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19/02/2022

La vittoria di Putin e l’isteria della guerra

di Raffaele Crocco

Al netto di ogni considerazione, c’è che la guerra uno la fa se gli conviene. Altrimenti la evita, perché la guerra è una di quelle cose imprevedibili, in cui la garanzia di avere la superiorità militare, non è garanzia di vittoria. Almeno se parliamo di guerra convenzionale, non nucleare. Gli Stati Uniti lo hanno imparato in Vietnam, Afghanistan. I russi lo hanno appreso in Afghanistan e, in parte, in Cecenia. Se questo è vero – e lo è, in termini di analisi – la domanda è: perché Putin dovrebbe fare la guerra? Per quale ragione? Quello che voleva lo ha già ottenuto da tempo.

L’Ucraina per i prossimi vent’anni e sino a quando la guerra – quella sì che c’è – nel Donbass non sarà risolta, non potrà in ogni caso entrare nella Nato, per assenza di requisiti. La Georgia è nelle medesime condizioni. Ogni allargamento dell’Alleanza, quindi, è pura teoria, estremo gioco di fantasia. I confini fra Russia e Nato sono quelli attuali e resteranno così per un pezzo, cosa che per il capo del Cremlino è fondamentale. Contemporaneamente, Putin ha chiuso un accordo con la grande rivale degli Usa, la Cina. Accordo che gli permetterà di rafforzarsi economicamente e di dedicarsi al futuro. Futuro che si chiama Rotta Artica: è quella rotta navale e commerciale che si sta aprendo grazie allo scioglimento dei ghiacci e che consentirà di trasportare merci più in fretta e con minor costo passando a Nord, nel Mare Artico, praticamente sempre davanti alla Russia.

Guardate la cartina: i canali di Panama e Suez diventeranno vecchi di colpo. La Cina, per arrivare in Europa – che ricordiamolo, resta il più grande e ricco mercato mondiale – passerà da Nord, con l’aiuto dell’amica Russia. Per gli Usa un colpo durissimo, per la Russia la possibilità di controllare rotte semplici e fondamentali.

In questa situazione, con il prestigio internazionale ripristinato e con il Mondo riposizionato, perché Putin dovrebbe fare la guerra? Perché non dovremmo invece semplicemente credere al fatto che l’invasione dell’Ucraina non è mai realmente stata pianificata? Perché non dovremmo credere al ritiro delle truppe, soprattutto se questo ritiro è – banalmente – la fine di una lunga esercitazione? La guerra si ferma anche usando la logica e mantenendo i nervi saldi. Il continuo gridare “al lupo, al lupo” degli Stati Uniti sembra l’urlo isterico di chi sa di aver perso posizioni e prestigio.

Washington negli ultimi vent’anni ha già trascinato il Mondo in guerra con la menzogna, non dimentichiamolo. Abbiamo occupato l’Afghanistan raccontandoci che i talebani erano gli autori, con Osama bin Laden, degli attentati alle torri di New York. Stiamo occupando da quasi vent’anni l’Iraq, perché i servizi segreti statunitensi dicevano che aveva armi chimiche: non era vero. Ora siamo alla nuova isteria. Non caschiamoci. Non si tratta di pensare che Putin sia migliore o “buono”. Si tratta di capire che Putin non è stupido e non gli conviene fare la guerra.

Si tratta di ascoltare quello che, ad esempio, dice la chiesa cattolica ucraina attraverso il vescovo di Kiev, Vitalii Kryvytskyi: “Se da un lato non vediamo motivi politici per l’inizio di una guerra, c’è chi sostiene che la guerra sia già cominciata, anche se magari sono gli stessi media che ancora uno o due anni fa negavano che in Ucraina ci fosse un conflitto iniziato in realtà già otto anni fa”. “L’Ucraina – aggiunge – deve restare indipendente e respingere ogni desiderio imperialista”. Insomma, informiamoci meglio e con lucidità. Forse così aiuteremo molto di più e molto meglio il popolo ucraino.

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