Premessa metodologica
Quella che segue non è la nostra posizione sul dibattito in corso su green pass, vaccini ecc., ma una serie di note sulle contraddizioni che da questo dibattito emergono. Per noi non ha senso inseguire la cronaca quando ogni giorno vengono alla luce novità vere o presunte che spesso rendono il quadro generale incomprensibile. Non ci interessa, quindi, contrapporci con qualcuno, collocarci in qualche schieramento, strizzare l’occhio a chissà quale soggetto.
Quel che ci interessa è provare a fornire elementi di riflessione su come si affrontano le discussioni.
La complessità delle questioni che affronteremo nel testo pensiamo sia nota ai nostri lettori, la possibilità di essere fraintesi è quindi elevata.
Il testo è correlato da note che riteniamo essenziali per comprenderlo e non appesantirne la lettura. Devono perciò essere considerate come parte integrante dell’analisi e chiediamo quindi la pazienza di leggerle.
Al contempo, questo è un testo che trascura diverse questioni sulle quali occorrerebbe un approfondimento che a volte non è alla nostra portata perché mancano dati coerenti su cui fondare l’analisi, mentre in altri casi, non abbiamo le competenze per poterci esprimere.
Tuttavia, quello che leggerete di seguito pensiamo sia riassumibile in poche righe: crediamo nelle risposte collettive alle sfide che ci si presentano. Crediamo che il sistema in cui abbiamo vissuto e in cui viviamo non sia strutturalmente in grado di rispondere ad esse, se non amplificando le fratture sociali interne e verso l’esterno. In queste fratture i rivoluzionari devono intervenire non per inseguire rivolte più o meno estese, ma per sviluppare coscienza di massa dei problemi reali.
I “grandi filosofi” che paventano per l’Italia futuri distopici esaltando la libertà individuale assoluta, i complottisti di varia specie che parlano di “truffa del covid”, i presunti scienziati attenti solo alla visibilità mediatica acquisita negli ultimi 18 mesi, alimentano soltanto confusione in nome del profitto e del prestigio personale. Chi ci governa in nome di un presunto interesse collettivo, in realtà, è a libro paga di pochi padroni. Tutti dunque, pur esprimendo apparentemente idee contrapposte, hanno molte cose in comune: danno per scontato che il sistema economico e politico che governa in Occidente sia l’unico possibile. I comunisti, a nostro parere, non sono quelli che vogliono o non vogliono i vaccini, i green pass o altro, ma quelli che vogliono costruire un mondo diverso in cui il potere è nelle mani del popolo, di chi lavora e di chi produce. In ogni singolo passaggio, la guida per noi è questa.
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Con l’esplosione del dibattito sul green pass all’interno del corpo sociale e politico del Paese, la pandemia di Covid-19, che perdura da 18 mesi, ha messo nuovamente a nudo l’intrico di contraddizioni che l’attuale fase del modo di produzione capitalista genera per continuare a perpetrare se stesso. In modo sempre più distruttivo.
È andato tutto malissimo
A qualche settimana dallo scoppio della pandemia in Italia, dai balconi spuntavano striscioni autoprodotti, spesso con i colori nazionali in evidenza, con lo slogan “andrà tutto bene” o con l’augurio che “ne usciremo migliori”. Il tutto ripreso con enfasi dai media e dai giornali che rilanciavano la riscoperta del patriottismo da parte della società italiana.
Il Presidente del Consiglio di allora, oggi impegnato in tristi ed inutili beghe interne al M5S con Beppe Grillo, era ai massimi livelli di popolarità. I primi DPCM venivano accolti quasi con entusiasmo, le critiche ridotte al lumicino e lasciate a pochi “disfattisti rompiscatole”. Dopo alcuni mesi, l’estate consentiva un respiro di sollievo, ma l’inverno trascorreva nuovamente tra divieti e restrizioni. Nel frattempo, gli “eroi”(1) in prima fila contro la pandemia cessavano di essere intervistati e soprattutto omaggiati. Il vaccino, di cui si iniziava a parlare come di una realtà concreta, veniva indicato come l’unica speranza per uscire dalla crisi sanitaria.
Inoltre, nel consesso UE, Giuseppe Conte conduceva una battaglia magnificata dai media, in cui strappava un risultato definito “storico”: per la prima volta, si diceva allora, l’Italia riusciva a convincere la UE a diventare una cosa diversa, più solidale, pronta ad agire con i soldi di quel che allora si chiamava Recovery Fund(2) (ora Next Generation EU a seguito dell’approvazione da parte della Commissione Europea del Piano Nazionale di Resistenza e Resilienza).
