La commissione dell’Onu, nella giornata di giovedì, ha affermato che la risposta israeliana alle manifestazioni a Gaza – la “Marcia del Ritorno” – «può essere considerata come un crimine di guerra o un crimine contro l’umanità», mettendo in evidenza che le forze israeliane hanno utilizzato dei cecchini contro manifestanti civili inermi, compresi donne e bambini.
«I soldati di Tel Aviv hanno commesso ripetute violazioni, in base al diritto internazionale ed ai diritti umani, molte di queste violazioni si configurano come crimini contro l’umanità e devono immediatamente prevedere un’inchiesta in Israele» ha affermato il presidente della commissione Onu, Santiago Canton.
L’inchiesta della commissione ha analizzato che “oltre 6000 manifestanti inermi sono stati vittime dei tiratori scelti” in questo anno di manifestazioni pacifiche, indicando soprattutto il fatto che l’esercito israeliano “ha colpito giornalisti, personale sanitario, bambini e persone con handicap, pur sapendo che erano facilmente riconoscibili come tali”.
Dallo scorso 30 marzo, in concomitanza con la “Giornata della Terra”, i “comitati di difesa popolare” e tutte le formazioni politiche presenti a Gaza (Hamas, Fplp, Fdlp, Ppp, Mubadara, Jihad Islamico) hanno lanciato la Marcia del Ritorno come forma di protesta pacifica. Manifestazioni che si sono svolte e si svolgono tutti i venerdì e che hanno l’obiettivo sia di evidenziare il disagio all’interno della Striscia di Gaza – considerata una “gabbia a cielo aperto” a causa del blocco israeliano dopo la presa di potere da parte di Hamas nel 2007 – sia di rivendicare un diritto sancito anche a livello internazionale da numerose risoluzioni Onu: il ritorno dei profughi.
Una serie di manifestazioni e di proteste – come quelle di avvicinamento ai confini o come il lancio di palloncini infuocati per incendiare i campi delle colonie israeliane – che hanno infastidito il governo Netanyahu a tal punto da condurlo ad una repressione violenta con l’utilizzo di cecchini o con il bombardamento, da elicotteri militari, di alcuni punti di osservazione palestinesi.
Una protesta popolare e congiunta che Israele ha sempre etichettato come “manifestazioni violente guidate da Hamas”. Anche da questo punto di vista l’inchiesta dell’Onu ha indicato che “le manifestazioni erano di natura civile con obiettivi politici precedentemente enunciati” e che, nonostante alcune azioni violente limitate, la Commissione ha indicato che le “manifestazioni non erano violente o assimilabili ad azioni militari” come affermato dalle autorità di Tel Aviv.
Il governo Netanyahu, in piena campagna elettorale, non ha fatto attendere la sua risposta ed ha giudicato il rapporto dell’Onu come “di parte”. Il ministro degli esteri, Ysrael Katz, ha affermato in un comunicato che “il teatro dell’assurdo praticato dalla Commissione dei Diritti dell’Uomo (dell’Onu, ndr) ha prodotto un rapporto ostile, falso e di parte contro Israele”.
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