i cinquanta-sessantenni. Nel mondo
post-apocalittico non ci sono più prove o testimoni. Non ci sono più
documenti. La storia sembra una disciplina inutile e impossibile. Ma
prima o poi i sopravvissuti dovranno fermarsi in modo più stabile e, se
riusciranno a sconfiggere gli zombi e a trovare un antidoto per
l’epidemia, dovranno sforzarsi di ricostruire il proprio passato per
lasciare ai Carl e alle Judith una memoria di quello che era il mondo
prima dell’apocalisse e quello della lunga “traversata nel deserto”. E a
quel punto avranno di nuovo bisogno di storici i quali utilizzeranno
qualsiasi tipo di documento, nel senso braudeliano del termine, per
ricominciare a scrivere la storia».
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