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13/02/2022

Un V-Day al Movimento 5 Stelle

È un V-Day al Movimento 5 Stelle quello preparato dal Tribunale di Napoli ai vertici del Movimento stesso. Una sentenza che esautora Giuseppe Conte e afferma che senza “democrazia interna” si è deciso il suo incarico al vertice del Movimento. Ovvero i Giudici, tanto osannati dal più grande movimento/partito giustizialista, hanno decretato “gravi vizi nel processo decisionale”, causa l’esclusione dalla votazione di oltre un terzo degli iscritti.

Una nomina in pratica avvenuta nonostante sia di fatto mancato il quorum necessario per decretarla. (1)

Era il 2007 e non a caso fu scelto l’8 settembre, per realizzare a Bologna il V-Day del Movimento. Come nel 1943, data in cui era iniziata la guerra di Liberazione dal nazifascismo per la Democrazia.

Quel giorno, sarebbe ufficialmente iniziata la rimonta democratica dei cittadini, lanciando una “rivoluzione liquida” guidata dal neo Movimento 5 Stelle, che avrebbe applicato la Democrazia diretta dei cittadini e mandato a casa “la Casta” presente in Parlamento.

Basta riascoltare le parole pronunciate dal palco in quei giorni, di Marco Travaglio (2) e di Beppe Grillo (3), per interrogarsi su come mai il Movimento 5 Stelle sia finito in questa superficiale ed includente rappresentanza politica, nonostante ancora abbia una discreta, anche se assai ridotta, presenza nelle istituzioni e in Parlamento.

Una forza politica che dopo soli sei anni, da quel V-Day, sarebbe diventata tra i primi partiti maggiormente votati e possibile forza determinante del futuro Governo del paese.

Possiamo al momento soprassedere sulle altre vicende, che in questi ultimi dieci anni si sono susseguite dentro e fuori quel Movimento e nel Parlamento, perché non basterebbero libri per specificarne azioni e conseguenze sia sul futuro del Paese che per la Democrazia stessa.

Ma è proprio su quest’ultima che in particolare vorrei soffermarmi. Quella che riguarda la dilagante delegittimazione della “Rappresentanza Democratica dei cittadini nelle Istituzioni”. Un principio, inverosimilmente posto come obiettivo principale del Movimento sin dalla sua nascita.

Pubblicai con pseudonimo, nel 2013, a seguito delle elezioni trionfanti per il Movimento 5 Stelle, una riflessione in cui specificavo che, da quel momento, il Movimento poteva avere la forza per poter agire secondo le proprie enunciazioni: “...senza che si sporchi le mani con la cosiddetta Casta”.

Scrivevo allora “Anche perché, se a qualcuno (ndr. PD in particolare ma anche i partiti d’opposizione alla sua Sinistra) questa situazione post elezioni, può apparire una sconfitta e un pericolosa “instabilità”, se giocata con intelligenza e non solo come puro dominio, può veramente rappresentare un’opportunità da non sottovalutare”.(4)

Questo in verità non si è mai provato ad attuare, anche a causa dell’arrogante mancanza di preparazione politica dimostrata nell’immediato dai suoi eletti, ma anche e soprattutto dal contorno di pura saccenza e presunzione storica sostenuta dalle altre forze politiche, in particolare della sinistra, che non vedevano di buon occhio il ritorno dei cittadini al loro fianco nelle piazze.

Una ricchezza che oggi, al contrario di quanto enunciato in quella gremita Bologna, il Movimento 5 Stelle è riuscito a dissipare, trasformandosi in peggio, nonostante la scadente condizione in cui si trovavano e si trovano, i gruppi dirigenti di quei partiti politici ancora presenti in Parlamento e nelle Istituzioni.

È allora solo una questione di democrazia?

Non possiamo negare che quel Movimento ha avuto il grande pregio e la capacità, di cui la Sinistra soprattutto antagonista per anni ha classificato come populisti e fascisti, di mobilitare tanti singoli cittadini. Giovani e anziani, professionisti e “pezzi di popolo” che sono tornati o hanno deciso di agire politicamente, come non avveniva, dal “Forum dei Diritti” soffocati con violenza dallo Stato a Genova nel 2001.

Nulla ovviamente in comune tra loro politicamente ma solo numericamente. Un bene certo per la Democrazia, se avesse però avuto un seguito e se in realtà, non avesse disilluso, con il loro comportamento, quello stesso popolo. Creando di fatto un danno maggiore alla partecipazione attiva e democratica dei cittadini alla vita reale del paese.

