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01/05/2025

Cina-UE, riparte il dialogo (condizionato)

Se alla fine ci sarà un vero e proprio riavvicinamento o se i due blocchi si limiteranno ad accordarsi su limitati interessi comuni al momento è difficile prevederlo, ma un fatto è certo: tra la Repubblica popolare cinese e l’Unione Europea è ripartito il dialogo di fatto sospeso dal 2021, quando Pechino e Bruxelles si erano reciprocamente sanzionate ed era stato congelato il Comprehensive Agreement on Investment (Cai) a lungo negoziato tra le parti.

Si tratta per ora di contatti “obbligati”, dopo l’irruzione alla Casa bianca di Donald Trump, dalla necessità da parte sia della Cina che dell’UE di far fronte al protezionismo dell’amministrazione repubblicana provando a mantenere l’economia globale aperta agli scambi e agli investimenti.

Ricapitolando, nel prossimo mese di luglio (non c’è ancora la conferma ufficiale) i vertici dell’UE saranno a Pechino, dove incontreranno la leadership cinese per un summit tra i due blocchi che potrebbe rappresentare il momento per ufficializzare il riavvicinamento e/o singole iniziative congiunte, in occasione del cinquantenario dello stabilimento delle relazioni tra la RPC e l’UE.

Pechino ha preteso che il vertice (per prassi a rotazione) si svolgesse per la seconda volta consecutiva nella capitale cinese, dove – nell’ottobre 2023 – si è tenuto il XII EU-China Strategic Dialogue.

L’8 aprile scorso, von der Leyen ha parlato con il premier cinese Li Qiang (su richiesta dello stesso numero due del Partito comunista cinese) e il giorno successivo il commissario per il commercio, Maros Sefcovic, ha sentito il ministro del Commercio cinese, Wang Wentao.

Secondo quanto riportato dal ministero del Commercio di Pechino, nel corso della videochiamata Wang e Sefcovic si sono accordati per «avviare immediatamente i negoziati sugli impegni sui prezzi minimi dei veicoli elettrici cinesi importati nell’UE, nonché per discutere di cooperazione tra Cina e UE in materia di investimenti nell’industria automobilistica». Bruxelles è dunque disponibile a fare marcia indietro sull’aumento dei dazi (fino al 45,3 per cento) sui veicoli elettrici cinesi importati nell’UE approvato nell’ottobre scorso, nell’ambito di un’intesa più ampia con Pechino.

Durante la chiamata tra von der Leyen e Li, i due hanno concordato di monitorare gli effetti di distorsione sugli scambi globali derivanti dai dazi varati dall’amministrazione Trump.

Da parte dell’Unione Europea c’è in particolare il timore che un’ondata di prodotti cinesi a basso prezzo – in precedenza destinati agli Stati Uniti – possa essere dirottata verso l’Europa, aumentando la pressione sui produttori comunitari.

Dall’insediamento di Trump, il 20 gennaio scorso, le due parti hanno iniziato a riavvicinarsi. In realtà Pechino si stava preparando da tempo e, in vista di un possibile ritorno di Tariff Man, la sua diplomazia ha portato avanti negli ultimi due anni un intenso pressing diplomatico nei confronti dell’UE e dei singoli paesi membri.


Ursula von der Leyen, il giorno seguente l’insediamento di Trump ha pronunciato al World Economic Forum un discorso con parziali aperture alla Cina, citata 14 volte. La presidente della Commissione UE non è mai stata tenera con Pechino, eppure, nel suo discorso a Davos ha sottolineato che:
“Molti credono – anche in Cina – che sarebbe nell’interesse a lungo termine della Cina gestire in modo più responsabile i propri squilibri economici. Questa è anche la nostra opinione. E credo che dobbiamo interagire in modo costruttivo con la Cina, per trovare soluzioni nel nostro interesse comune.
Il 2025 segna 50 anni di relazioni diplomatiche della nostra Unione con la Cina. Lo considero un’opportunità per approfondire le nostre relazioni con la Cina e, ove possibile, anche per espandere i nostri legami commerciali e di investimento. È tempo di perseguire un rapporto più equilibrato con la Cina, in uno spirito di equità e reciprocità. Questo nuovo impegno con i paesi di tutto il mondo non è solo una necessità economica, ma è anche un messaggio per il mondo. È la risposta dell’Europa alla crescente concorrenza globale.”
Il Parlamento di Strasburgo – l’organismo comunitario che più degli altri negli ultimi anni ha criticato la Cina – nelle ultime settimane ha confermato che sono state cancellate le restrizioni agli incontri tra i parlamentari Ue e funzionari cinesi in vigore da aprile 2023: un’apertura verso la ripresa di un dialogo politico pieno.

Le linee guida depennate stabilivano che «le controparti ufficiali (parlamentari) non saranno invitate a visitare il Parlamento europeo» e che non ci saranno “missioni ufficiali” in Cina finché le sanzioni (quelle cinesi del 2021, ndr) rimarranno in vigore, «a meno che la missione non includa almeno un membro» che sia stato sanzionato. Inoltre, disponevano che i contatti bilaterali tra funzionari fossero «limitati ai titolari di cariche e che i servizi del parlamento ne venissero informati». Idem per gli incontri nei forum multilaterali.

Negli ultimi giorni da Bruxelles hanno fatto sapere che le discussioni sulla rimozione delle sanzioni varate da Pechino nel 2021 nei confronti di parlamentari ed entità dell’Unione Europea «stanno continuando e sono giunte alla fase finale». Così un portavoce dell’UE ha confermato le voci che si rincorrevano da settimane, secondo le quali Pechino sta per cancellare le sanzioni varate il 22 marzo 2021. Una rappresaglia che arrivò in risposta a sanzioni “storiche”, le prime imposte dall’Ue contro la Repubblica popolare cinese (per la violazione dei diritti dell’uomo nella regione cinese del Xinjiang).

A lavorare alla cancellazione di quelle sanzioni sono stati, da parte europea, soprattutto la presidente del parlamento UE, Roberta Metsola, mentre la diplomazia di Pechino non ha mai fermato la sua azione di lobbying in tal senso. Non è chiaro se anche l’UE cancellerebbe contestualmente le sanzioni varate quello stesso 22 marzo 2021 contro un gruppo di funzionari del Partito comunista cinese.

Metsola, «informerà innanzitutto i leader dei gruppi parlamentari una volta ricevuta la conferma ufficiale da parte delle autorità cinesi della revoca delle sanzioni». «È sempre stata intenzione del parlamento europeo far revocare le sanzioni e riprendere le relazioni con la Cina», ha aggiunto il portavoce.

Le sanzioni del 2021 avevano causato immediatamente il congelamento del Comprehensive Agreement on Investment, il trattato bilaterale sugli investimenti negoziato per anni tra Pechino e Bruxelles.

È improbabile che la distensione tra Cina e UE possa portare al varo del CAI così com’era (un’intesa considerata “superata” da più parti), ma è chiaro che nel nuovo scenario internazionale Pechino e Bruxelles potrebbero trovare nuove intese su investimenti e commercio a tutela dei rispettivi interessi minacciati dalla nuova amministrazione Usa.

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