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17/12/2018

Gilet Gialli, i nuovi Tsipras italiani e l’Alba Mediterranea

Intervista a Luciano Vasapollo, economista, docente dell’Università di Roma “La Sapienza”.

Professore, da economista come giudica la decisione del governo italiano di ridurre dal 2,4 al 2,04 il deficit di bilancio nella trattativa in corso con l’Unione Europea?

Ormai la competizione economica, finanziaria e commerciale inter-imperialista è sempre più brutale. La guerra dei dazi lo dimostra e lo dimostra per l’ennesima volta le presunte trattative, che trattative non sono mai, con l’Unione Europea. Non ci sono margini. Loro ordinano e i paesi eseguono. La trattativa finisce sempre come con Tsipras. E’ accaduto anche con questo governo italiano, che sarà costretto a rivedere tutto quello che aveva promesso in campagna elettorale e con il noto “contratto” con cui era nato l’esecutivo. Non sarà più quota 100 ma quota 105 come già si inizia a dire e il reddito da cittadinanza universale come promesso diventerà un reddito “miserabile”, una carità.

Come giudica, in particolare, le ultime dichiarazioni di Salvini?

Salvini è una versione incattivata di Renzi. I due Mattei sono uguali: tutte le proposte repressive e economiche sono identiche. Rilancio delle privatizzazioni, un neo-liberismo sfrenato a vantaggio delle grandi corporazioni e un capitalismo aggressivo che sta producendo intorno ai derivati una immensa bolla speculativa pronta ad esplodere da un momento all’altro. Su questo il Pd di Renzi e la Lega di Salvini la pensano allo stesso modo. Il Pd ha insegnato i termini della repressione dei movimenti sociali attraverso Minniti e Salvini in continuità sta sgomberando e arrestando con le accuse di “associazioni a delinquere” gli occupanti a Milano e a Roma. Non accettiamo la criminalizzazione delle lotte. E’ la stessa cosa da tanto tempo. Vengo da lontano è un film che abbiamo già visto, dall’epoca di Cossiga (il Salvini attuale) e Pecchioli (il Minniti attuale). Non ci siamo mai arresi e non lo faremo certo oggi.

Mentre Moscovici bocciava anche la nuova proposta molto al ribasso dell’Italia, quasi in contemporanea, ci faceva sapere che per la Francia va bene sforare il deficit con le nuove misure proposte da Macron perché – all’Alberto Sordi nel Marchese del Grillo – “la Francia è diversa”...

Non bisognava essere dei nuovi Tsipras. E lo dice chi, attraverso le continue lotte del sindacato si può arrivare alle trattative se le condizioni di forza lo permettono. Non siamo contrari alle trattative, ma quando ci sono le condizioni. Bisogna essere sempre pronti a rovesciare il tavolo quando i margini non esistono. L’Unione Europea è un mostro di neo-liberismo che si basa sulle concezioni di austerità della Germania e la moneta, l’euro, è la rappresentazione del marco e delle fobie sull’inflazione di Berlino. Ecco in questo quadro ci sono stati due paesi che da Maastricht ad oggi hanno dimostrato agli altri non solo che loro delle regole possono fare quello che vogliono, ma che le stesse regole valgono solo per i paesi più deboli. Sulle parole e il comportamento di Moscovici permettetemi due annotazioni che reputo importanti. La prima è che l’Italia non è la Grecia. E’ la terza economia della zona euro, un paese importante, fondamentale e vitale per tutto l’impianto. Il cedimento sul 2,4% è grave anche dal punto di vista simbolico, è il segnale di resa verso tutti quei paesi che invece l’Italia avrebbe potuto attrarre in una lotta contro i dogmi folli imposti da questo regime. La seconda riguarda i media. Sono rimasto davvero allibito da professore universitario da un articolo di Repubblica che titolava: “Rapporto deficit / pil, ecco perché la Francia può permettersi di sforare e l’Italia no“. Non una parola chiaramente sulle truffe ormai assodate e note a tutti della Francia sulla pelle dei paesi africani legati al Franco Cfa – con cui Parigi frega letteralmente sul suo debito e sui parametri europei – ma quello che è più grave è che si alterano le lezioni del primo anno di politica economica. E’ un’economia in crisi che deve fare un deficit maggiore per rilanciarsi, non una “sana”. Ma non è certo un caso che, con la linea degli editorialisti di Repubblica, la sinistra in Italia sia morta e sepolta.

Che senso ha ancora, come ha fatto Salvini recentemente ma come fanno anche in molti della cosiddetta sinistra antagonista, parlare di “riformare da dentro” l’Unione Europea?

Il concetto che vorrei fosse chiaro è che in queste presunte trattative, per i popoli del Sud Europa non ci sono più margini. Chi, da Salvini alla sinistra antagonista, propone ancora “la riforma” o è in malafede o non persegue gli interessi del popolo, o tutte e due le cose insieme.

