Ci avevano provato anche in Georgia così come in Moldavia, ma la maggioranza della popolazione ha detto no all’opzione filo-Ue. La Commissione elettorale di Tbilisi, secondo il conteggio effettuato in più del 99% dei collegi elettorali, ha annunciato i risultati definitivi delle elezioni legislative con il partito il Sogno Georgiano che ha ottenuto il 54,08% dei voti, contro il 37,58% della coalizione filoeuropea e pro Nato.
Ovviamente, durante la notte, la coalizione filo-Ue si è rifiutata di ammettere la sconfitta. A differenza della Moldavia, dove i brogli sono stati fatti dalle forze filo-Ue, in Georgia la coalizione euroatlantica si è affrettata a dichiarare che “Non riconosciamo i risultati distorti di elezioni rubate”. Lo ha affermato in una conferenza stampa Tina Bokoutchava, capo del Movimento nazionale unito (Unm), uno dei quattro partiti della coalizione filoccidentale.
“Come dimostrano i risultati resi pubblici dalla commissione elettorale centrale, il Sogno Georgiano ha ottenuto una solida maggioranza” ha dichiarato invece ai giornalisti il segretario esecutivo del partito, Mamuka Mdinaradze.
Secondo gli osservatori dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce), della Nato e dell’Ue, le elezioni in Georgia sono state “inficiate da disuguaglianze (tra i candidati), pressioni e tensioni”. Si tratta però degli stessi osservatori rivelatisi “piuttosto distratti” di fronte ai brogli avvenuti in Moldavia e che hanno consentito una vittoria di strettissima misura delle forze che vogliono l’adesione all’Unione Europea.
Il voto di sabato si è svolto dopo mesi di aspri scontri interni ma anche di fortissime e differenziate ingerenze internazionali sulla Georgia. Il partito Sogno Georgiano è stato accusato dai circoli di Bruxelles di ostacolare il percorso europeo del Paese. L’adozione di una legge “sulla trasparenza dell'influenza straniera” – anche nota come “legge sugli agenti stranieri” – aveva suscitato gli attacchi al governo georgiano da parte della Ue e degli USA, ed aveva portato ad un riavvicinamento di Tbilisi a Mosca, malgrado i problemi ancora esistenti tra Georgia e Russia in seguito al conflitto russo-georgiano del 2008. In questi tre anni, il governo georgiano non ha adottato sanzioni contro Mosca in seguito all’intervento in Ucraina.
Per i commentatori e le classi dirigenti europee sta diventando una cattiva sorpresa scoprire che, dopo la sbornia degli anni Novanta del secolo scorso, in Europa non è più affatto scontato che tutti siano entusiasti di finire dentro la gabbia dell’Unione Europea, al contrario.
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