La giunta lombarda non finisce di stupire i cittadini, come sempre al peggio. Nei giorni scorsi, molti degli ultraottantenni che avevano prenotato la vaccinazione anti-covid hanno ricevuto un SMS della regione che più o meno diceva “sappiamo che hai prenotato la vaccinazione, purtroppo a causa delle mancate consegne siamo in ritardo”, aggiungendo qualche frase di generica rassicurazione.
Questo messaggio è stato, evidentemente, devastante per centinaia di migliaia di anziani che aspettano la vaccinazione per poter uscire di casa.
Si tratta di una menzogna enorme. Il terzetto Fontana-Moratti-Bertolaso ha in realtà nei frigoriferi circa 300.000 dosi di vaccino, quasi un terzo di quelle ricevute sinora. Quindi è la regione che è incapace di somministrare le vaccinazioni, al di là dei ritardi nelle consegne.
Sono 500.00 gli ultraottantenni lombardi che hanno prenotato la vaccinazione, e ad oggi ne sono stati vaccinati meno di 50.000, con un ritmo giornaliero di circa 6000 somministrazioni. Di questo passo, impossibile prevedere quando finirà la fase destinata agli ultraottantenni e si passerà alle altre di un piano vaccinale lombardo peraltro inesistente.
Viene da pensare forse mai, date le sconsiderate dichiarazioni che il “consigliere” Bertolaso ha rilasciato all’Eco di Bergamo. Bertolaso ha dichiarato che dopo gli ultraottantenni, si dovrebbero vaccinare le “persone che lavorano” e non quelle affette da patologie, quindi fragili, e in seguito, procedendo per età gli ultrasettantenni.
Tutto ciò in spregio alle indicazioni nazionali, che prevedono di procedere per fragilità e per fasce d’età. Una dichiarazione, dopo quella rilasciata un mese fa e poi ritirata da Moratti sulla priorità dei vaccini alle regioni con il Pil più alto, che scopre una precisa verità.
Tale verità è che le vaccinazioni si stanno facendo per rilanciare la produzione, non per salvaguardare la vita dei cittadini. Chi pensava che la pandemia avrebbe reso i capitalisti più buoni era completamente in errore, poiché li ha resi ancora più aggressivi, sino al cinismo e a formulazioni eugenetiche.
Intanto si chiarisce il curriculum del nuovo direttore della Sanità lombarda, Giovanni Pavesi, proveniente dall’entourage del vecchio presidente del Veneto, Galan. Costui, che si è dedicato in un primo tempo alla gestione delle aziende di famiglia operanti nel settore petrolifero, caro a Letizia Moratti, fu arrestato nel 1993, insieme al padre, per avere trasformato una cava in una discarica abusiva.
In quella circostanza, patteggiò un anno e venti giorni di reclusione perché, evidentemente colto con le mani nel sacco, temeva una condanna più severa. In seguito, non contento, fu denunciato durante un’inchiesta per corruzione legata alla costruzione del Mose, l’infausto, inutile e costoso progetto contro l’acqua alta veneziana ideato dalla giunta leghista. In questa seconda occasione, il Pavesi patteggiò una condanna a due anni e dieci mesi.
Questo è colui che Letizia Moratti ha scelto come capo della sanità lombarda. Peraltro, ricordiamo che Moratti fu a sua volta condannata per danno erariale procurato al Comune di Milano per aver nominato consulenti incompetenti scelti a sua discrezione. In quell’occasione dovette risarcire 591.000 € al Comune di Milano.
Ora ha messo la salute e la vita dei cittadini lombardi nelle mani di un pluricondannato.
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