Decine di migliaia di israeliani sono scesi in strada in alcune grandi città del paese già da domenica sera, il giorno dopo che i corpi di altri sei ostaggi sono stati trovati a Gaza, chiedendo al primo ministro Benjamin Netanyahu di raggiungere un accordo di cessate il fuoco con Hamas per riportare a casa gli ostaggi ancora in vita.
Centinaia di manifestanti che chiedono al governo di raggiungere un accordo per liberare gli ostaggi tuttora detenuti a Gaza hanno bloccato questa mattina Namir Road a Tel Aviv, bloccando il traffico nel nord della città costiera. Gruppi hanno marciato da vari quartieri per convergere sullo svincolo chiave con Rokach Boulevard.
I manifestanti lanciano slogan come “Perché sono ancora a Gaza?” riferendosi agli ostaggi, mentre gli automobilisti suonano il clacson in segno di approvazione. Molti portano cartelli stampati con la scritta “Contro il governo della morte”.
Ieri sera gli attivisti hanno bloccato il traffico sulla Route 65 all’incrocio, sede dei raduni settimanali durante le proteste antigovernative del 2023.
Lo sciopero all’aeroporto Ben Gurion potrebbe essere esteso oltre le 10 del mattino nonostante le forti pressioni del governo per riprendere le operazioni, lo hanno detto funzionari aeroportuali anonimi a Channel 12 news. Attualmente, i voli non partono dall’aeroporto e il bagaglio registrato non viene caricato sugli aerei. Un funzionario della Federazione del Lavoro Histadrut ha detto a Channel 12 che l’organizzazione sta valutando la possibilità di estendere lo sciopero generale a domani.
Il Procuratore di Stato ha intanto presentato una petizione al Tribunale del Lavoro per chiedere una pronuncia contro lo sciopero dichiarato dalla Federazione del Lavoro Histadrut, che mira a fare pressione sul governo affinché accetti un accordo sugli ostaggi. La petizione chiede al tribunale di decidere che “lo sciopero annunciato dal presidente dell’Histadrut, riguardante tutti i dipendenti dello Stato, non è uno sciopero per una vertenza collettiva di lavoro, ed è, quindi, uno sciopero politico”.
L’agenzia israeliana Ynet riferisce che il Forum Tikva delle famiglie di ostaggi, nato in contrapposizione al Forum dei familiari degli ostaggi, domenica ha chiesto la fine dei negoziati volti a raggiungere un accordo di cessate il fuoco e di rilascio di ostaggi con Hamas. “Stasera abbiamo avuto un altro promemoria di chi è l’acerrimo nemico che stiamo combattendo. Assassini e stupratori della più bassa specie. Animali umani. In questi momenti difficili, rafforziamo gli eroici soldati dell’IDF che danno la vita per salvare gli ostaggi”. Il Forum Tikva sostiene la linea oltranzista e brutale di Netanyahu.
Stanno circolando intanto le indiscrezioni sull’incontro tra Netanyahu e i familiari degli ostaggi nel quale il primo ministro ha lasciato intendere chiaramente che la liberazione degli ostaggi non è la sua priorità.
Colpisce il fatto che in una società capace di mobilitarsi contro il proprio governo in tempi di guerra – un fatto di per se straordinario – si riesca a rimuovere completamente le vittime principali della guerra stessa cioè i palestinesi. Una contraddizione che resta una maledizione sul futuro di Israele e dei suoi abitanti.
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