A quasi un mese di distanza c’è stata l’attesa e temuta “contro-controrisposta” israeliana alla salva di missili iraniani lanciati il 1 ottobre su basi militari di Tel Aviv.
Tehran ha chiuso lo spazio aereo e afferma che l’attacco ha “provocato danni limitati.
Il lungo (per le abitudini israeliane) periodo intercorso tra le due azioni militari contrapposte, già di per sé, rivela i numerosi problemi di politica internazionale che hanno imposto a Tel Aviv di “rispondere” obbedendo stavolta alle indicazioni degli Stati Uniti: “niente impianti nucleari e infrastrutture energetiche”.
Troppo grande il rischio di provocare reazioni incontrollabili da parte iraniana e anche dei “mercati”, con riflessi pesanti sul prezzo del petrolio.
Non sembra un caso, insomma, che l’attacco sia partito di venerdì notte, a mercati chiusi e con davanti due giorni interi per “soppesare” con calma i possibili effetti e tutte le conseguenze economiche.
Il presidente Biden ha confermato di essere stato preventivamente informato, ma è un annuncio quasi pleonastico dopo la pubblicazione di parecchi file top secret che documentavano la lunga consultazione tra ministeri della difesa di Usa ed Israele sul tipo di obiettivi che l’attacco avrebbe dovuto privilegiare. Basi militari, appunto, e forse fabbriche di missili (come dichiarato stamattina dall’Idf). Ridicolo sul piano giuridico, ma illuminante su quello politico, l’invito Usa a Tehran perché “non risponda all’attacco”.
“L’esercito israeliano – si legge in un a nota dell’Idf – sta attualmente effettuando attacchi mirati su obiettivi militari in Iran in risposta a mesi di continui attacchi da parte del regime iraniano contro lo Stato di Israele”.
Il portavoce militare, il contrammiraglio Daniel Hagari, in una dichiarazione separata, ha invitato la popolazione a essere “vigile e attenta” in vista di una possibile risposta di Tehran.
Immancabile il completo appoggio – apparentemente solo politico, stavolta – da parte statunitense. Gli attacchi di Israele contro l’Iran sono “autodifesa”, ha detto la Casa Bianca in una nota e con le parole del portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale americana, Sean Savett.
Sembra che le esplosioni a Teheran siano avvenute in alcune basi militari delle Guardie Rivoluzionarie, tra cui la base aerea di Ghaleh Hassankhan a ovest di Teheran, due basi a Bidkand, sempre a ovest della capitale, il forte di Hakimiyeh a est di Teheran e le basi Shahr-e Ray, Imam Ali e Abolfath di Teheran.
La TV di stato iraniana nega invece le segnalazioni di un attacco alla raffineria di Teheran, affermando che non ci sono state esplosioni nel luogo. Anche le persone nelle città di Qom, Tabriz, Mashhad, nel Kurdistan iraniano e in alcune altre nel Sud del Paese hanno sentito delle esplosioni.
Ma secondo parecchie testimonianze i boati potrebbero essere stati prodotti dall’azione del sistema di difesa aerea in quelle città. Anche il governo degli ayatollah ha confermato che almeno in parte l’attacco è stato “intercettato”.
L’esercito israeliano ha dichiarato stamane di aver completato il suo attacco aereo all’Iran, affermando di aver colpito le strutture di produzione di missili della repubblica islamica, le schiere di missili terra-aria e altre capacità aeree in diverse aree del paese.
“In base all’intelligence, gli aerei dell’IAF (aeronautica militare) hanno colpito le strutture di produzione di missili utilizzate per produrre i missili che l’Iran ha lanciato contro lo Stato di Israele nell’ultimo anno”, ha affermato l’esercito in una dichiarazione.
Le forze di difesa aerea iraniane hanno confermato che un attacco israeliano ha colpito diverse basi militari a Teheran e in altre città, causando “danni limitati”.
“Questo falso regime (Israele) ha attaccato parti di centri militari nelle province di Teheran, Khuzestan e Ilam”, si legge in una dichiarazione, aggiungendo che l’attacco “ha causato danni limitati” pur essendo stato intercettato.
L’attacco ha inizialmente coinvolto batterie di difesa aerea e radar in Siria e Iraq.
Secondo Al Jazeera, Israele ha inviato un messaggio all’Iran venerdì prima dei suoi attacchi aerei di rappresaglia, avvertendo gli iraniani di non vendicarsi.
Il sito web Axios riporta che le fonti sentite hanno detto che il messaggio israeliano è stato trasmesso – dietro le quinte – agli iraniani attraverso diverse terze parti, e una delle fonti ha detto che “gli israeliani hanno chiarito agli iraniani in anticipo cosa attaccheranno in generale e cosa non attaccheranno”.
Altre due fonti hanno detto che Israele ha avvertito gli iraniani di non rispondere all’attacco, minacciando che avrebbe effettuato un altro attacco più significativo se l’Iran avesse risposto, soprattutto se i civili israeliani fossero stati uccisi o feriti.
Funzionari statunitensi hanno detto che si aspettano che l’Iran risponda all’attacco israeliano nei prossimi giorni, ma in un modo limitato che consenta a Israele di fermare il ciclo di attacchi e ritorsioni.
Il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale Sean Savit ha dichiarato: “Il nostro obiettivo è accelerare la diplomazia e allentare le tensioni in Medio Oriente. Esortiamo l’Iran a cessare i suoi attacchi contro Israele fino a quando questo ciclo di combattimenti non finirà senza un’ulteriore escalation”.
Vedremo presto se tutte queste dichiarazioni configurino un quadro di “guerra simulata e concertata”, rivolta più a tranquillizzare il “fronte interno” anziché produrre i maggiori danni possibili al nemico esterno.
È piuttosto evidente, infatti, che l’unico soggetto interessato ad un’escalation continua è il governo di Tel Aviv, che vede il cessate il fuoco su tutti i fronti come la propria fine politica.
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