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09/08/2021

“Agire ora o prepariamoci al peggio”. Il Rapporto Onu sul clima parla chiaro

È stato reso pubblico oggi il primo capitolo del Rapporto sul clima del Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico (IPCC) delle Nazioni Unite. Il rapporto completo verrà reso noto il prossimo anno.

Ma a novembre a Glasgow è prevista la riunione della Cop 26 ossia la conferenza internazionale sui cambiamenti climatici e l’anticipazione del primo capitolo del rapporto serve a mettere sul tavolo le urgenze non più rinviabili sul come intervenire per impedire una catastrofe climatica sul pianeta.

Il comunicato stampa che presenta e accompagna il Rapporto, il contenuto inviato per i lavori alla Cop26 è piuttosto esplicito: “forti e costanti riduzioni di emissioni di anidride carbonica (CO2) e di altri gas serra limiterebbero i cambiamenti climatici. Se, da una parte, grazie a queste riduzioni, benefici per la qualità dell’aria sarebbero rapidamente acquisiti, dall’altra, potrebbero essere necessari 20-30 anni per vedere le temperature globali stabilizzarsi”.

Alla Conferenza di Glasgow il primo punto dell’agenda sarà proprio verificare lo stato di avanzamento delle azioni intraprese dagli stati per rispettare l’impegno di tenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2 ºC e proseguire gli sforzi per limitarlo a 1,5 ºC. Uno sforzo, si legge nel Rapporto dell’Ipcc, che deve essere globale e non più prorogabile.

“Non possiamo permetterci di aspettare due, cinque o 10 anni: questo è il momento, o si agisce ora o non avremo più tempo” ha dichiarato il presidente della Conferenza mondiale dell’Onu (COP26) sul clima, Alok Sharma. Il capo del vertice in programma a novembre a Glasgow, in Scozia, ha avvertito che il rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) in uscita oggi, mostrerà che il mondo è sull’orlo di un potenziale disastro.

La ricetta per riportare il termometro in equilibrio consiste nel dimezzare le emissioni di gas serra entro il 2030 e portarle a uno zero netto entro il 2050. Se non si inverte la rotta, evidenziano gli scienziati, nel 2030 potremmo arrivare a 3 gradi e nel 2.100 fino a 4.

Al Rapporto dell’Ippc hanno lavorato 234 scienziati appartenenti a 195 Paesi che dal 26 luglio sono riuniti a porte chiuse e collegati online per scrivere parola per parola, le previsioni degli esperti Onu sul clima che aggiornano le ultime stilate sette anni fa.

Intanto nel nostro pianeta si susseguono disastri naturali in larghissima parte dovuti ai cambiamenti climatici, dalle inondazioni in Germania e Cina alle anomalie termiche e ai maxi incendi in Europa e Nord America. I fatti, come al solito, hanno la testa dura.

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