Nella disperazione, nell’incertezza quotidiana e sottoposti a un inedito regime di restrizioni, la novella aveva dei tratti di speranza agli occhi del corpo sociale. Ma la situazione è evoluta davvero in quel modo?
Contro il green pass
La scorsa settimana, le piazze italiane si sono riempite di manifestazioni contro il green pass, l’obbligo vaccinale e la “dittatura sanitaria”. Addirittura, nelle convocazioni si parlava di “truffa covid”. È difficile far calcoli, ma si tratta sicuramente di decine di migliaia di persone che, senza alcuna pubblicità sui media, sono scese spontaneamente nelle piazze italiane.
Chi è stato in piazza ha visto di tutto: da disoccupati a operai, da piccola borghesia a parte del personale sanitario. Ha visto compagni, magari non ha visto fascisti che, come ampiamente prevedibile, si sono comunque palesati nelle proprie roccaforti e la stampa non ha mancato di darne capillare notizia(3).
Si tratta della seconda ondata di proteste generali contro le politiche sanitarie in tempo di pandemia. La prima era per le riaperture degli esercizi commerciali, la seconda è questa che vediamo oggi. Se la risonanza mediatica era stata molto forte anche nella prima occasione, questa volta i numeri di piazza sono stati decisamente più consistenti.
Il green pass è un provvedimento molto controverso che anzitutto certifica il fallimento dello Stato nella gestione della pandemia(4) e tenta di spronare la cittadinanza a vaccinarsi. Contemporaneamente è una norma di compromesso tentata verso quei padroni (il capitale più piccolo e debole) maggiormente colpiti dalle restrizioni derivanti dalla pandemia: i commercianti(5). I quali, ovviamente, sono divisi tra coloro che considerano sostenibile per il proprio giro d’affari che almeno qualche cliente possa continuare a consumare e chi, invece, ha necessità di tornare a far cassa il più rapidamente possibile.
Ci sono molti e fondati motivi per contrastare il green pass(6). Ma alcune cose devono essere messe in evidenza.
L’Italia e tutti i paesi dell’Unione Europea sono paesi capitalisti, dove da decenni imperversa il credo neoliberista. Dove in maniera incessante e senza nessuna opposizione coerente, si è deciso di distruggere ogni forma di intervento pubblico sulla salute, sui beni essenziali. In cui, fin da scuola, si insegna l’individualismo, dove sui media e in ogni discorso pubblico si propagandano come unici ideali a cui la società deve tendere la competizione e il successo personale.
In cui non solo chi ci governa, ma anche chi è governato, non comprende più cosa significhi realmente il pensiero, l’organizzazione e l’azione a livello collettivo. In cui, anche l’idea di ripensare radicalmente il modello di sviluppo in senso meno liberista, viene considerata una follia utopistica.
In condizioni normali, nel corpo sociale questo non crea fenomeni di contestazione di massa. Tutto ciò che di sbagliato, di immorale, di eticamente ingiusto accade nel nostro mondo, viene considerato dai più secondo il senso comune come uno spiacevole effetto collaterale. Da correggere, al massimo con qualche nuova norma giuridica, qualche nuova legge, oppure votando qualche nome nuovo, tra quelli proposti dai media o dalle televisioni.
La pandemia, per come ci ha colpito e ci colpirà ancora, irrompe quindi sullo status quo neo liberale e lo sconvolge alle fondamenta. Perché, semplicemente, nessuno aveva mai pensato che vivere nel cosiddetto mondo libero potesse significare restrizioni di massa, impossibilità di movimento, medicalizzazione imposta.
La pandemia, quindi, crea una frattura in cui, almeno all’inizio, si impone il fenomeno sociale della delega a qualcuno, con le immancabili “lune di miele” con sempre nuovi salvatori della patria (l’avvocato del popolo, il governo dei migliori), ma la fiducia del corpo sociale inevitabilmente s’incrina entro tempi scanditi dal cronometro del capitale, che viaggia sempre più spedito rispetto a una società che necessiterebbe di tempi ben più ampi per elaborare ciò che sta vivendo.
La risposta irrazionale
È evidente, dunque, come in una società plasmata in questo modo, si sedimentino fattori di crisi permanente. Pronti a scoppiare a ogni scintilla.
Il capitalismo, come sistema di accumulazione mondiale, è in crisi dagli anni ‘70 del secolo scorso. Anni in cui si inverte la traiettoria che durava dalla fine del secondo conflitto mondiale. La concorrenza tra imprese e capitali, la libertà di commercio, la libera impresa, smettono di distribuire profitti (in modo ovviamente ineguale e ingiusto) sostanzialmente a tutti.
