di Francesco Dall'Aglio
Visto che sulla vicenda dell'Il-76 abbattuto ci sono ancora dei punti oscuri, ci pensa Repubblica, grazie alla penna di Paolo Brera, a chiarire tutto (disclaimer: "chiarire" va inteso nel senso di "non chiarire"). Scherzi a parte l'articolo (che trovate qui) non è pessimo, nel senso che ci sono molto cose sensate, ma per ordini di scuderia deve necessariamente contribuire a seminare confusione e a cercare in qualche modo, per quanto indiretto e improbabile, di assegnare la responsabilità ultima dell'abbattimento, che nessuno più dubita sia opera della contraerea ucraina, ai russi. Brera però, nello sforzo di ribadire, pur con qualche distinguo, la versione ucraina, aggiunge un dettaglio che, se confermato da un giornalista vero, sarebbe di una gravità estrema.
Andiamo con ordine. La versione ucraina è nota, anzi ce n'è più d'una, giusto per coprire ogni eventualità: i dettagli del volo non sono stati comunicati con esattezza, non è detto che a bordo ci fossero i prigionieri, infatti non c'è un elenco dei nomi delle vittime e dai pochi filmati mostrati si vedono pochi resti (se avete la curiosità di vedere cosa succede a un corpo umano che precipita da grande altezza sarete pienamente soddisfatti, io ovviamente qui non condivido nulla), è possibile che a bordo ci fossero armi e magari qualche prigioniero usato come scudo umano, oppure, come sostiene Ihor Mosiychuk (che Brera scrive alla russa, Igor Moseichuck), che i russi abbiano saputo che gli ucraini avevano intenzione di abbattere uno dei loro voli e invece dei missili ci abbiano caricato i prigionieri, per creare il caso.
Ora, lasciamo pure perdere che la credibilità di Moseichuk è pari grosso modo a zero, essendo lui solo accessoriamente un giornalista dato che la sua attività principale è quella di essere un politico di estrema destra (nel 2014 è stato anche il vicecomandante del battaglione Azov) e le sue indagini non brillano né per oggettività né per rispetto della deontologia professionale (in caso non si fosse capito lo accuso di scrivere, in generale, falsità).
Lasciamo pure perdere che se una cosa del genere (mi riferisco al carico deliberato di prigionieri su un aereo che si ipotizzava potesse essere abbattuto) venisse provata, non solo il comando russo si troverebbe accusato di un crimine di guerra, non solo dovrebbe fronteggiare l'irritazione, a dir poco, dei suoi equipaggi così placidamente mandati a morte certa, ma non ci sarebbe mai più nessuno scambio di prigionieri, per ovvi e giustificati motivi: e invece il giorno dopo lo schianto il portavoce dell'intelligence militare ucraina Andrii Yusov ha dichiarato in televisione che "lavoreremo, non importa quanto sarà difficile, per far sì che in futuro questi scambi continuino" - cosa che non diresti se sospettassi che la controparte abbia deliberatamente fatto uccidere 65 dei tuoi prigionieri (oltre all'equipaggio di un suo aereo e all'aereo stesso...) per trollarti. Però, certo, queste possono essere supposizioni. Capiamo allora un po' di questioni pratiche.
In primo luogo, sia il filmato dello schianto che i resti sul terreno non sono compatibili con il tipo di esplosione che un aereo carico di missili antiaerei, o qualsiasi altro tipo di munizioni, provocherebbe.
In secondo luogo, pur non essendo affatto un aereo piccolo (è lungo 46,59 metri per un'apertura alare di 50 metri e mezzo e una capacità di 48 tonnellate), l'Il-76 è troppo piccolo per trasportare gli S-300. Ce ne puoi sicuramente ficcare dentro qualcuno (penso un massimo di quattro, così a spanne), ma non ha senso trasferirne un numero così piccolo per via aerea quando puoi utilizzare, come viene fatto regolarmente, la rete ferroviaria. Gli S-300 trasferiti per via aerea in Siria sono stati imbarcati sui ben più grandi Antonov An-124 (69,10 metri di lunghezza per 73 metri e 30 di apertura alare e una capacità di almeno 120 tonnellate, 150 se serve), non sugli Il-76.
