La situazione nel Mar Rosso, gli attacchi degli Houthi yemeniti di cui nei telegiornali abbiamo imparato tutto in queste ultime settimane rischiano di mettere in crisi l’economia italiana, soprattutto quella di Lombardia ed Emilia Romagna.
Il perché è presto detto: gli attacchi alle navi che transitano dal sud del Mar Rosso verso il canale di Suez, per raggiungere poi l’Europa, hanno rallentato e a volte bloccato il traffico di navi cargo che trasportano per lo più GPL proveniente dal Qatar, tanto da ridurre il traffico di merci di quasi il 66%.
A seguito della guerra in Ucraina e della rottura diplomatica con Mosca, la monarchia del Golfo è diventata uno dei principali fornitori di gas liquefatto per l’Europa. Lo stop alle spedizioni, dunque, potrebbe innescare nuove incertezze per i Paesi europei.
A detta di Gie Agsi (l’istituto europeo che monitora i dati dello stock di gas nel territorio UE) i paesi europei si sono premuniti di avere delle riserve per evitare nuovi rincari oltre a quelli visti l’anno scorso, ma la preoccupazione cresce anche a livello comunitario.
Il commissario all’Economia Gentiloni ha dichiarato pochi giorni fa che la situazione non è affatto da sottovalutare, e che anche se per ora la situazione è sotto controllo, alcuni effetti “potrebbero materializzarsi nelle prossime settimane”.
Secondo Confartigianato il valore dell’import-export italiano che transita ogni anno per il Canale di Suez è pari a 148,1 miliardi di euro, quasi tutto di import, e questa situazione di tensione potrebbe “penalizzare soprattutto il made in italy e l’approvvigionamento di prodotti essenziali per la trasformazione della manifattura italiana”, e quindi per lo più Lombardia ed Emilia Romagna.
La militarizzazione e la tendenza alla guerra quindi è la risposta messa in campo per difendere gli interessi di un sistema economico in crisi che non vuole morire. In risposta alle preoccupazioni delle imprese italiane ed europee di fronte ad una nuova possibile crisi dei rifornimenti energetici, l’UE manda gli scudi protettivi nel Mar Rosso, per proteggere i mercantili dagli Houthi e scortare le navi a destinazione in Europa.
Si chiamerà Aspis, (in greco antico “scudo”, appunto) la missione europea nel Mar Rosso a cui parteciperà anche l’Italia e che sarà deliberata lunedì prossimo a Bruxelles. Gli USA ovviamente non se ne tireranno fuori, e infatti Biden ha già annunciato l’avvio dell’operazione aerea in difesa del commercio internazionale.
La questione del rifornimento energetico sta diventando sempre più annosa, e mai come in questi anni diventa palese come la crisi ambientale e quella economica vadano di pari passo: la corsa scomposta verso le rinnovabili, la ricerca continua di accordi con paesi come l’Algeria o l’Azerbaigian infatti, sembrano essere anche dirette conseguenze di una situazione di profonda destabilizzazione causata dalle guerre che ormai l’Europa ha lungo tutti i suoi confini.
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