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26/02/2022

Armi nucleari: innovazioni, aggiornamenti e più rischi

Biden formulerà una Nuclear Posture Review deludente che non si discosterà da quella di Trump.

1) Una guerra nucleare non può essere vinta: ma negli ambienti militari degli Stati Uniti circola una tesi opposta!

2) Gli enormi rischi della tendenza ad affidare il controllo delle armi nucleari alle macchine: se l’intelligenza artificiale controllasse le armi nucleari, tutti noi potremmo essere morti!

3) Infine per chiudere una notizia che potrebbe essere positiva, se verrà confermata.

La crisi Ucraina (se la chiamiamo USA-NATO-Russia sull’Ucraina è più chiaro) è in pieno corso: non si è dissolta la minaccia di una escalation militare, dietro la quale si paventa anche il rischio di un ricorso agli armamenti nucleari, che sarebbe ovviamente devastante per l’umanità.

Credo che nell’opinione pubblica la concezione del funzionamento, del controllo e del ruolo di queste armi sia in generale ferma a una decina di anni fa (al 2010 risale l’ultimo trattato di controllo, il Nuovo START), mentre invece le innovazioni che sono in corso sono profonde, e il mio parere (in realtà di molti esperti) è che non solo le rendano più micidiali ma – cosa ovviamente estremamente più grave – aumentino notevolmente, anziché allontanare, il rischio concreto del loro uso.

È indubbiamente un argomento che presenta aspetti complessi, e forse non è molto attrattivo in tempi in cui le cose si cercano in internet per trovare le risposte più semplici: ma cercare di approfondire è essenziale per le nostre vite. Il proverbio dice “Se lo conosci lo eviti”, non è sempre sufficiente ma sicuramente è necessario, e vale la pena fare un po’ di sforzo.

Non si pensi che sia semplice raccogliere tutte le notizie (soprattutto perché molte sono in pieno corso) e valutare la loro natura e le loro potenzialità. Non ho nessuna pretesa di essere esaustivo, ma di fornire alcuni aggiornamenti che non credo siano molto noti, ed alcune valutazioni, come suol dirsi con beneficio di inventario. La fonte principale a cui mi rifaccio è una serie di articoli recenti del Bulletin of the Atomic Scientists.

Biden difficilmente disinnescherà i pericoli che ha ereditato dalle scelte di Trump!

Un articolo di Joe Cirincione sul Bulletin del 26 gennaio con il titolo eloquente “La politica di Biden stile Trump ci minaccia tutti”[1] inizia eloquentemente con questa frase:

«Il Congressional Budget Office stima che il governo spenderà oltre 634 miliardi di dollari per nuove armi nucleari in questo decennio. Si potrebbe pensare che il presidente Joe Biden cercherebbe di spostare alcuni di quei soldi in programmi che rivitalizzano il paese piuttosto che tenerlo incatenato ad armi obsolete della guerra fredda.

Vi sbagliereste.

Biden rilascerà presto un documento – la Nuclear Posture Review (NPR) – che delinea la visione della sua amministrazione sui rischi nucleari. Tutte le indicazioni sono che assomiglierà molto a quella dell’ex presidente Donald Trump.»


Avevo già dato notizia tre mesi fa, sempre da un articolo di Cirincione, del fatto che il Pentagono sia determinato a impedire al presidente Biden di cambiare la posizione nucleare degli Stati Uniti del tempo della guerra fredda[2].

Il nuovo articolo di Cirincione è più argomentato, ed acquista anche toni accorati. La condizione di Biden è critica da più punti di vista, egli è alle prese con alcune delle crisi più gravi che l’America abbia mai affrontato, i conflitti globali incombono, il suo sostegno politico in patria è in crisi, ed è sotto costante attacco da parte di un’opposizione repubblicana frenetica.

È quindi costretto a muoversi con molta circospezione, qualsiasi cosa che lo faccia apparire debole o rischi la defezione di un politico democratico mette in pericolo la sua intera agenda.

Sebbene il controllo delle armi nucleari sia un tema sul quale egli si è impegnato durante la sua carriera politica, a parere di Cirincione «egli taglierà solo alcuni programmi e aggiusterà un po’ di retorica, ma fondamentalmente manterrà in vigore la maggior parte delle armi e delle politiche di Trump.»

«Una postura nucleare ‘alla Trump’ eviterà grandi lotte con le cinque grandi corporazioni che costruiscono queste armi, i loro sostenitori al Congresso e gli esperti che finanziano. Manterrà il flusso di denaro nei distretti e negli stati del Congresso. Ai Progressisti non piacerà, ma in gran parte preserverà l’unità dei caucus democratici alla Camera e al Senato.»

