Cesare Battisti fra 2 giorni compirà 64 anni ed è di nuovo in fuga. Ex membro dei “Proletari armati per il comunismo” venne arrestato a Milano, nel giugno 1979. Nell’ottobre 1981, mentre stava scontando la prima condanna per banda armata, Battisti evase dal carcere di Frosinone e scappò in Francia ove gli venne concesso asilo da François Mitterrand che applicò a lui, come ad altri esuli politici italiani, la sua personale dottrina. Il presidente socialista francese durante il consiglio dei ministri del 10 novembre 1982 aveva fatto approvare una legge secondo la quale, da quel momento in poi, vi sarebbe stata la possibilità di non estradare i cittadini nel caso di richieste avanzate da Paesi «il cui sistema giudiziario non corrisponde all’idea che Parigi ha delle libertà»1 .
Francois Mitterand si opponeva fermamente alla legislazione emergenziale italiana così detta “antiterrorismo”. Una legislazione che all’epoca segnò, in Italia, una decisa svolta autoritaria ed impresse una dinamica ferocemente repressiva nel conflitto sociale in atto, allora, nel paese. Una stagione buia inaugurata dal Decreto legge n. 99 del 1974 (che allungava paurosamente i termini della carcerazione preventiva) e proseguita con l’approvazione della “Legge Reale” del 1975 (una vera e propria «licenza di uccidere» alle varie polizie che provocò 350 vittime nei primi dieci anni di applicazione e centinaia di feriti).
La legislazione d’emergenza fu l’applicazione concreta del “compromesso storico” tra Democrazia Cristiana e Partito Comunista e, da quel momento in poi, tutto ciò che era considerato fuori da quell’accordo venne trattato dallo Stato e dai suoi apparati come una mera questione penale e giudiziaria. E così, mentre il quadro politico era totalmente bloccato da quell’accordo, ogni manifestazione di dissenso venne fatta oggetto di una violenta e sistematica repressione. E furono coerenti con questa direttiva: i divieti del ministro Cossiga; i carri armati a Bologna; l’uso sistematico della tortura nei confronti dei prigionieri politici (anche contro quelli non facenti parte di gruppi armati); gli agenti in borghese che sparavano ad altezza d’uomo sui manifestanti. 2
La legge Cossiga del 6 febbraio 1980 e la direttiva sui pentiti conferirono, poi, ai giudici un potere enorme che, di fatto, annullò il diritto di difesa per gli accusati di reati politici e decretò la sospensione dello Stato di diritto. Quei provvedimenti messi in fila, tutti insieme, formarono una legislazione speciale di tipo “emergenziale” e legittimarono l’attività di veri e propri tribunali speciali che si incaricarono di liquidare, comminando durissime ed esemplari condanne, tutto ciò che vi era di organizzato alla sinistra del PCI. Si trattò di una legislazione “speciale” che sollevò, da più parti, questioni di evidente incostituzionalità e che sospese ogni garanzia democratica per almeno un decennio. In quel periodo furono anche autorizzate (ma mai legiferate) le «carceri speciali», autentici lager destinati alla distruzione psicofisica dei detenuti politici.
Dagli anni ’90 Cesare Battisti si è dedicato alla letteratura, ottenendo un discreto successo con romanzi noir e d’ispirazione autobiografica la qual cosa gli è la valsa la simpatia e il sostegno da parte di molti intellettuali e scrittori tra i quali merita una menzione particolare la scrittrice Fred Vargas la quale, nel 2004, pubblica un libro documentato con puntiglio e fitto di note (Vargas è storica del Medioevo) che avvalendosi del contributi di altri storici, smonta pezzo per pezzo le accuse contro Battisti sostenute sia dalla stampa italiana che da una certa stampa francese (ad es. Le Monde)3.
Ma il libro della Vargas non si ferma al solo caso Battisti perché analizza anche in maniera spietata, la gestione dei processi in Italia nell’epoca della cosiddetta “emergenza” riportando tutte le denunce di Amnesty International al riguardo. Oltre alla scrittrice francese Fred Vargas, contro l’estradizione di Cesare Battisti si sono schierati altri noti intellettuali e scrittori quali Gabriel García Márquez, Bernard-Henri Lévy, Daniel Pennac, Tahar Ben Jelloun e molti esponenti sudamericani di Amnesty International.
La dottrina Mitterrand è stata dichiarata dal Consiglio di Stato francese priva di effetti legali nel 2003 e la Francia, passata nel frattempo al centrodestra, ha così concesso l’estradizione di Battisti. Nel 2004 Battisti viene arrestato a Parigi e, tuttavia, riesce a fuggire in Brasile dove viene riarrestato nel 2007. Lì, prima la Procura generale e poi la Corte suprema autorizzano la riconsegna all’Italia. Ma nel 2009 il ministro Tarso Genro gli concede asilo politico. E alla fine Lula ferma l’estradizione. Concesso lo status di rifugiato, poi revocato, il 31 dicembre 2010, il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva annuncia il rifiuto dell’estradizione in Italia e concede a Battisti il diritto d’asilo e il visto permanente (status di “residente permanente”).
