Man mano che passano gli anni tutta la propaganda che i giovani italiani hanno dovuto subire su come la società occidentale, con le sue guerre, le sue politiche lacrime e sangue, le sue misure contro il conflitto generazionale stesse preparando un “futuro roseo” per loro, si infrangono su un numero di studi crescente che parlano di una realtà opposta.
Mettiamo in fila un paio dei dati emersi da alcune indagini realizzate negli ultimi mesi. Una ricerca del Dipartimento di Metodi e Modelli per l’Economia, il Territorio e la Finanza de La Sapienza, commissionata dal dipartimento Patrimonio del Comune di Roma, ha evidenziato come siano i più giovani a rischiare la povertà.
In particolare, è la fascia di età tra i 18 e i 34 anni, ma anche quella tra i 35 e i 44 (ovvero coloro che dovrebbero essere nel pieno della propria carriera lavorativa), a trovarsi sul confine dell’indigenza nella Capitale. Uno degli elementi che più pesa sui costi della vita è certamente l’affitto (in media, oltre il 40%), anche se questo problema viene spesso dissimulato sui media.
Pochi giorni fa è stato inaugurato a Milano il primo appartamento di Cohabs, azienda che si occupa di fornire stanze già arredate in grandi complessi abitativi comuni. Per capirci, la struttura meneghina ospiterà 27 persone che godranno anche di alcuni servizi inclusi per un fitto che potrà andare dai 1.196 ai 1.580 euro mensili.
Può sembrare un affare di lusso, ma è un altro modo in cui viene fatta speculazione su un problema reale, dato che i prezzi sono più o meno quelli in tutta la città. La rilevazione di marzo di immobiliare.it aveva calcolato un prezzo medio per un trilocale di 75 metri quadri sui 1.748 euro, con i valori minimi che comunque superavano i 1.300 euro.
La banca online N26, a inizio 2024, ha posizionato l’Italia all’ultimo posto tra i paesi europei per incidenza dei costi per energia elettrica e casa sul reddito mensile: più della metà se ne va solo per quest’ultima voce, prendendo il caso di un bilocale. Chiaramente, ciò amplifica i timori dei più giovani.
Secondo un’indagine Confcommercio-Censis, le nuove generazioni hanno un profondo “senso di insicurezza sul futuro”. Il 56,3% degli intervistati tra i 18 e i 35 anni è preoccupato di non trovare un lavoro con una retribuzione adeguata e di dover rinviare la costruzione di una famiglia.
Le aspettative sono crollate nel giro di 12 mesi. “Il saldo tra ottimisti e pessimisti sulle aspettative future a sei mesi è 10 punti sotto rispetto a un anno fa, e un po’ sotto i valori del 2018”, ha spiegato Mariano Bella, direttore del centro studi di Confcommercio.
La Fondazione Nord Est, legata a Confindustria, ha da poco calcolato che per ogni giovane che arriva nel Bel Paese da 9 paesi avanzati (Regno Unito, Germania, Svizzera, Francia, Spagna, Stati Uniti, Paesi Bassi, Belgio, Australia), se ne vanno 8,5 italiani. Un evidente furto di cervelli in una divisione internazionale del lavoro che ormai penalizza l’Italia.
Il nostro paese è diventato un luogo di formazione per altri centri produttivi, perdendo continuamente quello che con una formula terribile viene chiamato “capitale umano”. Come si pensa di poter rilanciare il paese se i giovani che vi sono formati vengono costretti a emigrare?
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