Sinceramente me l’aspettavo, ma non per questo sono meno indignato.
Mi aspettavo che la Corte Costituzionale presieduta da Giuliano Amato affondasse i due referendum, che avrebbero fatto avanzare i diritti delle persone e la civiltà del paese.
L’eutanasia legale avrebbe tolto al dominio dei soldi e del clericalismo il diritto ad una morte dignitosa, quando la malattia devasta e rende impossibile la vita.
La cannabis legale avrebbe riconosciuto una libertà già esistente in tanti paesi e tolto affari alle mafie.
Invece la Corte ha fatto proprie le peggiori obiezioni reazionarie e sanfediste. Il referendum sull’eutanasia avrebbe legalizzato l’omicidio, quello sulla cannabis avrebbe fatto dell’Italia una sorta di cartello di Medellin aperto a tutte le droghe.
C’è davvero da stupirsi per argomentazioni così ottuse e rozze, presentate alla stampa da colui che era chiamato il Dottor Sottile quando era il principale consigliere di Craxi (che poi abbandonò quando perse il potere).
Invece sui referendum sulla giustizia, che in realtà riguardano il controllo ed i privilegi dei politici rispetto alla magistratura, la Corte è stata di manica larghissima, ne ha approvati cinque su sei. Guarda caso l’unico bocciato è quello sulla responsabilità civile dei giudici, che pur in modo distorto avrebbe anche riguardato i cittadini normali. Poi restano tutti i quesiti che sono alla base del contenzioso tra politici e giudici; e prima di tutto quello sull’abolizione di quella parte delle legge Severino che impedì al condannato per frode fiscale Silvio Berlusconi di candidarsi alle elezioni.
Dunque, grazie al lavoro di demolizione della Corte Costituzionale, i cittadini dovrebbero recarsi alle urne per dare una soddisfazione morale a Berlusconi e per permettere a qualche altro pregiudicato della casta di candidarsi nel 2023.
Non succederà, a questo punto andranno a votare solo i militanti del centrodestra, litigando tra loro, ed il quorum non ci sarà. Ma forse neppure i referendum ci saranno, perché nel frattempo il solerte Draghi, già all’opera sulla materia, porterà a termine le “riforme” sulla giustizia.
Così il referendum, che era stato negli anni '70 un potente mezzo di cambiamento nelle mani dei cittadini e che sembrava di nuovo in grado di promuovere diritti e democrazia, si riduce a strumento dei giochi di palazzo tra le correnti del potere.
Soluzione perfetta per Giuliano Amato, il costituzionalista preferito da Berlusconi, uomo del palazzo della prima repubblica che continua la sua opera anche in quella attuale.
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