Della questione, tuttavia, fu investito il Tribunale supremo federale brasiliano, su sollecito della nuova presidente del Brasile Dilma Rousseff, che l’8 giugno 2011 negò definitivamente l’estradizione, con la motivazione che avrebbe potuto subire “persecuzioni a cause delle sue idee”. Battisti viene dunque scarcerato dopo aver scontato la pena per ingresso illegale tramite documenti falsi, e rimane in libertà fino al 12 marzo 2015, giorno in cui viene nuovamente arrestato dalle autorità brasiliane in seguito all’annullamento del permesso di soggiorno, ma viene rilasciato quasi subito. Nell’ottobre 2017 viene di nuovo tratto in arresto al confine con la Bolivia, ma scarcerato poco dopo. Nei giorni scorsi, al Brasile, l’Italia ha consegnato una nuova richiesta di estradizione per Battisti. Un’evoluzione diplomatica che ha portato di nuovo Battisti a far perdere le sue tracce.
Al di là di tutte le cose vere o presunte che si possono leggere sul suo conto, resta il fatto che Cesare Battisti fu processato per fatti avvenuti più di quarant’anni fa, in contumacia, nel 1985, proprio in base a quella legislazione speciale messa in atto nella stagione della così detta “emergenza antiterrorismo” che ha prodotto uno schiacciamento dei diritti di difesa di tutti gli imputati di reati politici ed un’ondata repressiva senza precedenti dalla caduta del fascismo in poi. Condannato in contumacia, Battisti venne giudicato responsabile di quattro omicidi e di vari altri reati. Venne anche condannato all’ergastolo con sentenza della Corte d’Assise di Milano nel 1988 (sentenza divenuta definitiva in Cassazione nel 1993), per omicidio plurimo, oltre che per reati di banda armata, rapina e detenzione di armi.
La difesa di Battisti sostiene che il proprio assistito non ha mai materialmente ucciso nessuno e che, nei suoi confronti vi è stato un abuso della incerta categoria, sotto il profilo giuridico, del “concorso morale”. Inoltre, tutte le accuse nei suoi confronti non sono altro che confessioni estorte con la violenza e, pertanto, da ritenere non attendibili dal momento che, in cambio della testimonianza contro l’assente Battisti, i pentiti che lo hanno indicato come autore degli omicidi sono stati scarcerati dopo pochi anni, nonostante fossero, a loro volta, accusati di diversi omicidi e di attività terroristica. In particolare, la difesa contesta la versione del pentito Pietro Mutti che è stata usata dall’accusa nei casi Sabbadin, Santoro e Campagna.
Testimoni secondari furono i dissociati Arrigo Cavallina e l’ex compagna giovanile di Battisti, Maria Cecilia Barbetta, le cui dichiarazioni furono confrontate con quelle del pentito. Secondo lo scrittore Valerio Evangelisti, le contraddizioni sono molte e pesanti; Mutti ha anche cambiato spesso versione in cui il ruolo di Battisti è diverso e confondendo gli omicidi Santoro e Campagna nelle interviste. Secondo Evangelisti, Battisti non ha avuto altra scelta per difendersi che fare quello che ha fatto: esercitare il proprio “diritto all’evasione”, ovvero, fuggire.
Certo è che Cesare Battisti, nel corso dei decenni, è stato trasformato in un mostro per tutte le stagioni, un simbolo che – al di là delle reali intenzioni dell’uomo e delle sue effettive responsabilità – viene tirato in ballo puntualmente da governi di varia ispirazione e tendenza. Questa volta Battisti è fatalmente incappato nel famigerato asse Salvini – Bolsonaro, ambedue a caccia di trofei. Eppure secondo la legge ancora vigente della Repubblica Federale del Brasile i crimini commessi da Battisti sono ufficialmente caduti in prescrizione nel 2013.
Battisti ha avuto un terzo figlio da una donna brasiliana nel 2013 ed è sposato con una cittadina brasiliana dal 2015, tutti fatti che impedirebbero un provvedimento di estradizione ai sensi dello Statuto dello Straniero vigente nel paese sudamericano. Ma evidentemente di scempi nei confronti del diritto, nel Brasile di questi tempi, se ne compiono a piene mani e senza alcun ritegno come dimostra tutta la incredibile vicenda giudiziaria dello stesso Luiz Inácio “Lula” da Silva incarcerato dopo un procedimento giudiziario farsa per impedirgli di diventare nuovamente presidente del suo paese.
Note
1 “ La dottrina Mitterrand, che negli anni Ottanta sistematizza la vecchia tradizione francese di offrire rifugio a chi è costretto a espatriare per motivi politici, raccontata dal suo “architetto” (Louis Joinet). Una scelta strategica, capace di “liberare” generazioni di militanti (italiani, ma anche irlandesi e baschi) rifugiatisi Oltralpe sulle orme degli esuli del Risorgimento e degli antifascisti. Abrogata di fatto – dopo i primi scricchiolii col trattato di Schengen – dalla destra tornata al potere nel 2002 e pronta ad approfittare del delitto Biagi. Fino al decreto di estradizione dei giorni scorsi per Marina Petrella” Storia della dottrina Mitterrand, Paolo Persichetti, Liberazione, 19 giugno 2008
2 “… la base dell’accordo fra i partiti dell’arco costituzionale ed è stato la condizione per la cooptazione del Pci nell’area ‘democratica’ o di governo; per la prima volta nella sua storia il Pci si è dichiarato favorevole a un massiccio restringimento delle libertà e delle garanzie costituzionali e si è impegnato in campagne ideologiche — ultima quella del “referendum” sulla legge Reale — dirette ad alimentare consenso popolare nei confronti del processo di restaurazione autoritaria” (L. Ferraioli, D. Zolo).
3 Fred Vargas – La Vérité sur Cesare Battisti, edizioni Viviane Hamy, 2004
Fonte
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