Si tratta di un fenomeno complesso: il capitalismo, infatti, per le società in cui viviamo – quelle Occidentali – non è stato solo distruzione e morte. Ma anche progresso reale, sviluppo delle forze produttive, della scienza, delle possibilità di viaggiare, conoscere, comunicare e curarsi. Chi come noi è comunista, conosce, ovviamente, il carico di contraddizioni intrinseche a questo sistema. A cominciare dall’accumulazione originaria passando per lo sfruttamento coloniale, lo schiavismo, le guerre. Fino allo sfruttamento ordinario e giornaliero in ogni luogo di lavoro.
Questa considerazione, qui espressa in modo banale e semplificato, può sembrare fuori contesto ma ha attinenze con il nostro presente. Chi contesta il green pass, al netto delle diverse sensibilità che ci sono sempre, contesta anche il vaccino (o almeno questo vaccino), contesta le multinazionali, Big Pharma etc.
Da tutto ciò sono evidenti due questioni: da un lato il farsi strada di un confuso ma reale sentimento antisistemico e forse anticapitalista; dall’altra un sentimento irrazionale per cui una multinazionale viene considerata come una sorta di serial killer fatto e finito, che uccide in nome di un istinto malato, psicotico e sostanzialmente insondabile(7).
Tra queste due interpretazioni vi è da un lato una connessione, dall’altro una contraddizione. Se le multinazionali e il sistema sono degli alieni (gli alieni sono di diverso tipo: nelle normali vulgate complottiste sono i massoni, i gruppi segreti, gli illuminati e via elencando), eliminandoli il sistema salva se stesso, il proprio modo di produrre e di costruire relazioni sociali. Se le multinazionali sono invece la reale forma sistemica del nostro modello sociale allora il sistema va cambiato e sostituito con uno più giusto e solidale(8).
Ora è evidente – anche in funzione dell’individualismo imperante in ogni soggetto sociale che abbiamo descritto in precedenza – come, in assenza di un pensiero alternativo presente nella società capace di incidere anche nella cultura istituzionale dello Stato, nelle fratture politiche, piccole o grandi che siano, la risposta irrazionale è vincente, perché più semplice, diretta e soprattutto consolatoria, in particolare in un momento storico contraddistinto dall’incertezza e da un “fine tunnel mai” come quello che stiamo vivendo in questi mesi.
Che fare?
Per prima cosa occorre analizzare la realtà per come si presenta.
All’inizio facevamo riferimento alla risposta UE alla pandemia: i prestiti del Recovery Fund. Ora, a distanza di mesi, è evidente a tutti che la UE e l’Italia non useranno un euro per potenziare il servizio sanitario pubblico. Non useranno un euro per migliorare la medicina territoriale. Non useranno un euro per la prevenzione, non ci sarà nessun aumento dei posti letto. La stessa permanenza dello status quo generato da decenni di tagli sociali perdurerà anche nell’istruzione, nei trasporti e in generale in tutto il settore pubblico. La crisi generata dall’impatto del Covid-19 in un sistema già in crisi, si riverserà esclusivamente sui lavoratori (è appena cominciato il giro dei licenziamenti post pandemia dopo il via libera del Governo e dei sindacati confederali), sui disoccupati e in generale sui più deboli. La nuova vulgata politica sulla green economy sarà una foglia di fico utile solo per tentare di rilanciare l’accumulazione di pochissimi, sfruttando le sensibilità ecologiche legate alla sopravvivenza del pianeta che negli ultimi anni sono emerse a livello sociale.
A oggi, è difficile credere di essere fuori dalla crisi pandemica. La strategia vaccinale, unica strada percorsa con un minimo di intensità da parte dei governi europei è sostanzialmente fallita, almeno in quello che sembrava e veniva spacciato come il suo obiettivo principale, il debellamento della malattia(9).
A livello globale, le multinazionali continuano a produrre i vaccini, ma non è in campo nessuna strategia di monitoraggio globale del loro funzionamento, della distribuzione complessiva, dell’efficacia sulle varianti, dei possibili effetti collaterali.
