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23/01/2024

Gaza - 21 soldati israeliani uccisi in un'imboscata

Sembra decisamente finita l’epoca del mito militare israeliano, quando risolveva la partita con gli stati arabi confinanti in stile “guerra dei sei giorni”.

Non solo l’attacco contro Gaza – una striscia di territorio di una quarantina di chilometri di lunghezza, priva di difesa antiaerea e di armi pesanti – dura ormai da tre mesi e mezzo, ma le perdite di uomini e mezzi (che appaiono agli analisti militari decisamente sottostimate, “all’ucraina”, insomma) diventano sempre più rilevanti.

“Abbiamo vissuto uno dei giorni più pesanti dall’inizio del conflitto”, ma non per questo ‘‘Israele smetterà di combattere fino alla vittoria totale”.

Benyamin Netanyahu è dovuto intervenire direttamente, nel solito modo tronfio, dopo l’esplosione che ha causato la morte di 21 soldati ad Almaazi, nel centro della Striscia di Gaza.

“Sono cosciente che la vita delle famiglie degli eroici soldati caduti – ha aggiunto – cambierà per sempre. Io provo dolore per queste perdite e abbraccio i parenti dei nostri militari”. Il premier ha confermato che sulla vicenda è stata aperta una indagine da parte dell’esercito.

L’“incidente” è stato inizialmente dato per avvenuto la scorsa notte nei combattimenti in corso a Khan Yunis, a sud di Gaza, come reso noto dal portavoce militare Daniel Hagari.

Già così era uno shock per Israele, abituata a contare sulle dita di una sola mano i caduti in una giornata di guerra. È infatti l’episodio più grave per l’esercito israeliano dall’inizio della guerra.

Poco dopo l’imbarazzante correzione: l’attacco è avvenuto nel campo profughi di Maghazi, nel centro della Striscia – non distante da confine – e non come sembrato a Khan Yunis.

“Per quanto ne sappiamo – ha detto Hagari – intorno alle 16:00 (di ieri e non nella notte) i terroristi hanno lanciato un razzo contro un carro armato che proteggeva i soldati e si è verificata un’esplosione in 2 edifici a 2 piani. Questi sono crollati, mentre i soldati erano dentro e vicino ad essi”.

Secondo altre fonti, sempre dell’esercito israeliano, lunedì alcune unità di riservisti stavano sgomberando delle case nel centro di Gaza, a circa 600 metri dal confine con Israele, quando due edifici sono esplosi e sono crollati sui soldati.

Le forze armate avevano piazzato delle mine prima delle demolizioni previste, che sono state probabilmente innescate da una granata a razzo sparata contro un carro armato nelle vicinanze. Insomma, quasi un “colpo di fortuna” per le forze della resistenza che avrebbero fortuitamente centrato delle cariche piazzate dalle stesse Idf.

Secondo quanto riporta Ynet news una prima indagine rivela che l’esplosione si è verificata quando una forza combinata di fanteria, truppe corazzate e del genio stava lavorando per demolire due edifici a ridosso del confine per preparare un’area sicura nel centro della Striscia di Gaza.

Questo è quanto riporta l’agenzia israeliana: “Intorno alle 4 del pomeriggio, almeno un terrorista, presumibilmente emergendo da un tunnel e quindi non rilevato, ha sparato un missile anticarro contro un carro armato che proteggeva l’operazione, provocando la morte di due soldati nel carro armato e il ferimento di altri due. Nel frattempo, un RPG è stato lanciato dalla cellula verso un complesso di due case adiacenti occupate da dozzine di soldati come parte dell’operazione”, ha detto l’IDF. Le stime iniziali suggeriscono che il fuoco anticarro nell’edificio abbia innescato diversi esplosivi piazzati dalla forza all’interno, causando il crollo completo del complesso di due edifici a causa della massiccia esplosione e l’uccisione dei soldati israeliani presenti nell’area.

Il bilancio dell’attacco – difficile pensare che sia stato “fortuito” – dimostra però diverse cose. In primo luogo che la resistenza è molto più forte del previsto persino nelle aree che Israele riteneva di aver “bonificato completamente” (appena a ridosso del confine est).

In secondo luogo che le comunicazioni interne alle linee di comando Idf sono tutt’altro che perfette (Maghazi dista chilometri da Khan Younis) e non sempre si capisce dove sta accadendo un combattimento. Il che sicuramente rende molto meno “efficiente” qualsiasi risposta.

In terzo luogo che la “strategia” israeliana consiste semplicemente nel fare terra bruciata. L’ammissione di aver preparato la demolizione di due edifici civili, in un complesso già “conquistato”, significa questo e nient’altro.

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