Ad annunciarlo è stato il ministro dell’Interno Libanese Bassam Maoulaoui, confermando le indiscrezioni circolate in queste ore. Ben 17 reti di spionaggio per conto di Israele sono state smantellate in Libano.
Secondo il Jerusalem Post anche un certo numero di operatori di varie ONG in Libano sono risultati far parte di queste reti.
Haaretz sottolinea che dei 35 arrestati, 12 arresti sono stati confermati dall’agenzia di intelligence che lavorano per Israele. Inoltre, 15 sospetti sono stati rilasciati dopo che è stato scoperto che lavoravano per organizzazioni internazionali e non per l’intelligence israeliana.
Il rapporto del ministero degli Interni libanese afferma inoltre che una cellula era collegata all’esplosione di un deposito di armi di Hamas avvenuta a dicembre nel campo profughi di Burj al-Shamali, nel Libano meridionale.
Durante la riunione del Consiglio dei ministri, Maoulaoui ha informato il gabinetto dell’operazione, senza specificare, tuttavia, dove fossero attive le reti di spionaggio. Le operazioni delle suddette reti “hanno svolto un ruolo sia a livello locale che regionale”, ha chiarito il ministro.
Il sito informativo Modon ha spiegato che le reti smantellate sono “indipendenti fra loro” e che sarebbero state arrestate dieci persone. Secondo il quotidiano Al Akhbar, vicino al movimento Hezbollah, sarebbero state arrestate 20 persone, attive tra il Libano e la Siria, di nazionalità palestinese, siriana e libanese.
Il quotidiano Times of Israel scrive che l’operazione sarebbe iniziata quattro settimane fa, quando la direzione delle forze di sicurezza interne libanesi ha iniziato a tracciare le reti – che ha detto avevano il compito di raccogliere informazioni su Hezbollah e varie fazioni palestinesi nel paese – una per una.
Secondo il rapporto, ognuno degli anelli operava indipendentemente in tutto il Libano e anche in Siria. Il giornale ha chiamato la scoperta “una delle più grandi operazioni di sicurezza del Libano” dal 2009.
Intanto, secondo quanto riferisce l’agenzia Nova, in Israele si è dimesso il comandante della divisione operazioni speciali del Mossad, nota come “Cesarea”, a causa di disaccordi con il direttore dell’agenzia di intelligence, David Barnea. Lo riferisce l’emittente israeliana Channel 13.
Il comandante, noto solo con l’iniziale ebraica del suo nome (Bet) per ragioni di sicurezza, è il quarto funzionario del Mossad a rassegnare le dimissioni da quando Barnea ha assunto la dirigenza dell’agenzia sette mesi fa.
Il comandante della divisione forze speciali avrebbe rassegnato le dimissioni dopo un acceso colloquio con Barnea, in cui quest’ultimo ha affermato che l’unità e i suoi subordinati sono “diventati un peso per l’organizzazione”.
Barnea, a causa delle difficoltà operative degli agenti israeliani nel mondo, starebbe apportando modifiche organizzative significative alla divisione, che Bet non è disposto ad attuare.
Barnea ha assunto la carica di direttore dell’agenzia di intelligence da Yossi Cohen a giugno. Insieme al comandante della divisione “Cesarea”, anche il suo vice e diversi agenti si sono dimessi, e, secondo i media israeliani, sarebbe già stato nominato un nuovo comandante per l’unità.
Il mito della invincibilità del Mossad ha incassato decisamente un duro colpo.
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