Gli obiettivi dei primi cento giorni di un’amministrazione che arranca in salita
Di solito il conseguimento degli obiettivi che un nuovo governo promette di raggiungere nei primi cento giorni della sua amministrazione generano nell’elettorato un consenso tale che, se ben gestito, può far camminare un nuovo esecutivo su gambe ben più solide. Questa è una regola che vale un po’ per tutti, e dalla quale non si può smarcare neanche la nuova presidenza d’oltreoceano di Joe Biden.
Fra distribuzione alla popolazione di sussidi di mera facciata, vaccinazioni di massa in stadi requisiti, e dichiarazioni di “voler tornare ad essere il difensore dei diritti civili ed umani ovunque ce ne sia bisogno” la nuova amministrazione a guida democratica tenta di ricucire la frattura che negli ultimi anni nel paese si è andata via via incrementando fino a raggiungere livelli di guardia pericolosissimi.
Indagini a tappeto sui responsabili dell’assalto alla sede del Congresso, adescamenti più o meno palesi alla minoranza repubblicana non Trumpiana, nel tentativo di gestire l’implosione del GOP a proprio favore, rendono il cammino di Sleepy Biden arduo ed in salita, alla vigilia del voto per l’impeachment a Donald Trump che inizierà la prossima settimana al Senato statunitense.
Nel frattempo la Camera degli Stati Uniti ha rimosso dai suoi incarichi nelle commissioni Marjorie Taylor Greene, deputata repubblicana sostenitrice di QAnon, che ha dichiarato di essere stata “felicemente liberata” da lacci e lacciuoli che non le avrebbero permesso di portare a termine il suo progetto: spingere il GOP ancora più a destra.
Joe Biden non ha davanti a sé un sentiero in salita da dover percorrere in cento giorni, ma qualcosa che somiglia di più ad una via di arrampicata grado VIII da scalare.
Per chi non si intende della disciplina secondo la scala UIAA (la scala di difficoltà adottata dalla Union Internationale des Associations d’Alpinisme), per salire vie di questo grado è necessario un allenamento e una pratica costante.
E Joe Biden ha quasi 80 anni.
Di solito il conseguimento degli obiettivi che un nuovo governo promette di raggiungere nei primi cento giorni della sua amministrazione generano nell’elettorato un consenso tale che, se ben gestito, può far camminare un nuovo esecutivo su gambe ben più solide. Questa è una regola che vale un po’ per tutti, e dalla quale non si può smarcare neanche la nuova presidenza d’oltreoceano di Joe Biden.
Fra distribuzione alla popolazione di sussidi di mera facciata, vaccinazioni di massa in stadi requisiti, e dichiarazioni di “voler tornare ad essere il difensore dei diritti civili ed umani ovunque ce ne sia bisogno” la nuova amministrazione a guida democratica tenta di ricucire la frattura che negli ultimi anni nel paese si è andata via via incrementando fino a raggiungere livelli di guardia pericolosissimi.
Indagini a tappeto sui responsabili dell’assalto alla sede del Congresso, adescamenti più o meno palesi alla minoranza repubblicana non Trumpiana, nel tentativo di gestire l’implosione del GOP a proprio favore, rendono il cammino di Sleepy Biden arduo ed in salita, alla vigilia del voto per l’impeachment a Donald Trump che inizierà la prossima settimana al Senato statunitense.
Nel frattempo la Camera degli Stati Uniti ha rimosso dai suoi incarichi nelle commissioni Marjorie Taylor Greene, deputata repubblicana sostenitrice di QAnon, che ha dichiarato di essere stata “felicemente liberata” da lacci e lacciuoli che non le avrebbero permesso di portare a termine il suo progetto: spingere il GOP ancora più a destra.
Joe Biden non ha davanti a sé un sentiero in salita da dover percorrere in cento giorni, ma qualcosa che somiglia di più ad una via di arrampicata grado VIII da scalare.
Per chi non si intende della disciplina secondo la scala UIAA (la scala di difficoltà adottata dalla Union Internationale des Associations d’Alpinisme), per salire vie di questo grado è necessario un allenamento e una pratica costante.
E Joe Biden ha quasi 80 anni.
