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26/02/2022

Combattimenti a Kiev. Trattative e cessate il fuoco ancora da definire

Combattimenti a Kiev e in altre città ucraine

Secondo quanto riferito dall’agenzia Nova, le truppe russe stanno attaccando da nord e sud nell’area occidentale di Kiev. Da nord si segnala il tentativo di prendere il controllo di una base militare situata in Viale della Vittoria che, secondo quanto riferito dalle forze armate ucraine, sarebbe stato respinto. Da sud ovest, invece, si sono segnalati duri scontri nel sobborgo di Vasylkiv e un attacco missilistico che ha danneggiato un palazzo residenziale. Il bilancio degli scontri nella capitale è di 35 persone ferite, fra cui due bambini. Il ministro degli Esteri ucraino, ha affermato invece che non ci sono state vittime in seguito all’attacco missilistico che ha colpito un edificio residenziale nell’area sud occidentale di Kiev. L’amministrazione comunale di Kiev, inoltre, riferisce di un altro missile che sarebbe caduto sempre nella zona sud occidentale della città.

Sono almeno 198 gli ucraini, inclusi 3 bambini, rimasti uccisi a seguito delle operazioni. Lo ha confermato il ministro della Salute ucraino, Viktor Liashko, su Facebook. Il ministro ha aggiunto che ci sono 1.115 ucraini feriti, di cui 33 minori.

Le forze armate russe hanno annunciato di essere riuscite a penetrare nella città di Melitopol, centro di circa 150 mila abitanti situato nel sud della regione di Zaporozhye, a 50 chilometri dal Mar d’Azov. Per i servizi di intelligence britannici la città invece non sarebbe caduta.

“Le forze armate ucraine hanno segnalato nove attacchi contro sette insediamenti della Repubblica di Luhansk. Cinque case sono state danneggiate nell’insediamento di Donetskiy, due persone, residenti locali, sono state uccise”. È quanto si apprende in una dichiarazione diffusa dall’ufficio di rappresentanza della Repubblica popolare di Luhansk nel Centro congiunto per il controllo e il coordinamento, e rilanciato dai media locali. La milizia popolare della LPR ha stabilito il controllo sul posto di blocco di Stanitsa Luganskaya sulla linea di demarcazione e il controllo sull’omonimo villaggio, ha affermato Ivan Filiponenko, portavoce della milizia popolare.

L’esercito russo ha diramato un proprio bollettino dove fa il bilancio dei primi due giorni di guerra. Il maggiore generale Igor Konashenkov afferma che le forze armate russe hanno distrutto 821 obiettivi delle infrastrutture militari ucraine, utilizzando armi ad alta precisione. “Tra questi ci sono 14 aeroporti militari, 19 posti di comando e centri di comunicazione, 24 sistemi missilistici antiaerei S-300 e Osa, 48 stazioni radar. Inoltre 7 aerei da combattimento, 7 elicotteri, 9 velivoli senza pilota sono stati abbattuti. Sono stati distrutti 87 carri armati e altri aerei da combattimento, veicoli corazzati, 28 sistemi di lancio multiplo di razzi, 118 unità di veicoli militari speciali”, ha aggiunto Konashenkov.

Trattative e cessate il fuoco

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e il presidente russo Vladimir Putin stanno discutendo di un luogo e una giornata dove poter tenere i colloqui per una tregua: lo ha riferito un portavoce di Zelensky. Il portavoce ha anche aggiunto che l’Ucraina è pronta a parlare di un possibile cessate il fuoco riferisce l’agenzia Reuters.

Il portavoce del governo ucraino ha dichiarato intorno all’una di questa notte: “Devo smentire le dichiarazioni secondo cui ci siamo rifiutati di tenere colloqui. Abbiamo accettato l’offerta del presidente russo: e proprio in questo momento, le parti si stanno consultando sul luogo e l’orario di svolgimento del processo negoziale. Prima inizieranno i colloqui, maggiori saranno le possibilità di tornare a una vita normale”.