Ma sarà una scelta accorta? Il giudizio su Cirincione è decisamente negativo, «giocando in difesa, Biden rinuncia alla sua più grande possibilità di trasformazione. Ucciderà tutto ma ucciderà  in particolareil suo lodevole obiettivo di riconsiderare le priorità di sicurezza dell’America.»

Biden aveva inaugurato la sua presidenza con l’ambizioso programma Build Back Better (ricostruire meglio) per rilanciare l’economia statunitense coniugando contrasto della pandemia, politiche verdi e al femminile, occupazione, lasciando addirittura crescere il budget del Pentagono: questo suo programma è franato ed inoltre il suo indice di gradimento fra i cittadini statunitensi sta scemando, prospettando una confitta nelle elezioni di mid term, aggravando il pericolo di un ritorno di Trump alle prossime presidenziali.

«Sembra sempre più – scrive Cirincione – che Biden non possa avere tutto. Dovrà scegliere. È qui che entra in gioco il suo NPR.

I rapporti indicano che la revisione – condotta da funzionari del Pentagono e appaltatori con un contributo simbolico da altri dipartimenti – cancellerà uno o due piccoli programmi nucleari, molto probabilmente un nuovo missile da crociera lanciato dal mare e un’enorme bomba lanciata dall’aria, la B-83, che è 100 volte più distruttiva della bomba che ha raso al suolo Hiroshima. Probabilmente modificherà anche la politica degli Stati Uniti per essere più favorevole al controllo degli armamenti e ridurre la gamma di situazioni in cui gli Stati Uniti inizierebbero una guerra nucleare.

Biden lascerà le armi più pericolose dell’arsenale statunitense, i missili terrestri che devono essere lanciati entro pochi minuti da un avvertimento di un attacco – anche prima che un presidente possa essere certo che l’attacco non sia stato un errore del computer o un cyber hacking. Peggio ancora, approverà, per la prima volta da un presidente democratico, il piano del Pentagono – portato avanti da Trump nei suoi ultimi mesi – per costruire un nuovo missile balistico intercontinentale che costerà oltre 264 miliardi di dollari. Nel complesso, i piani nucleari del Pentagono costeranno almeno 2 trilioni di dollari nei prossimi 25 anni.


[In definitiva, aggiunge Cirincone] ... lascerà in vigore le politiche della Guerra Fredda, compreso il primo uso delle armi nucleari in un conflitto, l’unica autorità del presidente per lanciare queste armi, e il mantenimento di centinaia di missili in allerta. Queste politiche si combinano per dare ad una sola persona il potere di distruggere in pochi minuti tutto ciò che l’umanità ha costruito nel corso di millenni.»

Ma c’è anche di peggio ad aggravare gli allarmi!

Una guerra nucleare non può essere vinta e non deve mai essere combattuta: ma negli ambienti militari statunitensi circola una tesi opposta!

Questa tesi fu alla base dell’accodo fra i presidenti Reagan (non certo una colomba) e Gorbachev quando nel 1987 siglarono il trattato INF (Intermediate Nuclear Forces) sull’eliminazione dei missili nucleari a raggio breve e intermedio, che pose fine alla decennale Crisi degli Euromissili (1977-1987): nella quale era realmente stato sfiorato nel 1983 il rischio di una guerra nucleare globale (raccomando assolutamente l’agghiacciante documentario “1983, quando il mondo ha rischiato la terza guerra mondiale”).

Questa tesi è stata ribadita nell’incontro dei 5 maggiori stati nucleari all’inizio di quest’anno[3].

Ma un articolo del Bulletin del 2 febbraio[4] fornisce la notizia agghiacciante che «Eppure molti nell’establishment della difesa statunitense – militari, governo, think tank e industria – promuovono la percezione che una guerra nucleare può essere vinta e combattuta.

Inoltre, lo fanno con una voce che è influente, rispettata, ben finanziata e trattata con deferenza. La metodica messaggistica della leadership della difesa statunitense alla sua forza lavoro aiuta a plasmare le opinioni di questo massiccio gruppo multisettoriale che include sostenitori, futuri leader e responsabili delle decisioni. Questo incentiva una visione delle politiche sulle armi nucleari che intensifica e accelera la nuova corsa agli armamenti nucleari che si sta formando tra Stati Uniti, Cina e Russia.»