Lord, don’t move the mountain
Give me the strength to climb
Lord, don’t move my stumbling blocks
But lead me all around
(Signore, non spostare la montagna
Dammi la forza per scalarla
Signore, non spostare i miei ostacoli
Ma aiutami ad aggirarli)
Mahalia Jackson, Don’t move the mountain
Give me the strength to climb
Lord, don’t move my stumbling blocks
But lead me all around
(Signore, non spostare la montagna
Dammi la forza per scalarla
Signore, non spostare i miei ostacoli
Ma aiutami ad aggirarli)
Mahalia Jackson, Don’t move the mountain
Le indagini federali
Sono 26 le persone accusate di cospirazione ed attacco ad una sede del governo; e fra loro ben 21 sono riconducibili a milizie armate ed organizzate di estrema destra di cui abbiamo già parlato in altre occasioni. Fra gli altri i tristemente noti Proud Boys, il cui leader, Enrique Tarrio, è un esule cubano anticastrista, e gli Oath Keepers, gruppo riconducibile al suprematismo bianco più estremo.
Non mancano neanche i seguaci della teoria del “complotto pedofilo/democratico” di QAnon, il cui presunto leader, Frank Angeli – lo sciamano con le corna che abbiamo visto in tutte le dirette tv – sta attuando da giorni uno sciopero della fame che gli ha fatto perdere 25 chili.
Molto probabilmente è l’astinenza da cibo che lo spinge a dichiarare addirittura che l’ex presidente Trump sarebbe un traditore e che il gruppo si affrancherà dal movimento a cui The Donald starebbe dando vita, il presunto Patriot Party.
Peccato che (poco dopo queste dichiarazioni di Angeli) sia trapelata la notizia delle misure prese dal nuovo governo Biden contro la deputata repubblicana Marjorie Taylor Greene: la Camera dei Deputati statunitense infatti ha chiesto ed ottenuto la rimozione della strenua sostenitrice del gruppo complottista dai suoi incarichi nelle commissioni parlamentari Bilancio ed Istruzione, di cui faceva parte.
La deputata repubblicana ha poi dichiarato ai giornalisti in conferenza stampa, in netto contrasto con le affermazioni di Angeli, che si è “sentita felicemente liberata da una serie di scomodi vincoli” al punto che ”ora potrà concentrarsi ed andare avanti” nel suo “progetto di spingere il GOP ancora più a destra... sarò libera di intensificare i miei contatti e di incontrare di nuovo alcuni personaggi di rilievo in diversi stati dell’Unione … di intessere nuove relazioni con altri gruppi che potranno seguirci in questo nostro obiettivo, in un’ottica patriottica e per dare un nuovo volto al paese...”
Appare quindi molto chiaro come stia legando una parte del partito repubblicano, quella maggioritaria e trumpiana, alla setta complottista di QAnon, e si può ben pensare che questa operazione potrà anche rappresentare al meglio l’opera di “riqualificazione” del gruppo complottista.
Fra un pagliaccio in costume ed un esponente politico, anche se repubblicano, non sembra difficile scegliere a chi riconoscere più attendibilità.
Un’altra ipotesi sul tavolo vedrebbe la possibilità di un’implosione del GOP, se lo slittamento di gruppi di repubblicani moderati negli schieramenti dem, lasciasse campo libero alla destra estrema. La coesistenza dei due schieramenti sembra un’ipotesi da fantapolitica.
Infine Trump potrebbe formare un altro partito con tutte le frange più estremistiche.
Torniamo però all’elenco degli arrestati o indagati a vario titolo.
Le persone accusate di danneggiamento, violazione della legge sul possesso di armi, minacce e reati vari contro la proprietà, ma non di cospirazione, sono 43, fra cui lo stesso Angeli; mentre sono 107 quelle che si vedranno recapitare a casa un avviso di reato per violazione del perimetro di una proprietà federale ed interruzione dei lavori del Congresso.
Questo il computo nudo e crudo delle indagini federali che si stanno svolgendo e che riguardano l’attacco a Capitol Hill dello scorso 6 gennaio. La facciata è salva; le indagini procedono, altrimenti non poteva essere, ma qualcosa manca all’appello: sembrano scomparse le indagini sugli esponenti politici repubblicani che avrebbero consentito, nei giorni precedenti l’assalto, un sopralluogo ad alcuni dei leader che hanno poi guidato l’assalto, così da poter far muovere i manifestanti più agevolmente e soprattutto con più pericolosità.
Fonti attendibili citano lo stesso personaggio politico, rimosso nei giorni scorsi, di cui scrivevamo poco sopra.