A oggi, alcuni vaccini non possono essere distribuiti perché chi li ha prodotti (in maniera pubblica o indipendente) è sotto il giogo di un blocco economico. I vaccini non sono patrimonio dell’umanità come dovrebbero essere ma sono sottoposti a brevetti commerciali(10). Attraverso le varie manovre, tra cui il green pass, si costruiscono cordoni sanitari con altri paesi(11). In molti stati, i soggetti più deboli continuano a morire per gli effetti del covid: in quel caso non esiste nemmeno la possibilità di discutere e dividersi tra vaccinisti e antivaccinisti.
Inoltre, dato sottaciuto da tutti, ad oggi non esiste alcuna profilassi di cura del Covid-19 riconosciuta e condivisa a livello, come minimo, nazionale o continentale.
A fronte di tutto questo, la frattura pandemica, pur accompagnata da irrazionalismo, sentimento individualista, tentativi di strumentalizzazione fasciste, è una frattura reale.
Non sarà l’unica, ve ne saranno altre e avranno molte caratteristiche in comune con questa. E come questa produrranno risposte spurie, irrazionali, populiste. Non certamente le nostre o quanto meno quelle su cui vorremmo ragionare(12).
All’interno di queste fratture si tratta di riuscire a portare in evidenza le reali contraddizioni. I comunisti non possono appoggiare lo status quo che si è delineato alle nostre latitudini in questi anni. Ma non possono neppure fare i grilli parlanti, fungendo da manodopera per operazioni che vanno in un senso opposto alla nostra direzione. Come non possono e non devono tollerare l’evidenza per cui, all’interno del magma che contesta il green pass, è prevalente l’idea della superiorità dei diritti individuali rispetto ai diritti della collettività, un pensiero che va totalmente rigettato.
Il problema per noi è duplice.
Occorre comprendere che il mondo non si divide tra chi si vaccina e chi no. Ma tra lavoratori e padroni, tra sfruttati e sfruttatori. Che il pensiero collettivo è superiore a quello individuale ma non nasce dal nulla, conquistare l’egemonia su questo campo è una lotta tutta da percorrere, soprattutto tra le macerie che caratterizzano la società in cui viviamo.
Che i soggetti della rivoluzione non si scelgono tra chi ha capito tutto (ammesso che sia così) scartando il resto, considerato come idiozia diffusa o ignoranza, ma che la consapevolezza reale dei problemi è qualcosa che si acquista nella pratica delle lotte.
Capendo che le piazze (che consideriamo giustamente nostre) della GKN contro i licenziamenti o di Voghera contro il razzismo, in una logica binaria da social network, per il momento sono in netta contrapposizione a quelle contro il green pass, perché non siamo in grado di ribaltare la narrazione mainstream, perché non siamo in grado di far emergere come la questione non può essere affrontata in nome delle libertà individuali contrapposte a quelle collettive, perché non siamo in grado di far vincere l’idea che non si tratta di falle di sistema ma del sistema stesso che va a rotoli.
La teoria quindi non basta. Soprattutto quando si riduce a un cicaleggio sui social. La comprensione delle dinamiche deve essere unita alla forza organizzativa per poter incidere nel reale. Che sia quest’ultimo punto, forse, il grande rimosso di tutte queste discussioni?
Magari partiamo da qui.
Note:
1) Ci si riferisce in particolare al personale medico e infermieristico in “prima linea” nella lotta per salvare le vite dei pazienti nelle fasi più acute della pandemia.
Altri “eroi”, altrettanto reali, come i medici cubani della Brigata Henry Reeve o il personale medico dell’esercito russo impegnati nel Nord Italia, sono stati prontamente dimenticati dai media, riposizionatisi molto rapidamente su una guerra fredda mediatica che non accenna a placarsi.
2) La questione del Recovery Fund è stata qui analizzata più volte. In particolare, in relazione all’inconsistenza numerica dei sussidi/prestiti. Vedi (in ordine cronologico):
https://www.citystrike.org/2021/04/06/levanescenza-del-recovery-fund/
https://coniarerivolta.org/2021/07/27/la-ricerca-secondo-il-pnrr-poca-precaria-e-funzionale-alle-imprese/
Per inciso, facciamo notare come all’interno della quasi totalità del movimento antagonista di sinistra, per tutta l’estate del 2020, il dibattito verteva su come impiegare una quantità di denaro che si considerava corposa, ma che in realtà, semplicemente, è quasi inesistente.
3) I giornali e i media, spesso se non sempre, omettono totalmente di parlare degli scioperi o delle manifestazioni di sinistra. Quando lo fanno, non vedono neppure le bandiere dei soggetti sociali e politici che partecipano. Quando si tratta di movimenti fascisti, invece, il loro occhio si fa improvvisamente acuto. E ogni fascista in piazza diventa la vera notizia.
