La cronaca della crisi Usa-Russia sull’Ucraina, per adesso caratterizzata da continui allarmi sulla guerra imminente lanciati dai media occidentali, non deve far dimenticare la storia che, se ben analizzata, ci porta dritti fino ai giorni nostri.
E la storia, senza costruire miti, fa riemergere la figura di Zbiniew Brzezinski, consigliere per la sicurezza nazionale Usa per quattro anni, teorico della politica internazionale, diplomatico. Già, perché Brzezinski, scomparso nel 2017, ha lavorato per decenni su due assi che noi conosciamo bene come sostanza del nostro presente: il primo teorico, quello sulle conseguenze della rivoluzione digitale sulle nostre società, il secondo attivo e diplomatico, quello dell’isolamento della Russia e dell’avanzamento della Nato verso est. In Brzezinski lo scenario geopolitico tra fine ‘900 e inizio 2000, quello da capire per mantenere il primato mondiale Usa, è diretta conseguenza della rivoluzione digitale (economica, finanziaria, biopolitica) già dai primi anni ’80. Uno scenario oggi attuale e allora innovativo con una visione dei problemi, ancora ai nostri giorni, fortemente attuale.
Riletto oggi il suo Between Two Ages: America’s Role in the Technetronic Era, del 1982, nonostante le necessarie imprecisioni concettuali, è infatti uno straordinario documento teorico sull’impatto della rivoluzione digitale (da Brzezinski detta tecnotronica) sulle società occidentali e, di riflesso, sulla necessità di ridefinire, attraverso un uso combinato di soft e hard power, l’ordine geopolitico indebolendo, fino alla frammentazione, l’URSS prima e isolando la Russia poi. Trattandosi di un diplomatico di primissimo livello l’analisi teorica è andata di pari passo con l’azione politica: da anello di collegamento tra Usa e Vaticano, per sottrarre la Polonia all’influenza dell’URSS, da suggeritore delle strategie vincenti per la trasformazione dell’Afghanistan nel Vietnam dell’URSS, ad elemento attivo e presente nelle tattiche di isolamento della Russia postsovietica.
L’Ucraina, nella dottrina Brzezinski – geopolitica dell’isolamento della Russia, contenimento dell’Europa come conseguenze strategiche della nuova economia digitale – ha sempre rappresentato lo spartiacque tra una dottrina efficace e una dottrina vittoriosa. Una volta assorbita completamente l’Ucraina in orbita Usa, l’Ue sarebbe stata un elemento subordinato alla capacità di manovra americana e la Russia un soggetto isolato nel mondo. Come si vede l’attuale amministrazione americana, democratica come quella di cui Brzezinski fu consigliere per la sicurezza nazionale, ha assorbito molto delle teorie, e delle pratiche, dell’autore di Beetween Two Ages. Con una non sottile differenza: Brzezinski era un teorico della normalizzazione dei rapporti tra Usa e Cina e della separazione degli interessi tra Cina e Russia: non si poteva concepire, in definitiva, compimento dell’egemonia Usa nei paesi dell’est senza una separazione strategica, e di interessi, tra Russia e Cina.
L’amministrazione Biden si sta muovendo in Ucraina, per ora, secondo le regole della guerra non combattuta sul campo ma, e qui la differenza con la dottrina Brzezinski non è sottile, in contrasto con la Cina anzi, in periodo di rinnovata intesa Cina-Russia. E, bisogna dirlo, in epoca in cui l’egemonia di quella che Brzezinski avrebbe chiamato “dimensione tecnotrotica” non è più saldamente in mano Usa come in passato.
Le prossime settimane, se non i prossimi giorni, ci faranno capire se Biden sta facendo le mosse giuste o se sta compiendo un doppio errore: dottrinario, di scenario economico e politico-militare. Già ma qui dove troviamo l’Europa? Da qualche parte, in una area amministrata da una governance multilivello con moneta unica. Insomma, poco più di un nano, in uno scenario di giganti, quando in campo scendono le grandi trasformazioni e la nuova hybrid warfare. Questo non tanto per invocare, ci mancherebbe, un nazionalismo europeo a soluzione di tutti mali ma, realisticamente, per collocare noi e il nostro continente in cosa sta accadendo.
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