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16/01/2021

La politica, le chiacchiere, gli interessi

Dietro le manovre di palazzo, anche di quelle più ridicole, c’è sempre un interesse materiale; magari sfumato, ma c’è. Anche dietro quella di Renzi.

A nessuno è dato, in assenza di informazioni, di cogliere la portata della mossa di Renzi. Per riuscirvi, è necessario uscire dalle spiegazioni di comodo, tipo quelle che la derubricano a “buffonata” o a effetto di un “istrionismo narcisista”. Il personaggio Renzi è tutt’altro che stupido, qualsiasi sia il copione che sta recitando.

Ben più credibile, ad esempio, è il sospetto che Renzi rappresenti la punta di un iceberg, la cui parte sommersa è composta da parti di società (imprenditoriale, politica e istituzionale) che reputano disastrosa la gestione della pandemia e aspirano a un cambio di guida.

Invece di fare attenzione agli strepiti del personaggio, bisognerebbe provare a decifrare il copione, così da avere chiaro il panorama. Intanto, la gestione della pandemia è realmente disastrosa, sotto tutti i punti di vista, come per l’appunto ci gridano i numeri. Chi non coglie questo disastro o chi, peggio ancora, incolpa di ciò solo il “destino”, non potrà mai capire la reale portata della mossa di Renzi.

Vivere nella non-realtà può essere confortante; a patto che si disponga di un posto di lavoro sicuro o di un cospicuo conto in banca. Perché per gli altri, me compreso, la realtà è un’evidenza dolorosa, e non certo per cause sovrumane.

Siamo la nazione che ha applicato le restrizioni più rigide; ma siamo anche tra le nazioni che stanno facendo peggio al mondo, forse la peggiore in assoluto. L’andamento di tutti gli indicatori sociali ed economici è fortemente negativo; interi settori sono stati distrutti (turismo, cultura) e non esiste una seria programmazione in grado di farci guardare al futuro con fiducia.

Le cause di questo disastro sono diverse, alcune anche precedenti l’emergenza, ma assolvere il governo mi pare, francamente, poco logico.

Il governo non è stato in grado di pianificare neppure la risposta alla “seconda ondata”, ampiamente prevista e annunciata. Dopo un anno, non esiste uno straccio di studio epidemiologico sulle scuole, sui luoghi della cultura, sui trasporti, sulle aziende; uno studio tale da permettere di chiudere con criteri scientifici e certi (e trasparenti).

Si è chiuso dove è più facile chiudere, talvolta anche raggiungendo paradossi tragici (vedi nota); e le chiusure e le restrizioni ci consegnano un modello di paese dove ciò che conta è la produzione e ciò che decade è la cultura, la formazione e l’aggregazione sociale.

Il governo è il primo imputato (non l’unico, ma il primo). Dunque sì, c’è bisogno di un cambio di passo. Renzi non rappresenta la soluzione; Renzi è parte del problema, così come lo è l’opposizione.

E allora? E allora siamo messi male.

Siamo esseri condizionati da interessi materiali, schiavi delle condizioni, prigionieri di una realtà spesso incomprensibile; ma è solo in ciò che possiamo muoverci. Per affermarsi, un’idea diversa di società deve dare prova di essere in grado di gestire l’emergenza; e non limitarsi agli appelli ideali o alle posizioni di principio.

Esiste questa idea? Esiste una visione del mondo che sappia proporre soluzioni credibili per affrontare la crisi di proporzioni bibliche che stiamo vivendo? È vero, questo governo non offre garanzie, ma cosa può permetterci di uscire dall’emergenza e di approntare una ricomposizione della sicurezza sociale ed economica?

Domande senza risposta, cui tuttavia bisognerà rispondere.

*****


Nell’immagine allegata è raffigurata una scena particolare: una chiesa (il Duomo di Verona) piena di persone, la maggior parte delle quali anziane. Sullo sfondo di questa scena, una pandemia che colpisce in modo prevalente gli anziani. Ebbene, in questa immagine si mostra l’irrazionalità di alcune scelte governative: secondo quale logica un teatro non può rimanere aperto e una chiesa sì? Dal punto di vista epidemiologico, tra le due situazioni non c’è nessuna differenza; eppure, la differenza di trattamento è palese. Ciò che l’immagine nasconde, ciò che è dietro la cornice, riguarda forse l’idea di società che viene veicolata.

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