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19/02/2022

Il Golfo del Tonchino nel Mar Nero

Il golfo del Tonchino comincia dalle coste del Nord del Vietnam in Asia. Lì il 4 agosto 1964 la Marina degli Stati Uniti e la CIA inventarono di sana pianta un attacco di battelli della Repubblica Democratica del Vietnam contro alcune unità della flotta americana.

Il presidente Johnson, democratico come Biden, usò quel falso di cui era a completa conoscenza per convincere il Congresso a votare la guerra totale al Vietnam. Di fronte a quella che venne presentata dal presidente come una “seconda Pearl Harbour”, senza neanche un danno o un morto americano, ma furono considerate “sottigliezze”.

Il 7 agosto 1964 il Congresso votò la guerra.

Oggi sulle rive del Mar Nero, in quella terra dell’Ucraina abitata da russi che i fascisti di Kiev vorrebbero sottoporre alla loro pulizia etnica, nel Donbass, gli Stati Uniti stanno ripetendo la farsa criminale del Golfo del Tonchino.

Mentre le milizie naziste di Kiev scatenano i bombardamenti contro la popolazione civile del Donbass, che ora viene invitata a fuggire in Russia dalle stesse autorità locali, tutti i mass media occidentali mostrano la foto di una asilo che sarebbe stato bombardato dai filo-russi.

Contemporaneamente il segretario di Stato USA Blinken, quello che aveva annunciato l’invasione russa dell’Ucraina il 16 febbraio, all’ONU spiega di ritenere che i russi si travestiranno da ucraini per attaccare i russi ed avere la scusa per intervenire. Testuale.

La realtà è dunque che il governo USA, fallita l’operazione di condanna di una invasione che non c’era, ha convinto il povero burattino Zelensky a scatenare lui la guerra, naturalmente nella forma che il governo degli Stati Uniti storicamente preferisce: quella per procura. Soldati di altri paesi che ammazzano e si fanno ammazzare per conto degli interessi USA.

“Siamo invasi dai russi”, gridano i miliziani di Kiev mentre bombardano – davvero questa volta – gli asili. E forse è vero che nelle terre del Donbass i russi ci sono arrivati. Ma come mi ricordava là una professoressa dell’università bombardata, i russi in quelle terre arrivarono quattrocento anni fa.

Ma quali sono gli interessi che muovono questa sporca guerra?

Quelli di rompere legami e affari della UE verso la Russia e soprattutto verso la Cina, di fermare i gasdotti che le multinazionali USA non controllano e soprattutto bloccare la “Via della Seta”. Prima colpita sul piano economico da questa guerra è la Germania, le cui economia è oramai più agganciata agli scambi con Russia e Cina che a quelli con gli Stati Uniti.

Sul piano militare invece la principale botta va alla Francia, il cui presidente Macron aveva dichiarato “in coma” la NATO e che ora è costretto ad allinearsi da buon soldatino nella campagna guerrafondaia euro-atlantica. Draghi, come tutti i politici e i governanti italiani, non pervenuto.

Quando invase l’Iraq, anche allora con clamorosi falsi esibiti all’ONU, il presidente Bush definì “nuova Europa” i paesi dell’Est Europeo, con governi fanatici di quella guerra, e “vecchia Europa” la Germania e la Francia che recalcitravano.

Ora Biden ripete l’operazione in Ucraina, con la compagnia dei governi fascisti orientali, che ancora una volta svolgono il ruolo di avanguardia dello scontro.

L’imperialismo americano in ritirata ha deciso di fissare in Europa la frontiera dei suoi interessi, a costo della terza guerra mondiale.

Ancora una volta il sistema mediatico occidentale si schiera armi e bagagli con la propaganda di guerra USA, anche oltre lo schieramento dei governi. Una velinocrazia guerrafondaia in cui la stampa italiana si distingue per vergogna. D’altra parte da sempre la prima vittima della guerra è la verità.

Il potere USA vuole un Vietnam in Europa, contro la Russia e contro l’Europa stessa, a questo serve il ritorno in campo di una NATO che avrebbe dovuto esser sciolta trent’anni fa.

No alle fake news, alla guerra, alla NATO, assieme oggi più che mai.

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