Anche l’inchiesta sulle bombe piazzate nei pressi delle sedi dei partiti repubblicano e democratico, con tanto di fotografia ed identificazione, sembra sparita nel nulla.
Ogni mondo è paese, per citare una massima molto utilizzata, quindi si distrae il popolo, come succedeva anche nella Roma Imperiale, dove in momenti cruciali si aprivano i giochi ludici e si dimenticavano i problemi del paese reale. È infatti di questi giorni la firma di un provvedimento che dà il via ad un piano da 1900 miliardi di dollari, fortemente voluto dalla nuova amministrazione, al cui interno, insieme all’introduzione del salario minimo a 15 dollari l’ora, ci sono altri aiuti diretti alle famiglie per 1400 dollari a nucleo (non ne sono però ancora noti i parametri).
Ma c’è anche un’espansione dell’indennità di disoccupazione supplementare a 400 dollari la settimana fino a settembre; nello stesso provvedimento ci sono inoltre 350 miliardi di dollari per gli stati americani e i governi locali, e 50 miliardi per rafforzare i test sul Covid, anche nelle scuole.
La distrazione di massa è bella e servita.
Le inchieste di cui parlavamo sopra continuano, ma le responsabilità individuate si fermano al primo livello, alla manovalanza di strada.
Nel deep web, dove i patriots ora si scambiano opinioni ed appuntamenti, si scrive sempre più di “riorganizzazione” e “maggior coordinamento” dei gruppi armati filo trumpiani che, dopo una più seria selezione dei propri seguaci, sembra si stiano fondendo in un unico movimento.
Le “informazioni per tutti”, le “chiamate alle armi” autorizzate, vengono veicolate attraverso i social di cui abbiamo già parlato in altri interventi; quelli pubblici, che ancora li accolgono, e non sono pochi.
Fonti ufficiali sono entrate in possesso di un documento in cui l’FBI, la polizia federale, ed ufficiali della Homeland Security (i servizi di intelligence interni) stanno monitorando una serie di gruppi armati e non, collegati più o meno strettamente al suprematismo bianco.
Nel documento si legge che “La minaccia più pericolosa per la sicurezza interna del paese viene proprio da questi gruppi che, tendenzialmente stanno elevando il livello di organizzazione e scontro, anche politico, nella qualità delle tesi, delle argomentazioni e del proselitismo... Stiamo tracciando gli Oath Keepers, i Proud Boys, ma anche altri, per così dire più seri, più credibili”.
Gruppi che aggregherebbero di più, che non lavorano solo sulla “pancia” della popolazione.
Dopotutto all’assalto a Capitol Hill, moltissimi erano i veterani, o gli ex ufficiali delle forze dell’ordine, ma il popolo “vero”, i cosiddetti “ultimi”, non erano così ben rappresentati.
È evidente che il legame con la classe politica di riferimento si sta facendo via via più stretto, ed il livello si sta alzando in modo preoccupante. Questa è gente che non può essere trattata solo con il manganello o gli idranti, le alte sfere lo sanno; i governi ci devono fare i conti in altro modo, ovunque, purtroppo mettendoci la faccia e rischiando la propria “democratica rispettabilità”.
La frattura si sta facendo troppo profonda, in USA come altrove. Ma gli intenti che questi gruppi perseguono non è l’uguaglianza, la giustizia, la solidarietà, bensì una restaurazione di classe ben peggiore di quella che si sta vivendo. E Donald Trump è stato il catalizzatore e l’acceleratore di questo processo.
L’imperativo della nuova-vecchia amministrazione è dunque “vigilare”.
Venerdì puntuale è arrivata infatti una dichiarazione di Biden con cui, in un’intervista alla Cbs, ha annunciato che “Donald Trump non riceverà più i briefings dell’intelligence”, come di solito avviene con gli ex presidenti. L’intervista andrà in onda integralmente domenica in occasione del Super Bowl.
Questo provvedimento non ha precedenti nella storia degli USA, e Biden lo ha giustificato affermando che “Tutto questo è a causa del suo comportamento inaffidabile collegato alla rivolta del 6 gennaio scorso contro il Campidoglio”.
Impeachment
I manager della Camera che rappresentano l’accusa nel processo di impeachment a Donald Trump e che inizierà la prossima settimana al Senato statunitense, hanno chiesto formalmente all’ex presidente di testimoniare sotto giuramento.
