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25/10/2024

Prove tecniche di liberalfascismo al Parlamento di Strasburgo

Sul contrasto duro all’immigrazione, nel Parlamento Europeo di Strasburgo stiamo assistendo alle prove tecniche di liberalfascismo in azione in Europa.

Durante le votazioni dei giorni scorsi, un primo emendamento proposto dalla destra tedesca di Afd che chiedeva “finanziamenti adeguati per la costruzione di barriere fisiche a protezione dei confini”, è stato approvato con 329 sì grazie ai voti di Conservatori, Patrioti e Destra ma anche del Ppe.

I contrari sono stati 297: i socialisti, la sinistra, i verdi, e la maggioranza dei liberali. Un incidente di percorso? Niente affatto.

Anche un secondo emendamento, sempre firmato dalla destra europea, che in questo caso chiedeva di “esaminare la possibilità di delocalizzare parti della politica migratoria Ue e di valutare l’idea di sviluppare politiche di rimpatrio fuori dai confini Ue” (in sostanza il modello Albania “ingegnato” dal governo Meloni) è stato approvato con la medesima maggioranza. Infine, e non certo per importanza, è stato approvato anche un terzo emendamento, questa volta presentato dai Patrioti, il quale chiedeva di aumentare i fondi per la contestatissima missione Frontex.

All’inizio della settimana, questa sorta di nuova maggioranza formata dal Ppe e dalle destre europea aveva anche bloccato la richiesta di un dibattito all’Europarlamento dedicato specificamente al protocollo Italia-Albania.

Mercoledì è saltata la risoluzione della “maggioranza Ursula” sul bilancio europeo. Socialisti, popolari e verdi non l’hanno votata proprio perché contrari agli emendamenti che il Ppe aveva approvato giocando di sponda con la destra.

La capogruppo dei socialisti al Parlamento Europeo Iratxe Garcia Perez, ha lasciato intendere che se la Von der Leyen dovesse insistere sulla proposta di istituire centri per il rimpatrio dei migranti fuori dal territorio Ue, il gruppo dei socialisti e democratici a Strasburgo potrebbe far venir meno il suo sostegno nei prossimi giorni, cioè quando dovranno essere approvati i nuovi commissari indicati dalla Von der Leyen per la Commissione Europeo. Su questo è stato esplicito il parlamentare europeo spagnolo Juan Fernando Lopez Aguilar, secondo il quale la linea della Von der Leyen “melonizza la politica dell’Unione europea” e rappresenta “una concessione strategica all’estrema destra”.

Non c’è dubbio che il tema immigrati sia quello più rognoso e lacerante in sede europea ed anche all’interno dei singoli paesi. Non lo è purtroppo l’ossessione guerrafondaia della Ue in Ucraina e neanche il ripristino dell’austerity e del rigore di bilancio in economia. Ma è proprio su questo tema che stiamo assistendo a pericolose alleanze a geometria variabile tra liberalconservatori e destra, una conferma ulteriore della natura reazionaria delle istituzioni dell’Unione Europea e del clima che si respira in Europa.

È evidente come anche il clima di guerra che scuote l’Europa e il Medio Oriente stia producendo regressione civile e ferite profonde nella società europee.

Secondo l’Agenzia Ue per i diritti fondamentali (Fra) oggi un musulmano su due nell’Ue è vittima di “razzismo e discriminazione nella vita quotidiana”. Cresce dunque l’islamofobia e non solo l’antisemitismo che – a differenza della prima – gode però di maggiore attenzione, denuncia e pubblicità.

C’è stato un aumento sensibile dell’islamofobia rispetto all’ultima indagine del 2016: le persone di religione musulmana che subiscono discriminazioni razziali sono passate dal 39 per cento al 47 per cento. Potenzialmente, parliamo di oltre 13 milioni di persone, la metà di quanti ne vivono in Europa. I musulmani rappresentano infatti il secondo gruppo religioso dell’Ue, secondo il Pew Research Center nel 2016 erano 26 milioni di persone. L’Agenzia Ue ha intervistato – tra l’ottobre 2021 e l’ottobre 2022 – 9.604 musulmani in 13 Paesi dell’Ue: Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Spagna e Svezia. Ben prima del 7 ottobre 2023.

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