“Non stiamo rifiutando né combattendo il dollaro. Ma se non ci viene data la possibilità di usarlo, cosa possiamo fare? ” (Vladimir Putin, Kazan, ottobre 2024)
Il dollaro è sempre stato utilizzato come arma anche quando non è stato usato come tale dalla Federal Reserve. Anzi, già negli anni ’80 il dollaro era arma per le guerre finanziarie tra entità di mercato che operano nelle borse. La dichiarazione di Putin a Kazan contiene diversi messaggi ma anche un certo rispetto per l’arma, potente, contenuta nel biglietto verde tipica di chi conosce questo contesto. Detto questo, viste le crisi globali in atto, le domande corrette sono: il recente summit di Kazan rappresenta un evento di riequilibrio, a favore dei BRICS, allo strapotere USA nella guerra finanziaria? È stata costruita una divisa alternativa alla moneta USA in grado di avviare l’economia globale verso la de-dollarizzazione?
In entrambi i casi la risposta è NO. E non poteva essere altrimenti perché, Russia compresa, quello dei BRICS+ di Kazan è un summit di paesi che alimentano la propria ricchezza proprio perché sono fortemente dipendenti dall’Occidente in materia di esportazioni. Paesi che hanno utilizzato il dollaro, come nel caso della Cina, non solo come problema ma anche come volano finanziario per decenni di crescita discontinua ma comunque ininterrotta.
È chiaro che questi paesi, già dall’inizio del secolo sono cresciuti e possono cooperare tra loro, per ridurre il problema dell’adattamento alle oscillazioni del dollaro, governato da una potenza straniera, ma non hanno ancora la forza di dire la loro nel iclo dei tassi di interesse dettato dal biglietto verde. Come hanno osservato diversi analisti, tra cui cinesi, il dollaro, oltre ad essere una arma di ogni genere, è uno strumento che attira capitali in USA, nel momento in cui la Fed alza i tassi di interesse, e che permette di investire fuori dagli USA nel momento in cui vengono abbassati i tassi di interesse. È evidente che i paesi che sono cresciuti, negli ultimi 20 anni, entro questo ciclo cerchino autonomia ma è altrettanto chiaro che non è facile rompere una gabbia globale tutta americana costruita in oltre 50 anni a partire dalla storica separazione del dollaro dall’oro del 1971.
L’impossibilità di “usare il dollaro” espressa da Putin sta in questo scenario, oltre a quello di guerra, nel quale i BRICS+ cercano autonomia. Non di più di una evidente autonomia perché, nello scenario estremo di guerra finanziaria tra USA e BRICS+, l’arma decisiva, la moneta, sarebbe tutta in mano alla Federal Reserve. Vediamo quindi, in sintesi, cosa è uscito, secondo le fonti disponibili, dal Summit di Kazan, su tre piani: accordi tra stati, cooperazione tecnologica, sistema di pagamento BRICS e moneta alternativa.
Il dollaro è sempre stato utilizzato come arma anche quando non è stato usato come tale dalla Federal Reserve. Anzi, già negli anni ’80 il dollaro era arma per le guerre finanziarie tra entità di mercato che operano nelle borse. La dichiarazione di Putin a Kazan contiene diversi messaggi ma anche un certo rispetto per l’arma, potente, contenuta nel biglietto verde tipica di chi conosce questo contesto. Detto questo, viste le crisi globali in atto, le domande corrette sono: il recente summit di Kazan rappresenta un evento di riequilibrio, a favore dei BRICS, allo strapotere USA nella guerra finanziaria? È stata costruita una divisa alternativa alla moneta USA in grado di avviare l’economia globale verso la de-dollarizzazione?
In entrambi i casi la risposta è NO. E non poteva essere altrimenti perché, Russia compresa, quello dei BRICS+ di Kazan è un summit di paesi che alimentano la propria ricchezza proprio perché sono fortemente dipendenti dall’Occidente in materia di esportazioni. Paesi che hanno utilizzato il dollaro, come nel caso della Cina, non solo come problema ma anche come volano finanziario per decenni di crescita discontinua ma comunque ininterrotta.
