Giustamente in queste ore molti sottolineano le responsabilità dei gestori della discoteca che hanno venduto un numero di biglietti che andava ben oltre la capienza del locale. La dinamica degli eventi, infatti, dimostra in maniera inequivocabile che i percorsi e le uscite di sicurezza erano sottodimensionate e non potevano garantire un deflusso ordinato tale dal garantire l’incolumità dei partecipanti.
C’è un aspetto però relativo alla sicurezza che nessuno ha sottolineato e che attiene alla scelta dell’artista protagonista dell’esibizione.
Mi spiego meglio.
In 25 anni di militanza ho partecipato all’organizzazione e alla gestione di più di un centinaio di concerti. Concerti tenuti al chiuso e all’aperto, partecipati da centinaia e a volte da migliaia di persone.
La cosa che ho imparato è che nella valutazione dei rischi il primo elemento da prendere in considerazione è la tipologia di serata. Non credo serva particolare esperienza per capire che un concerto Jazz o di musica Classica presenta problematiche ben diverse rispetto ad un festino Techno o Drum and Bass. Ma non è semplicemente il genere a fare la differenza. La scelta dell’artista è fondamentale. Le possibilità che si verifichino casi di molestie sessuali, risse, consumo di droghe pesanti e abuso di alcool sono strettamente legate al messaggio, all’immagine, alla sensibilità e al tipo di cultura veicolato dall’artista.
A parità di pubblico un concerto di Murubutu ad esempio sarà molto meno pericoloso e tranquillo da gestire rispetto a quello di Guè Pequeno.
Quello che voglio dire è che se l’artista, come nel caso di Sfera Ebbasta, diffonde una “cultura” sessista, iper-individualista dove l’unica cosa importante nella vita sono i soldi, promuove e celebra l’utilizzo delle droghe pesanti, poi non ci si può stupire se succedono i casini (per inciso erano già successi episodi analoghi ai concerto di Sfera Ebbasta). Di questo sono ben consapevoli anche promoter e impresari che però se ne sbattano di risolvere il problema alla radice ma semplicemente cercano di governare il fenomeno per mezzo di altra violenza ovvero quella praticata dai buttafuori.
È per questi motivi che considero le dichiarazioni post-tragedia di Sfera Ebbasta e di altri “artisti” pura ipocrisia. La responsabilità di quanto accaduto non è solo di chi ha organizzato e gestito l’evento ma anche di chi ha determinato l’ambiente in cui è maturata la strage.
Il fatto che ciò non abbia rilevanza penale per me è assolutamente irrilevante.
Sarebbe importante che anche noi che animiamo i Centri Sociali, nel nostro piccolo, facessimo una riflessione seria su questi temi perché un concerto non è semplicemente un attività di autofinanziamento ma sopratutto un evento culturale che dovrebbe sempre rispondere ad una determinata impostazione politica.
Fonte
Il discorso sarebbe anche condivisibile, ma nel merito del fatto di cronaca lo trovo una forzatura che rischia di essere scivolosissima.
Per quanto riguarda il discorso "ambiente" credo sia necessario andarci molto cauti, perché è tutta una questione di sensibilità sociale, e siccome quella dominante è di stampo borghese, con questi discorsi si corre il rischio di prestare il fianco alla censura di sistema, quella per cui su un palco non dovrebbero mai salire artisti come Dead Kennedys, Rage Against The Machine o Roger Waters considerate le tematiche, non esattamente simpatiche al potere, che veicolano.
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