4) https://ift.tt/2WGYN81
5) Per il capitale manifatturiero e i servizi collegati all’industria, invece, gli affari stanno andando a gonfie vele.
https://contropiano.org/news/news-economia/2021/07/30/il-pil-vola-i-salari-restano-da-fame-0141097
6) Per contestare il green pass non è necessario essere un no vax. Ci sono parecchi casi in cui se ne contesta l’utilità (tecnicamente il rischio di un flop modello “Immuni” è alto), l’opportunità, se ne contesta il carattere antidemocratico o anticostituzionale. Si pensa che, in concreto, possa avere effetti opposti rispetto a quelli che si prefigge di ottenere.
7) Per non essere fraintesi: le multinazionali, le aziende capitaliste in generale, nella storia sono state mandanti di uccisioni di massa, sperimentazioni criminali, etc. Basti pensare alle aziende che fanno profitti sulle guerre producendo e commerciando armi. Altri esempi possono essere facilmente trovati. Tra i vari casi gli squadroni della morte con le quali le aziende multinazionali organizzano massacri contro le popolazioni e gli attivisti che ne contestano l’operato in varie zone del mondo. Aziende sono state impegnate a sostegno di vari regimi ovunque e in periodi diversi nello sfruttamento degli schiavi, nell’uso della forza lavoro fino alla morte in campi di concentramento etc. Non hanno esitato a sperimentare farmaci e tecnologie mediche su cavie umane, ad esempio durante il nazismo. L’elenco è purtroppo, quasi infinito. Il problema che qui abbiamo semplificato è sostanzialmente un altro: per una azienda medica, il produrre un farmaco che funzioni dal punto di vista della salvaguardia della popolazione è un obiettivo. Perché ne va anche del profitto che è la sua principale missione. La contraddizione sistemica del capitalismo è questa: la predominanza del profitto su tutto il resto. Da cui deriva la “secondarietà dell’obiettivo” anche quando si tratta della salvaguardia della salute.
Un sistema in cui il profitto diviene secondario e diviene invece primaria la salvaguardia della vita di tutti non può essere cercato all’interno del modo di produzione capitalista, ma all’interno di un sistema socialista in cui il controllo della produzione spetta alla popolazione e non a un pugno di azionisti.
8) Il regista cinematografico John Carpenter declina acutamente in chiave politico-sociale l’immaginario dell’alieno nel film del 1988 “Essi Vivono”, pellicola che si può considerare un b-movie molto divertente e riuscita, con evidente messaggio anticapitalista. Un carpentiere disoccupato (l’eroe della working class americana) scopre, per caso, una setta guidata da un prete che fabbrica strani occhiali. Incuriosito, visto che la polizia non gradisce la presenza del gruppo, scopre che gli occhiali hanno il potere di smascherare alcuni soggetti (normalmente della upper class) mostrando che in realtà si tratta di alieni appartenenti a una sorta di civiltà predatrice. Indossando gli occhiali, i cartelloni pubblicitari cambiano aspetto. E le scritte sono, nella realtà, esortazioni a consumare prodotti, a obbedire, produrre etc. La metafora rivoluzionaria è evidente. Karl Marx, forse, avrebbe storto il naso. Il rendere il sistema economico e di controllo, un elemento alieno, è una palese forzatura., ma la metafora è facilmente utilizzabile in senso rivoluzionario.
9) Il fatto che il vaccino rappresenti, al più, una forma di contenimento o un modo per mitigare la pericolosità del Covid-19, non è negato da nessuno.
10) A livello UE, è girata una petizione per l’eliminazione del brevetto sui vaccini. Pur raccogliendo molte firme, la campagna lanciata dai partiti progressisti non ha avuto risposte concrete dal punto di vista politico.
11) La questione ha molti aspetti. Secondo molti studi, uno dei vaccini più validi è di fabbricazione russa (lo Sputnik V) ma l’UE non lo ha approvato per il mercato comunitario. Stessa cosa per i vaccini cinesi. Il Soberana Plus prodotto a Cuba non è ugualmente riconosciuto. Sui vaccini, più che una partita sanitaria, i governanti occidentali giocano una partita molto banalmente, ed esplicitamente, geopolitica.
12) Il secondo tempo dei populismi, capitolo di “Crisi pandemica e passaggi di fase” di Raffaele Sciortino. Leggi qui:
https://www.citystrike.org/2020/09/24/raffaele-sciortino-crisi-pandemica-e-passaggi-di-fase/
Collettivo Comunista Genova City Strike
Fonte
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