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25/01/2024

Col “decreto armi”, la Lega fa campagna elettorale sulla tragedia della guerra

È durata soltanto qualche ora l’opposizione della Lega alla strategia del governo, di cui è parte, sulla guerra in Ucraina.

L’ordine del giorno sul decreto-armi che avrebbe dovuto dividere la maggioranza sul sostegno all’Ucraina è stato infatti riformulato dal governo e reso compatibile con il dettato dell’Unione europea e della Nato di proseguire la guerra “almeno” (visto quanto accade nel Mar Rosso) fino all’ultimo ucraino.

L’ordine del giorno della Lega

Ieri al Senato è stato presentato il testo del decreto che permette l’invio di armi e armamenti all’Ucraina. Emanato dal governo Draghi, il decreto è stato rinnovato per il 2024 dall’esecutivo Meloni e ha bisogno del voto dei Parlamento per la conversione in legge.

Dopo il primo confronto senza troppe difficoltà alla Camera di metà dicembre, al Senato la tensione era schizzata alle stelle perché il capogruppo leghista Massimiliano Romeo, anticipato da il Fatto, avrebbe dovuto presentare un ordine del giorno con cui si chiedeva al governo di fare un passo indietro sul sostegno armato all’Ucraina.

Nel testo venivano criticate le comunicazioni rilasciate alla Camera del ministro della Difesa Crosetto; si avanzavano “dubbi sulla capacità effettiva dell’Ucraina di resistere nel lungo termine contro una nuova offensiva russa”; si ipotizzava uno scollamento dell’asse euroatlantico per via della “postura isolazionistica degli Stati Uniti”; ma soprattutto, si faceva riferimento al sentimento maggioritario dell’“opinione pubblica italiana” che “non supporta più pienamente gli aiuti militari che il nostro Paese continua a inviare in sostegno all’esercito ucraino”.

Le fibrillazioni nella maggioranza

Apriti cielo, maggioranza in fibrillazione, centro-sinistra spiazzato dall’essere superato nuovamente a sinistra dalla destra leghista (come per esempio con Quota 100 e RdC) e il M5S che riprovava il brivido dell’asse giallo-verde del governo Conte I, chiedendo alla Lega di fare un passo in più verso la richiesta di fermare l’invio delle armi.

Richiesta grillina tuttavia che arriva con “un decreto e un anno di ritardo” (sulla coerenza non ci facciamo più affidamento), visto il voto favorevole espresso dal M5S all’invio di armi finché era nel governo Draghi.

La marcia indietro di Romeo

Il testo tuttavia non è mai giunto al Senato, perché quello votato ieri a ranghi completi dalla maggioranza è una versione riformulata e depurata degli elementi divisivi citati poco sopra.

Evidente l’imbarazzo in casa leghista, con Romeo – secondo la legge del contrappasso – costretto a dichiarare che la Lega “non chiede alcun disimpegno” e che “bisogna continuare a sostenere la resistenza dell’Ucraina”.

Cosa ci sia di “resistente” nella junta nazi-golpista di stanza a Kiev che recluta forzatamente adolescenti e anziani da inviare al fronte e rifiuta fin dal marzo del 2022 ogni ipotesi di negoziato qualcuno primo o poi ce lo dovrà spiegare. Magari entro il prossimo 25 aprile, onde creare confusioni con la Resistenza, quella con la R maiuscola.

I “giochi” in vista delle elezioni europee

La realtà è che la Lega “gioca” con la tragedia della guerra e in vista della campagna elettorale delle europee tena dei “blitz di differenziazione” dai partner di maggioranza.

Infatti, Forza Italia è il riferimento italiano per il Partito popolare europeo, quello che per la “maggioranza Ursula” ha incamerato i voti dei Socialisti europei (in Italia rappresentati dal Pd) per sostenere la candidata tedesca alla presidenza della Commissione europea.

Fratelli d’Italia invece è nel gruppo dei Conservatori, in questo momento sbattuta tra l’incudine dei popolari e il martello di Identità e democrazia, raggruppamento europeo dove Salvini è in compagnia dei fascisti della Le Pen (Francia) e dei nazisti dell’AfD (Germania), tra gli altri.

Gli “interessi” della Lega

I morti sul campo di battaglia? I civili in fuga o rimasti sotto le bombe? La distruzione di intere città, con le loro storie, luoghi, ricordi? La partecipazione sempre più attiva dell’Italia ai conflitti che imperversano in mezzo mondo, dall’Ucraina alla Palestina, giù fino al Mar Rosso?

Niente di tutto questo interessa alla Lega, così come al resto del Parlamento. Tra i corridoi di Palazzo Madama si è consumato solo l’ennesimo calcolo elettoralistico in barba agli interessi di chi vive, lavora, studia nel nostro paese, considerati soggetti secondari rispetto alle multinazionali che operano nell’industria militare e l’apparato che la supporta. Peccato che siano la maggioranza, per quanto ancora “dormiente”...

Prima la società nel suo complesso lo capirà, prima darà il ben servito a questa classe politica che sta infilando il Paese nel baratro in cui scivola l’occidente collettivo, e prima potremo costruire un futuro basato sulla cooperazione e sulla solidarietà. Altro che guerra.

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