Il ministero degli Esteri russo ha detto in precedenza di aver preparato una delegazione per i colloqui di pace con Kiev, che la Bielorussia ha accettato di ospitare a Minsk. Il dialogo dipende dal “comportamento responsabile di Kiev”, ha ammonito la portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova. Spostare i colloqui a Varsavia presenterebbe un problema, poiché la Polonia ha annunciato venerdì che chiuderà il suo spazio aereo a tutti i voli russi.

Al Consiglio di Sicurezza dell’Onu come prevedibile, la Russia ha posto il veto sulla bozza di risoluzione che chiedeva il ritiro delle sue truppe dall’Ucraina: sui 15 membri i voti a favore sono stati 11. Hanno votato a favore della risoluzione USA, Albania, Gran Bretagna, Francia, Irlanda, Norvegia, Gabon, Messico, Brasile, Ghana, Kenya, ci sono state tre astensioni tra cui quella di Cina, India ed Emirati Arabi Uniti, un dato quest’ultimo che ha sorpreso molto l’amministrazione USA.

Le sanzioni. Contrasti sul codice SWIFT per le transazioni

L’agenzia Agi riferisce che gli gli Stati Uniti stanno valutando se chiedere l’espulsione della Russia dal sistema di transazioni finanziarie Swift. Lo riporta Bloomberg. La Casa Bianca, secondo quanto riporta l’agenzia Usa, sta valutando se insistere per una direttiva dell’Unione Europea utile a bandire la Russia da SWIFT, anche se una decisione degli Stati Uniti e dell’Ue sul tema non è imminente. La Casa Bianca sta discutendo la questione con la Federal Reserve.

Il Consiglio Europeo invece ha deciso per ora di non escludere la Russia dal circuito interbancario Swift. Diverse le posizioni tra i vari paesi europei. Alcuni hanno sottolineato che la scelta potrebbe penalizzare coloro che per esempio acquistano gas da Mosca; altri si sono chiesti se non valesse la pena tenere da parte il provvedimento per rispondere a eventuali contro-sanzioni russe.

Nella giornata di ieri è circolata la notizia che l’Italia (e la Germania) volesse ostacolare questa specifica sanzione. Una presa di posizione del ministro Di Maio è giunta dopo che durante la giornata l’ambasciatore ucraino a Roma aveva chiesto al governo Draghi di esprimersi chiaramente sulla possibilità di bloccare l’accesso della Russia a Swift. Nel frattempo, anche Palazzo Chigi aveva assicurato: «Non vi è alcuna richiesta di eccezione sulle sanzioni da parte dell’Italia. La posizione italiana è allineata a quella dell’Unione europea».

Sempre a questo riguardo il ministro dell’Economia Daniele Franco ha precisato a Parigi che «la preoccupazione riguarda la possibilità di continuare a pagare il gas naturale russo». È una preoccupazione, ha detto il ministro, che concerne l’Italia e altri Paesi. «Non vi è nessuna divergenza d’opinione. Dobbiamo solo stare attenti» a non bloccare con eventuali sanzioni i pagamenti e quindi le forniture di gas russo.

L’agenzia russa Ria Novosti riferisce che i cittadini russi hanno ritirato 111 miliardi di rubli in contanti il 24 febbraio. La gente temeva la chiusura dei sistemi di pagamento Visa e Mastercard. La domanda di cartamoneta è aumentata di 58 volte durante la notte.

Già nel pomeriggio, molti bancomat, soprattutto nelle regioni, avevano finito il contante. Il sistema di pagamento elettronico PayPal funzionava a intermittenza.

Il secondo pacchetto di sanzioni varato dall’Unione Europea è assai più variegato del primo, adottato martedì 22 febbraio. Oltre a riguardare due massimi dirigenti della Russia e varie altre persone, va a colpire il settore finanziario, quello petrolifero (nel campo della raffinazione), quello dei trasporti (il 75% delle parti di aereo proviene dall’Europa e dal Canada), e quello high-tech (blocco all’export dei semiconduttori).

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