Jamie Raskin, il capo dei 10 deputati che svolgono le funzioni di procuratore, ha inviato una lettera ai legali del tycoon, dopo che questi hanno depositato una memoria in cui negano quei “fatti incontrovertibili” a sostegno del ruolo svolto dall’ex presidente per istigare l’insurrezione del 6 gennaio, come affermato nell’articolo di impeachment.
Leggiamo nella lettera di Raskin, che si rivolge direttamente a Trump: “Due giorni fa ha depositato una memoria in cui nega molte delle fondate accuse presentate nell’articolo di impeachment. Ha così cercato di mettere in dubbio fatti cruciali nonostante le chiare e schiaccianti prove del suo crimine costituzionale” e conclude “Alla luce della sua contestazione di queste accuse le scrivo per invitarla a fornire una testimonianza, sotto giuramento, prima o durante il processo di impeachment, riguardo al suo comportamento il 6 gennaio scorso”.
La risposta degli avvocati non si è fatta attendere ed il team legale di Donald Trump ha fatto sapere che l’ex presidente americano non testimonierà al processo di impeachment, nonostante la richiesta ufficiale.
Joe Biden afferma che il processo al Senato, per il secondo impeachment di Donald Trump, “si deve fare”, anche se è ben conscio che questo potrebbe rischiare di bloccare o ritardare la conferma dei membri della sua amministrazione e le urgenti iniziative legislative che lui stesso ha già messo in moto.
Ma “se non si facesse, si avrebbe un effetto peggiore”, ha detto il presidente parlando con la Cnn qualche giorno fa, dopo che la Camera ha trasferito al Senato il testo della richiesta di impeachment per “istigazione all’insurrezione” del 6 gennaio scorso.
Il dibattito inizierà lunedì 8 febbraio e lo seguiremo con attenzione; soprattutto il voto, che non è di certo scontato, visto l’esiguo scarto che i democratici hanno rispetto ai repubblicani in Senato. Si può sperare su qualche transfugo dal GOP, ma di sicuro nulla è prevedibile.
Il giro del mondo in cento giorni
Nel frattempo la coppia Biden/Harris continua a premere il piede sull’acceleratore per mettere a segno gli obiettivi dei fatidici cento giorni: lotta alla pandemia, riforme strutturali ma più a lungo termine, politica estera di “aiuto al pianeta” e multilateralismo.
Il presidente ha cominciato a requisire gli stadi per farne centri di vaccinazione gestiti dai militari; i ritmi sono da catena di montaggio, ma ha ben compreso che senza le vaccinazioni ed il raggiungimento per questa via della cosiddetta “immunità di gregge”, non si potrà neanche tornare a parlare di ripresa economica.
Durante le conferenze stampa dei giorni scorsi hanno colpito le dichiarazioni di Sleepy Joe in cui ricordava al mondo intero che gli USA si riprenderanno il ruolo di “Difensori dei diritti civili ed umani in ogni parte del pianeta”. Questo tanto per ricordare che il movimento di Navalnjy va appoggiato e Putin deve scendere a più miti consigli, che la Cina dovrà mettersi in discussione ad Hong Kong e che in Myanmar e Taiwan le cose devono tornare “sotto controllo”.
In Africa si dovrà “fare chiarezza sulla questione del Sahel”, mentre in Medio Oriente “altri Stati coinvolti dovranno dare un maggior apporto”. Un chiaro rifermento alla Francia e all’Unione Europea.
La nuova amministrazione firma però anche un provvedimento “buonista”, ma ipocrita, che blocca la vendita di armi all’Arabia Saudita, chiedendo il cessate il fuoco immediato nello Yemen martoriato dalla guerra da sei anni ormai.
Insomma, provano a mantenere il ruolo di “sceriffo del mondo”.
Quello che però inquieta sono le attenzioni che ha rivolto ai suoi alleati di sempre, a cominciare dalla Francia ed al resto dei paesi Nato in Europa, di cui è parte fortemente integrante anche l’Italia, per tutte le ragioni storiche che ben si conoscono.
L’ Italia e la UE non potranno rifiutarsi di “Collaborare in un’ottica di multilateralismo” con l’ alfiere dei diritti e delle libertà mondiali.
Biden ha inoltre chiesto ufficialmente all’Organizzazione Atlantica di “Trovare un modo per ridurre le truppe in Europa, soprattutto in Germania.”
L’aiuto di cui parla potrebbe indebolire l’Unione Europea in un’ottica di conflitto interimperialistico.
Ma questo è un altro discorso. Lasciamo decantare.
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