Una leggenda che si muoveva a fatica in sedia a rotelle, ma con lo sguardo di un ragazzo che ha incarnato la musica metal negli anni in cui questa nasceva e definiva le sue caratteristiche. Fondamentalmente una vittima di sé stesso, della sua fragilità che lo ha fatto cadere nelle infinite trappole in cui un ragazzo sensibile come Paul poteva cadere. E queste trappole Paul le ha conosciute tutte in prima persona, una dopo l'altra.
I primi due album degli Iron Maiden, per alcuni i più autentici, quelli del metal metropolitano che attingeva a piene mani dal punk, del metal maledetto dei teppisti delle città, capaci persino di insolentire la allora potentissima Thatcher immaginandone il suo omicidio, o ancora immaginandola vestita da fascista pronta a manganellare un giovane Eddie, con una capacità di trasgressione oggi difficilmente immaginabile.
Questa purezza primitiva, questa violenza istintiva e irrazionale dei primi due album degli Iron Maiden
sarebbero probabilmente impensabili senza la presenza di Paul Di'Anno
che ha rappresentato - in tutta la sua vita - la figura del teppista di
strada, alter ego dei protagonisti dei primi brani della band,
gli alcolizzati e le prostitute, gli ultimi di una società fossilizzata
che rende impossibile ogni forma di riscatto.
Per Di’Anno le uniche possibilità di esorcizzare la violenza di cui si sentiva vittima, erano le stesse di Ozzy Osbourne: da una parte fregare il potere diventando una rockstar, dall'altra ricreare la brutalità della società inglese dei primi anni '80 nella musica, unico strumento possibile di riscatto ed emancipazione.
Due album iconici, “Iron Maiden” (1980) e “Killers” (1981), che resteranno per sempre un unicum nella discografia della band di Harris. Poi nel 1981 i problemi di alcol e l’incapacità di reggere lo stress dei tour da parte di Paul Di’Anno diventeranno insostenibili e costringeranno Steve Harris a cercare un sostituto. L’arrivo dell’instancabile professionista Bruce Dickinson, se permetterà agli Iron Maiden di raggiungere il successo internazionale, manderà in cantina l’animo punk di Paul, per aprirsi a scenari epici, storici o di mitizzazione della guerra a cui Paul è sempre stato del tutto estraneo.
Il 1981 è quindi l’anno che segna la vita di Di’Anno, la sua sliding door.
Cosa sarebbero stati gli Iron Maiden se Di’Anno non fosse mai andato
via è impossibile dirlo ed è anche inutile pensarci, visto che la storia
non si fa con i se. Di certo, le due strade si separano: quella della
band la porterà a divenire il fenomeno metal più famoso di tutti i
tempi, insieme ai Metallica,
quella di Di’Anno molto più in sordina, con varie formazioni, come i
Di’Anno, i Gogmagog, i Battlezone, i Killers che non riusciranno mai
nemmeno ad avvicinarsi alla grandezza della band d’origine.
Di’Anno
ha vissuto dell’aura mitica di protagonista dei primi due album dei
Maiden, trasformando la sua vita in una biografia maledetta, con
atteggiamenti autolesionisti che ha pagato sino in fondo senza
rimpianti, riuscendo sino all'ultimo a portare in giro il suo corpo
quasi come fosse la reliquia di un santo (nel 2025 era previsto un nuovo
tour europeo).
La vita di Paul Di’Anno termina qui, la sua lentissima agonia ha finalmente trovato la fine. Io adesso lo immagino a correre liberamente come da troppi anni non era più in grado di fare e come cantava nel 1980 in “Running Free”.
FonteHo passato la notte in una prigione di Los
Angeles, ascoltando l`urlo delle sirene.
Loro non hanno capito nulla di me,
sto correndo selvaggiamente,
sto correndo liberoSto correndo libero si,
Sto correndo libero
Sto correndo libero si,
Sto correndo libero
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