Ed è per questo che si stanno intensificando i lavori da parte nostra per la realizzazione del progetto dell’“Alba Mediterranea”. I nostri contatti con l’Unione Popolare in Grecia, con France Insoumise di Melenchon per un’uscita di classe, un’uscita di popolo attraverso la democrazia popolare si stanno intensificando. All’ipocrisia del regime neo-liberista dell’Unione Europea e della zona euro responsabile della distruzione dei diritti, delle Costituzioni e del Welfare di intere popolazioni bisogna rispondere con la cooperazione tra i popoli attraverso i principi di solidarietà, compensazione e rispetto assoluto della sovranità – che è sovranità politica, monetaria, fiscale, alimentare e energetica – indipendenza e autodeterminazione. Questo è il progetto dell’Alba Mediterranea.

Abbiamo appreso che Potere al Popolo parteciperà in Francia alle nuove lotte dei Gilet gialli. E’ un seme di questa uscita di classe?

Potere al Popolo è un fronte unitario, per l’alternativa a sinistra di classe e quindi sta dove si muovono gli interessi della massa degli sfruttati. Perché quando il popolo lotta e si ribella Potere al Popolo è presente. Ci potrebbero essere anche persone di estrema destra, qualche incappucciato di estrema destra. Da sempre, e ripeto ne ho viste tante nella mia storia politica, i servizi segreti e fascisti si infiltrano nelle manifestazioni. Ma io voglio che sia chiaro un punto: quali settori della popolazione francese stanno manifestando, quali sono in lotta da settimane? Precari, disoccupati, migranti e classe media impoverita. Quella classe media che prima con 1300-1500 euro faceva una vita dignitosa e che ora il neo-liberismo dell’Unione Europea ha trasformato in nuovi poveri. Noi saremo con tutti loro.

Voglio essere ancora più chiaro. La classe media che non arriva a fine mese è la nuova povertà, è il nuovo proletariato. Il piccolo imprenditore che lavora 12-13 ore al giorno e non arriva a fine mese, ma resta in piedi perché ha intere famiglie di suoi lavoratori che sopravvivono grazie a lui è la nuova povertà, il nuovo proletariato. Fa parte di quel blocco sociale, per usare un termine gramsciano, di ribellione che non ha ancora una coscienza di classe. Ma la rivolta organizzata dai Gilet gialli dimostra che qualcosa si sta muovendo e Potere al Popolo per tutte queste ragioni sarà in piazza con loro.

La Piattaforma dei Gilet gialli non lo dice apertamente ma chiaramente la realizzazione di quegli obiettivi prevede in modo esplicito e chiaro la rottura con zona euro e Unione Europea. Allo stato attuale, può un paese da solo staccare la spina dal regime di Bruxelles, Berlino e Francoforte?

Chiaramente dipende dalla grandezza e forza del paese in termini economici e politici. La rottura di Francia e Italia comporta il giorno dopo la fine di tutto. Io però su questo punto vorrei ritornare al nostro progetto che prevede una condivisione dei paesi mediterranei (sponda Sud e Sponda Nord) per l’organizzazione del Piano B che risulta inevitabile. Posso dirvi che France Insoumise di Melenchon, di fatto oggi il primo partito in Francia, sta valutando sempre più attentamente con noi quest’opzione. Ho avuto uno scambio molto interessante la settimana scorsa alla Sapienza con una importante dirigente del partito e mi ha confermato che France Insoumise fa si parte del cosiddetto Patto di Lisbona (anche con Podemos), ma che all’opzione A – riforma dell’Unione Europea – non crede più e che per il Piano B sono concordi nell’opzione Mediterranea 5 + 5 (5 paesi della sponda sud e 5 della sponda Nord).

In Francia la rivolta continua. Ma in Italia?

In Italia anche. Come Potere al Popolo e Usb, saremo in piazza domani (oggi per chi legge), sabato 15 dicembre, dalle ore 14.00 a Piazza della Repubblica, per la manifestazione “Get up, Stand Up! Stand up for your rights”, magari con un gilet giallo. Si tratta di una risposta di massa unitaria, di tutti i lavoratori di qualsiasi colore di pelle siano. Non solo perché il “decreto sicurezza” è un’infamia che grida vendetta, ma se in un paese è “legale” sfruttare manodopera pagata due-tre euro l’ora, facendola dormire in baraccamenti che esistono da anni, sotto gli occhi di polizie locali, nazionali e internazionali, allora nessun lavoratore può sentirsi sicuro di non esser spinto anche rapidamente nella stessa condizione. Saremo a Parigi e saremo a Roma perché dentro quest’Unione Europea lo scenario è chiaro e la lotta è comune. Sappiamo da che parte sta Salvini, è la stessa parte di Minniti e di Renzi. La domanda però che ci poniamo è: da che parte sta Di Maio?

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