È chiaro che questi paesi, già dall’inizio del secolo sono cresciuti e possono cooperare tra loro, per ridurre il problema dell’adattamento alle oscillazioni del dollaro, governato da una potenza straniera, ma non hanno ancora la forza di dire la loro nel iclo dei tassi di interesse dettato dal biglietto verde. Come hanno osservato diversi analisti, tra cui cinesi, il dollaro, oltre ad essere una arma di ogni genere, è uno strumento che attira capitali in USA, nel momento in cui la Fed alza i tassi di interesse, e che permette di investire fuori dagli USA nel momento in cui vengono abbassati i tassi di interesse. È evidente che i paesi che sono cresciuti, negli ultimi 20 anni, entro questo ciclo cerchino autonomia ma è altrettanto chiaro che non è facile rompere una gabbia globale tutta americana costruita in oltre 50 anni a partire dalla storica separazione del dollaro dall’oro del 1971.
L’impossibilità di “usare il dollaro” espressa da Putin sta in questo scenario, oltre a quello di guerra, nel quale i BRICS+ cercano autonomia. Non di più di una evidente autonomia perché, nello scenario estremo di guerra finanziaria tra USA e BRICS+, l’arma decisiva, la moneta, sarebbe tutta in mano alla Federal Reserve. Vediamo quindi, in sintesi, cosa è uscito, secondo le fonti disponibili, dal Summit di Kazan, su tre piani: accordi tra stati, cooperazione tecnologica, sistema di pagamento BRICS e moneta alternativa.
Accordi tra stati
Punti di forza
- Espansione del gruppo: l’ingresso di nuovi membri aumenta il peso politico ed economico dei BRICS.
- Volontà di cooperazione: i paesi membri condividono l’obiettivo di ridurre la dipendenza dal dollaro e di promuovere un ordine multipolare.
- Potenziale economico: i BRICS rappresentano una parte significativa e in crescita della popolazione e del PIL mondiale.
Punti di debolezza
- Divergenze interne: esistono tensioni e differenze di interessi tra i paesi membri, in particolare tra India e Cina nonostante gli accordi esibiti riguardanti il problema dei confini.
- Mancanza di coesione: i BRICS sono un gruppo eterogeneo, con sistemi politici ed economici diversi.
- Dipendenza dalle esportazioni: molti paesi BRICS sono fortemente dipendenti dalle esportazioni verso i paesi occidentali.
È evidente che, oltre la Russia, la Cina, che ha subito più dazi e misure restrittive dagli USA sotto la presidenza Biden che in quella di Trump, ha bisogno di rafforzare la cooperazione BRICS come è chiaro che un altro membro fondatore, l’India, usa i BRICS soprattutto per evidenziare il ruolo di paese leader della regione piuttosto che come sistema statale che si integra in un più ampio strumento di cooperazione. Strategia che vale anche per un membro in aspettativa per entrare nei BRICS, l’Arabia Saudita.
Partenariato tecnologico
Il summit di Kazan è un passaggio che alimenta le prospettive di accelerazione nella cooperazione tecnologica tra i BRICS che sono concrete e presentano sia opportunità che sfide.
Opportunità
- Condivisione di conoscenze e competenze: i paesi BRICS oggi possono potenzialmente beneficiare della condivisione di conoscenze e competenze in settori tecnologici chiave, come l’intelligenza artificiale, la biotecnologia, l’energia rinnovabile e le telecomunicazioni.
- Sviluppo di progetti congiunti: la cooperazione tecnologica dopo Kazan può davvero portare allo sviluppo di progetti congiunti in settori strategici, come l’esplorazione spaziale, la difesa e le infrastrutture.
- Riduzione della dipendenza dall’Occidente: i BRICS possono ridurre la loro dipendenza dalle tecnologie occidentali, sviluppando soluzioni proprie e creando un ecosistema tecnologico alternativo.
Sfide
- Divergenze di interessi: i paesi BRICS hanno priorità e interessi diversi in ambito tecnologico, il che potrebbe rendere difficile la cooperazione su alcuni progetti.
- Sanzioni e restrizioni: le sanzioni imposte a Russia e Iran potrebbero limitare la loro capacità di collaborare con altri paesi BRICS in ambito tecnologico.
- Competizione interna: la competizione tra i paesi BRICS, in particolare tra India e Cina, potrebbe ostacolare la condivisione di tecnologie sensibili.
