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20/10/2024

La povertà assoluta segue faglie di classe

L’Istat ha pubblicato i dati riguardo la povertà assoluta, che seguono di pochi giorni quelli sulla spesa per i consumi delle famiglie. Nonostante le pompose dichiarazioni del governo, i fatti hanno la testa dura e l’istituto di statistica rileva che la povertà assoluta in Italia persiste e non diminuisce affatto.

Nel 2022 i nuclei familiari in questa condizione erano l’8,3%, nel 2023 la percentuale raggiunge l’8,4%, anche se – quanto a singoli individui – si parla sempre del 9,7% del totale, ovvero 5,7 milioni di persone. Stiamo dunque parlando del fatto che una persona su dieci residente nel Bel Paese è in povertà assoluta.

La spesa media mensile per consumi delle famiglie è stata pari a 2.738 euro nel 2023, in aumento del 4,3% rispetto all’anno precedente. Ma in termini reali essa si è ridotta dell’1,5% a causa dell’inflazione (+5,9% la variazione su base annua dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo).

In sostanza, si spende di più e si acquista di meno. I dati indicati come “incoraggianti” dal governo riguardo all’occupazione in crescita mostrano dunque come l’occupazione creata sia precaria e sottopagata, mentre i salari non sono riusciti a stare al passo con l’aumento dei prezzi, cronicizzando ulteriormente la povertà.

I bonus sociali e per l’energia sono stati nettamente ridimensionati nel 2023, eppure senza di essi l’Istat stima che l’incidenza della povertà assoluta per le famiglie sarebbe stata di quattro decimi di punto più alta. In rapporto alla popolazione, è ovviamente il Mezzogiorno a registrare la percentuale più alta: il 10,2% di tutte le famiglie.

Da sottolineare è il modo in cui la povertà assoluta colpisce determinate categorie. Sono 1,29 milioni i minori in questa condizione, il dato più alto dal 2014; mentre il 31,4% delle famiglie in povertà assoluta ha almeno un componente straniero, anche se questa categoria rappresenta solamente l’8,7% di tutte le famiglie residenti.

Il 46,5% delle famiglie povere vive in una casa in affitto, nonostante siano solo il 18,1% di tutte quelle residenti in Italia. Ciò non fa che confermare il peso della casa sulle condizioni di vita delle persone, e dunque anche l’inadeguatezza delle politiche abitative. Al contrario, con il ddl 1660 si vuole ulteriormente criminalizzare il movimento per il diritto all’abitare, e quindi aggravare la povertà assoluta.

Infine, un elemento fondamentale per l’analisi di come viene distribuita la ricchezza nel nostro paese è che, quando la persona di riferimento del nucleo familiare è un lavoratore dipendente, l’incidenza tocca il 9% rispetto all’8,4% della media nazionale. Quando è un operaio raggiunge il 16,5%, in netto aumento rispetto al 14,7% del 2022.

La classe operaia, che più volte abbiamo sentito dichiarata scomparsa nelle economie avanzate occidentali, esiste ancora, anche se molto diversa rispetto a quella delle fabbriche degli anni Settanta. E ancora oggi è quella su cui più di tutte vengono scaricati i costi della crisi. È qui il nucleo forte dei “lavoratori poveri”.

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