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23/10/2024

Potere di un'icona - Cosa significa Paul Di'Anno?

Paul Di'Anno ci ha lasciato. Notizia tragica, ma non del tutto inattesa, date le note condizioni di salute che da svariati anni lo affliggevano. Chi ha avuto la fortuna di assistere al suo ultimo tour - che ha anche toccato l'Italia al Live Club di Trezzo sull’Adda il 13 settembre 2023 - non potrà dimenticare quella sensazione di trovarsi di fronte a un sopravvissuto, a un uomo che si trovava ancora lì solo per un miracolo. Lui lo sapeva tanto bene che a un certo punto ha pianto con sincerità guardando in cielo e urlando “Have you seen mom? I did it” (Hai visto mamma? Ce l’ho fatta), come a sottintendere che il suo non fosse un semplice saluto, ma l’avviso del suo imminente arrivo.

Una leggenda che si muoveva a fatica in sedia a rotelle, ma con lo sguardo di un ragazzo che ha incarnato la musica metal negli anni in cui questa nasceva e definiva le sue caratteristiche. Fondamentalmente una vittima di sé stesso, della sua fragilità che lo ha fatto cadere nelle infinite trappole in cui un ragazzo sensibile come Paul poteva cadere. E queste trappole Paul le ha conosciute tutte in prima persona, una dopo l'altra.

I primi due album degli Iron Maiden, per alcuni i più autentici, quelli del metal metropolitano che attingeva a piene mani dal punk, del metal maledetto dei teppisti delle città, capaci persino di insolentire la allora potentissima Thatcher immaginandone il suo omicidio, o ancora immaginandola vestita da fascista pronta a manganellare un giovane Eddie, con una capacità di trasgressione oggi difficilmente immaginabile.

Questa purezza primitiva, questa violenza istintiva e irrazionale dei primi due album degli Iron Maiden sarebbero probabilmente impensabili senza la presenza di Paul Di'Anno che ha rappresentato - in tutta la sua vita - la figura del teppista di strada, alter ego dei protagonisti dei primi brani della band, gli alcolizzati e le prostitute, gli ultimi di una società fossilizzata che rende impossibile ogni forma di riscatto.
Per Di’Anno le uniche possibilità di esorcizzare la violenza di cui si sentiva vittima, erano le stesse di Ozzy Osbourne: da una parte fregare il potere diventando una rockstar, dall'altra ricreare la brutalità della società inglese dei primi anni '80 nella musica, unico strumento possibile di riscatto ed emancipazione.

Due album iconici, “Iron Maiden” (1980) e “Killers” (1981), che resteranno per sempre un unicum nella discografia della band di Harris. Poi nel 1981 i problemi di alcol e l’incapacità di reggere lo stress dei tour da parte di Paul Di’Anno diventeranno insostenibili e costringeranno Steve Harris a cercare un sostituto. L’arrivo dell’instancabile professionista Bruce Dickinson, se permetterà agli Iron Maiden di raggiungere il successo internazionale, manderà in cantina l’animo punk di Paul, per aprirsi a scenari epici, storici o di mitizzazione della guerra a cui Paul è sempre stato del tutto estraneo.

Il 1981 è quindi l’anno che segna la vita di Di’Anno, la sua sliding door. Cosa sarebbero stati gli Iron Maiden se Di’Anno non fosse mai andato via è impossibile dirlo ed è anche inutile pensarci, visto che la storia non si fa con i se. Di certo, le due strade si separano: quella della band la porterà a divenire il fenomeno metal più famoso di tutti i tempi, insieme ai Metallica, quella di Di’Anno molto più in sordina, con varie formazioni, come i Di’Anno, i Gogmagog, i Battlezone, i Killers che non riusciranno mai nemmeno ad avvicinarsi alla grandezza della band d’origine.

Di’Anno ha vissuto dell’aura mitica di protagonista dei primi due album dei Maiden, trasformando la sua vita in una biografia maledetta, con atteggiamenti autolesionisti che ha pagato sino in fondo senza rimpianti, riuscendo sino all'ultimo a portare in giro il suo corpo quasi come fosse la reliquia di un santo (nel 2025 era previsto un nuovo tour europeo).

La vita di Paul Di’Anno termina qui, la sua lentissima agonia ha finalmente trovato la fine. Io adesso lo immagino a correre liberamente come da troppi anni non era più in grado di fare e come cantava nel 1980 in “Running Free”.

Ho passato la notte in una prigione di Los
Angeles, ascoltando l`urlo delle sirene.
Loro non hanno capito nulla di me,
sto correndo selvaggiamente,
sto correndo libero

Sto correndo libero si,
Sto correndo libero
Sto correndo libero si,
Sto correndo libero

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