La decisione del Consiglio dei Ministri di ieri relativo alla vendita di ITA, ad appena 4 mesi dalla sua travagliata e contestata nascita, è la conferma di tutte le denunce che USB (e non solo) ha fatto negli ultimi mesi: questa operazione è un’enorme speculazione a favore di interessi privati fatta ai danni di un servizio pubblico, a spese dello Stato, delle tasche dei cittadini e di migliaia di lavoratori e lavoratrici.
Infatti, avevamo già ampiamente annunciato che questo sarebbe stato l’esito inevitabile di un progetto industriale nato con enormi limitazioni, sulla scorta del dogma della discontinuità auto-imposto in una falsa trattativa con la UE, con dimensioni e missione utili solo a diventare ancillari ai grandi vettori stranieri che da 20 anni spadroneggiano nel nostro ricco mercato aereo nazionale, il terzo in Europa.
Un progetto che al momento sembra essere servito solo per cancellare un marchio storico conosciuto in tutto il mondo e per eliminare una volta per tutte un asset produttivo che, per quanto massacrato da 20 anni di malagestione, poteva riappropriarsi di importanti quote di mercato. Un progetto che è stato utilizzato anche per liquidare un patrimonio professionale enorme, licenziando migliaia di lavoratori, eliminando diritti previsti dalla legge e tagliando i salari del 30%, collocando questi ultimi sotto i livelli delle low cost.
Tutto questo portato avanti a spese dei contribuenti italiani, per poi vedere le compagnie straniere presentarsi immediatamente alla porta per riscuotere il loro interesse.
Un’operazione che era nata con un’altra missione nel 2020, ma completamente trasformata da un governo sempre più lobby di interessi finanziari che niente hanno a che fare con il bene della nazione, avallata da una classe politica oramai irrilevante ma che ha potuto essere conclusa grazie anche alla complicità di quei sindacati che hanno incredibilmente sottoscritto gli accordi del 2 dicembre scorso.
USB non si limita a rivendicare le proprie ragioni ma da subito lancia un appello affinché tutte le forze coinvolte comprendano la posta in palio: il presidio del terzo mercato continentale, il controllo e la gestione dei flussi turistici e commerciali e la limitazione della connettività intercontinentale del nostro Paese.
Occorre fermare questa enorme speculazione e ripensare, riprogettare e realizzare un diverso sistema del trasporto aereo nazionale.
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