Non mi dilungo qui per brevità nei dettagli dell’articolo, ma non sfuggirà a nessuno la gravità di queste posizioni, per di più diffuse mentre è in corso la crisi ucraina, che potrebbe precipitare in modo incontrollabile! Piuttosto cito il parere di Hans Kritensen, della Federazione degli Scienziati Americani e uno dei più autorevoli esperti indipendenti mondiali, in un’audizione alla Economic and Security Review Commission nel giugno 2021, che mi sento di sottoscrivere[5]:

«Personalmente dubito che qualsiasi paese si asterrebbe dall’usare per primo le armi nucleari se concludesse che la sua sopravvivenza dipende da questo, che abbia o meno una politica di non primo uso. Più che una garanzia di qualsiasi cosa durante una guerra, l’effetto più benefico e d’impatto di una politica di non primo uso è probabilmente il suo potenziale per limitare le ambizioni e la prontezza della postura nucleare.»

Personalmente ho ripreso in questi anni l’opinione di molti esperti che il provvedimento più urgente che le potenze nucleari dovrebbero prendere sarebbe di separare fisicamente le testate nucleari dai missili in modo che in caso di allarme o di emergenza siano necessarie ore, o giorni, per riattivare i missili, dando tempo per appurare se si tratta di un falso allarme, e di intavolare negoziati. Ma lo statement delle 5 potenze nucleari non ne fa nemmeno cenno!

Se l’intelligenza artificiale controllasse le armi nucleari, tutti noi potremmo essere morti!

In articoli passati ho denunciato il fatto che l’ossessione tecnicista (alimentata ovviamente dai colossali interessi dell’industria) che l’automazione totale possa evitare gli errori umani introduce in realtà fattori di intrinseca incontrollabilità del comando delle armi nucleari.

Scrivevo nel luglio scorso: “La fallibilità degli operatori umani ha alimentato lo sviluppo esasperato di sistemi di controllo automatizzato: il problema però è che tutte le macchine sono soggette a malfunzionamenti, con l’aggravante che la macchina non è suscettibile di riflessione critica e di ravvedimento, e questo può condurre al disastro.”[6]

Un articolo del Bulletin del 1 febbraio scorso analizza i gravissimi rischi che questo comporta[7]: «I militari stanno sempre più incorporando funzioni autonome nei sistemi di armi, anche se, per quanto si sappia, non hanno ancora girato i codici di lancio nucleare a un sistema di Intelligenza Artificiale. ... Non c’è garanzia che qualche militare non metta l’IA a controllo dei lanci nucleari.»

«L’enorme problema delle armi nucleari autonome, e in realtà di tutte le armi autonome, è l’errore. Le intelligenze artificiali basate sull’apprendimento automatico ‒ l’attuale IA in voga ‒ si basano su grandi quantità di dati per eseguire un compito. ... In un contesto di armi nucleari, un governo può avere pochi dati sulle piattaforme militari avversarie; i dati esistenti possono essere strutturalmente distorti, per esempio, basandosi su immagini satellitari; o i dati possono non tenere conto delle variazioni ovvie e previste, come le immagini scattate durante un tempo nebbioso, piovoso o coperto.»

Le armi nucleari sono state usate solo due volte, e gravi crisi nucleari sono state fortunatamente rare. «La mancanza di esempi ostacola anche gli esseri umani, ma questi ultimi hanno la capacità di ragionamenti di ordine superiore. Gli esseri umani possono creare teorie e identificare generalità da informazioni limitate o informazioni che sono analoghe, ma non equivalenti. Le macchine non possono fare altrettanto. La sfida più profonda è l’alto tasso di falsi positivi nella previsione di eventi rari. ... Un sistema autonomo progettato per rilevare e reagire contro un’arma nucleare in arrivo, anche se altamente accurato, mostrerà spesso falsi positivi.»

«Nel caso estremamente improbabile che questi problemi possano essere tutti risolti, le armi nucleari autonome introducono nuovi rischi di errore e opportunità per i cattivi attori di manipolare i sistemi. L’attuale IA non è solo fragile; è facile da ingannare.

Un singolo cambiamento di pixel è sufficiente per convincere un’IA che un bombardiere stealth è un cane. Questo crea due problemi. Se un paese cercasse davvero una guerra nucleare, potrebbe prima ingannare il sistema di IA, rendendolo inutile. Oppure un’organizzazione terroristica apocalittica e ben dotata di risorse, come la setta giapponese Aum Shinrikyo, potrebbe tentare di ingannare il sistema di un avversario per iniziare una guerra nucleare.

