Con la scomparsa del blocco socialista e il consolidamento del fenomeno della concorrenza globale, è emersa un’unica narrazione, teoricamente non ideologizzata, secondo la quale ci troviamo di fronte a una nuova fase caratterizzata da:
– la scomparsa delle “barriere” commerciali ed economiche;
– l’omogeneizzazione della cultura di massa che vede nella crisi delle grandi ideologie storiche l’opportunità di universalizzare il dibattito sullo sviluppo unipolare;
– la crisi del paradigma analitico Est-Ovest che lascia il posto all’analisi Nord-Sud che, in questo modo, cerca di apparire lontana dalle ideologie e dalle classi, cioè non esprime la separazione ideologica dei blocchi, ma non può nemmeno nascondere le crescenti disuguaglianze tra i paesi e tra le persone.
È evidente, quindi, che dopo la scomparsa del blocco socialista, i rapporti Nord-Sud acquisiscono una nuova dinamica e si manifestano in altre condizioni, ma, in sostanza, la teoria dei classici del marxismo sulla divisione sociale del lavoro continua a mostrare una straordinaria capacità di descrivere i fenomeni in gioco.
Inseparabile dall’analisi del materialismo storico e dei rapporti di classe e del surplus economico, questa teoria non può essere elaborata senza accettare la riproduzione materiale della vita umana, mentre devono essere analizzati i problemi di coordinamento dei diversi sistemi di lavoro che essa integra, divenendo quindi una Teoria del potere e dello Stato.
Il concetto di “geopolitica” ha un quadro analitico complesso, con varie teorie e approcci metodologici. Va notato che Rudolf Kjéllen (1864-1922) è stato il primo ricercatore a coniare la parola “geopolitica”; e che ha cercato di trovare un’identità tra lo Stato e gli organismi viventi; ha elaborato questo parallelismo nel suo lavoro “Lo Stato come stile di vita”.
Le alternative di sistema che si aprono al Sud, quindi, non hanno una componente geografica, possono essere articolate da qualsiasi parte del mondo per la natura egemonica del rapporto capitalista e la manifestazione delle sue leggi. In quanto lotta antiegemonica, le articolazioni tra i settori di opposizione del Nord e del Sud sembrano praticabili e necessarie, essendo questa una delle grandi sfide delle forze anticapitaliste nel mondo.
D’altra parte, l’azione della legge del disuguale sviluppo economico e politico ha approfondito i processi di differenziazione sociale ed economica. L’emergere di nuove e articolate periferie e semiperiferie e blocchi economici che, dal sottosviluppo, iniziano ad avere la capacità di sfidare il predominio assoluto delle potenze occidentali, si presenta come una grande opportunità per le relazioni Sud/Sud.
Anche nei paesi del nord si sono rafforzati i processi di differenziazione che Marx aveva già indicato come legge del sistema capitalista. Come chiaro esempio di ciò, segnaliamo brevemente il lavoro svolto dall’eminente economista francese Thomas Piketty, che nell’agosto 2013 ha pubblicato il suo libro Capital in the 21st Century.
Questo prezioso testo riprende il vecchio tema della disuguaglianza, attraverso l’uso intensivo dell’apparato statistico e del metodo storico, e conferma che la disuguaglianza è una forza determinante del capitalismo, che è possibile ridurla temporaneamente, riordinare il sistema attraverso momentanee decisioni politiche; ma i processi storici mostrano che politiche sporadiche non possono sostituire le leggi che agiscono oggettivamente sulla base del sistema capitalista.
Secondo la Federazione Italiana degli organismi per i senza fissa dimora (Fiopsd) la forbice che divide i ricchi dai poveri si sta allargando paurosamente. “Mentre prima erano soprattutto gli stranieri che svuotavano i bidoni della spazzatura, ora è aumentato il numero degli italiani”.
“Fino a qualche tempo fa a Roma il monopolio dei cassonetti era in mano ai rom, veri esperti nel riciclo dei materiali, in particolare di rame. Ogni tre ore controllavano l’immondizia gettata. Adesso anche gli italiani del ceto medio hanno iniziato a frugare nei contenitori. Questo avviene soprattutto in periferia”.
“La maggior parte delle persone sono anziani che vivono da soli e si vergognano a mangiare alla mensa della Caritas. Così, cercano di andare avanti in questo modo”.
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