La cooperazione tecnologica tra i BRICS ha un grande potenziale ma affronta anche sfide significative. Il suo successo dipenderà dalla capacità dei paesi membri di superare le divergenze e di creare un clima di fiducia reciproca. Qui, ad esempio, la cooperazione tecnologica tra Russia e Iran è già in atto in diversi settori, come quello militare e nucleare. È quindi probabile che questa collaborazione si intensificherà nei prossimi anni, spinta dalle sanzioni occidentali e dalla volontà di entrambi i paesi di ridurre la loro dipendenza tecnologica. Allo stesso tempo il paese chiave per la cooperazione complessiva tra i paesi BRICS è la Cina che aspira a diventare un leader globale in settori tecnologici chiave come l’intelligenza artificiale, il 5G e le energie rinnovabili. Per raggiungere questo obiettivo, è disposta a investire ingenti risorse e a stringere accordi di cooperazione con altri paesi BRICS, ma è anche determinata a proteggere le sue tecnologie più avanzate e a mantenere un vantaggio competitivo. Queste aspirazioni entrano in contraddizione con l’India che punta a ridurre la sua dipendenza dalle tecnologie straniere e a sviluppare un proprio ecosistema tecnologico, ed è interessata a collaborare con altri paesi BRICS per acquisire conoscenze e competenze, ma è anche determinata a proteggere i suoi interessi nazionali e a non diventare dipendente da un singolo partner.
Sistema di pagamento BRICS e moneta alternativa
L'obiettivo è creare una piattaforma di pagamento alternativa a SWIFT.
Stato attuale
Già operativa prima del vertice di Kazan, ma necessita, da quanto emerge dal vertice steso di espansione e consolidamento sia sul piano tecnico che sul piano giuridico
Nome: BRICS Pay.
Tecnologia: basata su blockchain, con l’obiettivo di garantire sicurezza, trasparenza e efficienza nelle transazioni.
Sviluppatori: Principalmente istituzioni e aziende nei paesi BRICS, con il coinvolgimento della Nuova Banca per lo Sviluppo (NDB).
Funzionalità: Consente transazioni in valute locali tra i paesi membri, riducendo la dipendenza dal dollaro e da SWIFT.
Punti di forza
Riduzione dei costi di transazione.
Maggiore autonomia finanziaria per i paesi BRICS.
Potenziale per l’integrazione con altre piattaforme di pagamento.
Punti deboli
Numero limitato di partecipanti al momento.
Necessità di ulteriore sviluppo tecnologico per garantire l’interoperabilità con altri sistemi.
Sfide relative alla regolamentazione e alla governance.
Moneta unica “The Unit” annunciata la scorsa estate
Stato attuale: a Kazan emerge che l'obiettivo è ancora in fase di discussione e progettazione.
Tecnologia: potrebbe essere una valuta digitale della banca centrale (CBDC) o un paniere di valute dei paesi BRICS.
Sviluppatori: Kazan non ha definito un team di sviluppo specifico.
Funzionalità: l’obiettivo è creare una moneta di riserva globale che sfidi il dollaro e favorisca il commercio tra i paesi BRICS.
Punti di forza
- Potenziale per ridurre la volatilità dei tassi di cambio.
- Maggiore stabilità finanziaria per i paesi BRICS.
- Possibilità di creare un sistema finanziario più multipolare.
Punti deboli
- Sfide tecniche complesse relative alla creazione e alla gestione di una moneta unica.
- Necessità di un forte accordo politico tra i paesi BRICS.0
- Rischi di instabilità finanziaria se non gestita correttamente.
Cosa manca
- Per BRICS Pay: è necessario ampliare la partecipazione alla piattaforma, migliorare l’interoperabilità con altri sistemi e definire un quadro regolamentare chiaro.
- Per “The Unit”: è necessario definire la tecnologia, il meccanismo di cambio, la governance monetaria e ottenere l’accettazione internazionale.
La piattaforma BRICS Pay è quindi solo un primo passo concreto verso la creazione di un sistema finanziario maggiormente multipolare. La moneta unica “The Unit” rimane giusto un obiettivo a lungo termine, che richiederà sforzi significativi e un forte coordinamento tra i paesi BRICS che a Kazan non si è manifestato. Già creare un sistema di pagamenti internazionale alternativo a SWIFT è un’impresa complessa, che si scontra con diverse serie criticità tecniche prima ancora di quelle finanziarie e politiche. La moneta unica, per ora, è solo un’ipotesi di scenario utile sul piano della comunicazione globale ma niente di più.
La rottura della gabbia finanziaria creata col dollaro, con le politiche della Fed e la forza di Wall Street è ancora lontana. Mentre gli sforzi di cooperazione tra i BRICS continueranno, comprendendo pure le criticità che emergono tra interessi tecnologici e questioni di egemonia economico-politica, e le crisi globali continueranno a radicalizzarsi. In questo caso il piano di autonomia politica dei BRICS è reale e chiaro, come la capacità reale di interdizione nei confronti degli USA, quello dell’egemonia economica, tecnologica e finanziaria rispetto all’Occidente al momento è in fase progettuale con significative criticità da risolvere.
Fonte
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