La nascita e la crescita del Movimento 5 Stelle, ha permesso e forse anche strumentalmente enunciato, che il cambiamento fosse possibile solo gestendo questo sistema economico, senza necessariamente metterlo in discussione. Senza entrare seriamente nel merito dei rapporti economici e di potere che, proprio per la sua natura capitalista predatoria, reggono gli equilibri politici dentro e fuori le istituzioni.

Hanno diffuso come un mantra che sarebbe bastato sostituire l’attuale classe dirigente, con persone capaci ed oneste elette direttamente dal popolo per risolvere la cosa. Una falsità politica e storica che in questi anni è emersa evidente e ha provocato, come diretta conseguenza, la sua prevedibile implosione. Innesto, il suo definirsi “né di destra e di sinistra” e il loro governare con la Lega e poi con il Partito Democratico, come se nulla fosse.

Un’azione questa che non poteva esimersi dal provocare, appunto, una radicale trasformazione politica del M5S, in modo individuale e non di obiettivi di Movimento. Ovvero, frutto proprio di quella assenza totale di analisi politica che solo un partito con i suoi principi ideologici (e non mi scandalizza questa parola) e la sua pianificazione, può permettere di raggiungere l’obiettivo prefissato e definito.

I parlamentari usciti a destra, a sinistra o le adesioni al gruppo misto; i versamenti economici mantenuti e non versati nelle casse del Movimento o a sostegno della piattaforma privata dei Casaleggio; i ricatti interni, le lotte per la leadership e la proprietà degli elenchi degli iscritti; il volgarissimo attacco di Beppe Grillo contro i Giudici sul caso che vede imputato suo figlio (5) o la modifica sul doppio mandato.

Per non parlare poi della diretta online per la “trasparenza” dell’incontro con Pierluigi Bersani del PD nel 2013 (6), sostituita oggi da accordi stretti in contemporanea con esponenti della destra e della sinistra per posti per i propri dirigenti, hanno dimostrato che l'attuale gruppo dirigente del Movimento 5 Stelle, non solo è diventato uguale alla Casta che aveva dichiarato di combattere, ma anche peggio.

Ecco perché è tanto alto il danno sociale alla Democrazia e al possibile Cambiamento, quello lasciato dal Movimento 5 Stelle. Perché ha mortificato tutte quelle persone volenterose di cambiamento, enunciando che, se i partiti sono un covo di delinquenti e la mobilitazione dei “migliori” non serve, questo è l’unico mondo possibile.

Ovvero, che può esistere solo una società dove l’individuo deve essere libero d’interpretare il sociale secondo le proprie esigenze e che può essere considerato tale, non perché parte di una comunità che ne identifica diritti e doveri, ma solo se essenza stessa di quel potere.

In fondo, anche con tutti i suoi aspetti negativi, il Movimento 5 Stelle ha ben rappresentato, e in modo plateale ed evidente, ciò che la maggior parte degli gli italiani realmente sono: un popolo capace di mobilitarsi prevalentemente su stretta necessità individuale, riconoscendosi nello Stato solo quando questo è in grado di sostenerli.

Un popolo capace di lamentarsi per quello che non possono avere o non funziona, pretendendo poi di non essere coinvolti in nessun tipo di cambiamento affinché tutto funzioni senza però che nulla venga cambiato.

Però nel Movimento 5 Stelle molti di loro ci hanno creduto veramente e quanti ritroveranno la forza di tornare a mobilitarsi dopo tanto fallimento?

Quanta delusione e amarezza hanno lasciato in quel pezzo di popolo che si era visto realmente arrivare nella “stanza dei bottoni” per poi non toccare nulla se non riuscire a far approvare un importantissimo reddito di cittadinanza, usato però più propagandisticamente e in modo clientelare per accumulare voti in tutta Italia, che per poter svolgere un ruolo decisivo nel modo di gestire l’occupazione e l’emergenza lavoro nero e povertà.

Quale allora il ruolo politico e sociale dei movimenti?

Il Movimento 5 Stelle ha rappresentato il punto più alto istituzionale mai raggiunto da un Movimento senza trasformarsi giuridicamente in partito. Soprattutto in un paese come il nostro che da sempre brulica di Movimenti, Associazione di ogni natura e principi politici ritenuti da essi stessi inderogabili.

In Italia, da anni, migliaia di volontari si mobilitano per diffondere questi principi in ogni angolo delle strade svolgendo un ruolo culturale importante, con però una carenza di obiettivi raggiunti su cui dovrebbero riflettere. Soprattutto in riferimento alla vicenda del Movimento 5 Stelle.