In terzo luogo, se anche avessero deciso di imbarcare S-300, non c'era fisicamente spazio per metterci anche dei prigionieri. Ma soprattutto: se avessero deciso di utilizzare prigionieri come scudi umani, la cosa sarebbe stata comunicata al comando ucraino: perché il concetto di scudo umano prevede che la controparte SAPPIA che se colpisce un determinato bersaglio ucciderà anche i suoi. Di scudi umani segreti, francamente, non ho mai sentito parlare e mi sembra un concetto piuttosto stupido.
Passando poi alla domanda "perché i russi non forniscono un elenco dei nomi dei morti", bisogna considerare che è un'arma a doppio taglio, perché è esattamente la stessa che la Russia chiede riguardo Bucha: perché non viene fornita una lista dei nomi delle vittime, che a tutt'oggi manca? Inoltre Brera ignora (più probabilmente finge di ignorare) come funzionano gli scambi di prigionieri, che pure descrive come "formula oliata": l'elenco dei nomi dei prigionieri che dovevano essere scambiati è già in mano ucraina, e non sarà difficile controllare se combaciano o meno con i nomi delle vittime che le autorità russe divulgheranno (non necessariamente sui media, attenzione. Non sempre le circostanze di cattura, o gli stessi nomi dei prigionieri, sono resi pubblici, ovviamente da entrambe la parti). La famosa "lista" non è stata diffusa dalle autorità russe e infatti c'erano degli sbagli, visto che alcuni prigionieri erano stati già scambiati (gli altri no, però - cosa sulla quale di solito si sorvola).
Lo stesso discorso possiamo farlo per la commissione d'inchiesta internazionale: non c'è stata nemmeno per Bucha, ci ha lavorato solo Human Rights Watch, quindi perché la Russia dovrebbe far venire degli ispettori, tra l'altro a 30 km dalla linea del fronte? Per il resto, Brera identifica correttamente l'elefante nella stanza, come si suol dire, ovvero la cosa estremamente evidente che si fa finta di non vedere: qualsiasi cosa trasportasse l'aereo è stato abbattuto con un sistema d'arma fornito dalla NATO, verosimilmente un Patriot o un IRIS-T, nello spazio aereo della Russia pre-2014, contravvenendo a tutte le regole di ingaggio che USA e NATO affermano, a più riprese, di avere imposto all'Ucraina.
Non sarebbe la prima volta e Brera correttamente cita il caso dei Su-24 abbattuti sempre dai Patriot a maggio (non parla invece del caso dell'A-50, del quale non parla più nessuno già da un po' e del quale io non trovo mai il tempo di parlare). Ma stavolta si tratterebbe, come scrive lui, di "un volo umanitario", e anche se gli USA non si sono espressi pubblicamente - o meglio, hanno detto che loro non ne sanno nulla - è ovvio che in privato le loro rimostranze sono arrivate a chi di dovere.
Ok, quindi era questa la cosa "di una gravità estrema" di cui parlavo all'inizio, bene. No, non è questa. Perché secondo Brera, anche se i russi hanno "quasi certamente" avvertito gli ucraini che quel volo trasportava i loro prigionieri e che quindi per favore non lo tirassero giù, non necessariamente la cosa è stata recepita. Questo perché, ci dice il nostro come se fosse la cosa più ovvia di questo mondo, "in Ucraina operano forze diverse, alcune delle quali si occupano di operazioni speciali segrete usando anche armi molto avanzate e preziose come i sistemi terra-aria occidentali, forniti teoricamente per la difesa delle città dagli attacchi aerei russi. Queste forze non dipendono direttamente dallo Stato maggiore e non concordano nulla con la Difesa proprio per tutelare al massimo la segretezza", e potrebbero essere state loro ad abbattere l'aereo.
Ho riletto questo passaggio tre volte, perché non potevo credere ai miei occhi. Abbiamo mandato i Patriot, e chissà cos'altro ancora, a "forze diverse" che "non dipendono direttamente dallo Stato maggiore e non concordano nulla con la Difesa"? E da chi dipendono? Con chi concordano? La NATO lo sa che si ritengono immuni dalle regole d'ingaggio? In ultima analisi, chi sono queste "forze diverse"?
Brera, forse hai detto a voce alta la parte che bisognava tacere?
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