Entrambi gli approcci possono essere eseguiti in modi abbastanza sottili, difficili da rilevare: l’avvelenamento dei dati potrebbe manipolare i dati di addestramento che alimentano il sistema di IA, o sistemi senza equipaggio o emettitori potrebbero essere usati per ingannare un’IA a credere che un attacco nucleare sia in arrivo.»

«...la mancanza di dati di addestramento e di ambienti di test nel mondo reale significa che un’arma nucleare autonoma potrebbe sperimentare numerose distorsioni, che potrebbero non essere mai scoperte fino a dopo che una guerra nucleare è iniziata.»


Il GAO (U.S. Government Accountability Office) su intelligenza artificiale e armi nucleari

Pochi giorni fa il GAO ha pubblicato un complesso rapporto su “Intelligenza artificiale: Stato di sviluppo e acquisizione di capacità per i sistemi d’arma”8]. Anche se il rapporto non riguarda le armi nucleari, molte osservazioni collimano con quelle dell’articolo che ho appena citato:

«Il Dipartimento della Difesa (DOD) sta lavorando per sviluppare sistemi informatici capaci di svolgere compiti che normalmente richiedono l’intelligenza umana.

Abbiamo scoperto che gli sforzi del Dipartimento della Difesa per acquisire l’IA si presentano con alcune sfide che il Dipartimento affronta di solito, come i lunghi processi di acquisizione del Dipartimento della Difesa e le carenze di personale qualificato, così come le sfide specifiche dell’IA, come avere abbastanza dati utilizzabili per addestrare l’IA.

Per esempio, l’IA per rilevare i sottomarini di un avversario richiede la raccolta di molte immagini di vari sottomarini e la loro etichettatura in modo che l’IA possa imparare a identificarne uno da sola.

Il DOD ha anche difficoltà a integrare l’IA addestrata nei sistemi d’arma esistenti che non sono stati progettati per essa e a costruire la fiducia nell’IA tra il suo personale. Il DOD ha avviato una serie di sforzi, come la creazione di una piattaforma digitale interservizi per l’IA e gli addestramenti specifici per l’IA, per affrontare queste sfide e sostenere il suo perseguimento dell’IA, ma è troppo presto per valutare l’efficacia.»


Una notizia potenzialmente positiva, anche se per il momento provvisoria

In questo contesto decisamente allarmante potrebbe arrivare una buona notizia, ma ancora provvisoria. Da tempo si trascinano negoziati alla IAEA a Vienna tra USA + le 5 potenze Nucleari del Consiglio di Sicurezza + la Germania e l’Iran per cercare di riannodare l’accordo sul nucleare iraniano (Jcpoa) siglato da Obama nel 2015 e stracciato unilateralmente e ingiustificatamente da Trump nel 2019.

È noto, succintamente, che un nodo cruciale sono le sanzioni imposte all’Iran che hanno gravemente compromesso la sua economia, e sembra rimanere ancora il nodo da sciogliere: incrociamo le dita sperando nel meglio.

È largamente nota l’intenzione di Israele da tempo di bombardare gli impianti iraniani: questa eventualità sarebbe davvero una tragedia!

Note

1) J. Cirincione, “Biden’s Trump-lite nuclear policy threatens us all”, Bulletin of the Atomic Scientists, 26 gennaio 2022

2) Torna attuale oggi , o meglio declina, una speranza che Cirincione esprimeva 4 mesi fa, che la nuova coalizione di centro-sinistra in Germania potesse chiedere che gli Stati Uniti ritirino le testate nucleari schierate nel paese: oggi sappiamo che questa speranza è sfumata!

3) Joint Statement of the Leaders of the Five Nuclear-Weapon States on Preventing Nuclear War and Avoiding Arms Races

4) Alan Kaptanoglue Stewrd Prader, “US defense to its workforce: Nuclear war can be won”, Bulletin of the Atomic Scientists, 2 febbraio 2022.

5) https://www.uscc.gov/sites/default/files/2021-06/Hans_Kristensen_Testimony.pdf

6) Baracca, “Digitalizzazione, spazio informatico: quante le delizie … e quante le croci, e i rischi?”, Pressenza.

7) Zachary Kallenborn, “Giving an AI control of nuclear weapons: What could possibly go wrong?”, Bulletin of the Atomic Scientists, 1 febbraio 2022

8) "Artificial Intelligence: Status of Developing and Acquiring Capabilities for Weapon Systems”, 17 febbraio 2022.

Fonte

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