Anche perché, spesso i Movimenti dimenticano che il cambiamento o l’affermarsi dei loro principi tanto difesi, in un sistema democratico parlamentare rispettoso della Costituzione, non è possibile realizzarlo senza l’utilizzo di un’organizzazione partitica che possa legiferare leggi che riconoscano tali principi.

Il non riconoscere tale prassi, pensata dai padri costituenti, significa anche negare gli evidenti limitatissimi risultati politici ottenuti in questi ultimi 30 anni. Una serie di obiettivi mancati causati proprio dall’evidente assenza di referenti politici istituzionali. Questo è il punto.

La vicenda e il percorso sino a qui compiuto dal Movimento 5 Stelle, ha evidenziato in modo plateale come la perdita di una reale Rappresentanza Democratica dei cittadini, sia oggi una seria emergenza. Non a caso, mai come oggi, il legame tra Partiti, organizzazioni sindacali e Movimenti è praticamente inesistente.

Peggio: là dove è ancora saldo, è tenuto solo con quei partiti di potere, soprattutto locali, con l’intento di avere un proprio riconoscimento politico e finanziario. Un colloquio diretto o camuffato, che in realtà non può portare a nessun risultato perché il loro obiettivo, non è cambiare lo stato esistente, ma gestirlo a protezione dei propri referenti economici.

Un sistema che neanche il Movimento 5 Stelle è riuscito a scardinare e che invece dobbiamo cercare di cambiare se si vuole veramente evolvere ed uscire dallo stato passivo evidente delle cose.

Se i Movimenti non smetteranno di avere degli atteggiamenti settari nei confronti dei Partiti accusandoli di “volerli sfruttare elettoralmente”, anche quando inseriscono i loro principi nei propri programmi o si fanno portavoce delle loro istanze ed i Partiti di promettere cambiamenti che la natura politica e programmatica della propria organizzazione nega o non aumentando quel già limitatissimo spazio democratico interno, noi andremo verso un ulteriore e forse definitivo allontanamento dei cittadini dalle istituzioni, causa anche il cambio generazionale.

Se entrambi non decideranno, nel reciproco riconoscimento, di percorrere insieme quella strada che conduce all’affermazione di quei principi, i cittadini rinunceranno sempre più a mobilitarsi ed esprimere il proprio diritto di voto.

Peggio: voteranno il più bello, il più forte o quello che “parla bene e gli fa avere subito qualcosa in cambio”, che si presenterà alle elezioni. Sosterranno indifferentemente un altro uomo o donna della provvidenza che sia lasciato libero di operare in spregio alla vecchia Costituzione e senza l’intermediazione delle organizzazioni sociali non partitiche che tanta paralisi creano ad un sistema che deve “fare e subito” per il bene di tutti.

Una cosa è certa: il Movimento 5 Stelle ha lasciato un vuoto che qualcuno dovrà riempire e speriamo che il gruppo nato oggi alla Camera dei Deputati denominata “ManifestA”, composta da Potere al Popolo, Partito della Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, possa sopperire a questa mancanza.

Una componente unitaria con capogruppo l’onorevole Simona Suriano, che mira alla costruzione di un movimento unitario di opposizione e di alternativa ai poli politici esistenti e al governo Draghi.

“Una positiva novità – afferma il comunicato di PRC – che forse potrà garantire uno spazio nel dibattito parlamentare. Anche se le deputate, non essendo state elette nelle liste di Rifondazione Comunista / Potere al popolo, agiranno in parlamento in autonomia” ma potranno utilizzare suggerimenti e contributi, sui temi più rilevanti, di queste due forze politiche.

Per la delusione e i principi individuali che ha lasciato l’esperienza del Movimento 5 Stelle nella società, un’altra risposta politica era necessaria. Il rischio è che seriamente quello spazio venga occupato dalla destra, sempre più apparentemente “contro” ma vicendevolmente stabilizzatrice e conservatrice come forse non è mai avvenuto nel nostro paese.

Note

1 – https://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/politica/22_febbraio_07/m5s-tribunale-napoli-sospende-modifiche-statuto-che-hanno-portato-all-elezione-conte-35010a22-8818-11ec-9bf4-9b7afe80df9a.shtml

2 – https://www.youtube.com/watch?v=R6c_nnUaj2Q

3 – https://www.youtube.com/watch?v=n7VWr4-Kpcw

4 – http://www.alkemia.com/editoriale/DemocraziaLiquida/tabid/1282/Default.aspx

5 – https://www.youtube.com/watch?v=fFazaDn-Ef0

6 – https://www.youtube.com/watch?v=sQ_ED1esQf0

Fonte

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