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12/05/2025

L’Ue del riarmo che parla tedesco litiga con il suo parlamento

Cinguettio in tedesco

Il sofferto Cancelliere Friedrich Merz ed Ursula von der Leyen. Tre giorni dopo la sua elezione con brivido al Bundestag di Berlino, doppia visita a Parigi e Varsavia, e oggi sfida a Mosca con la visita ‘volenterosa’ a Kiev. Ricorrenze usate come strumenti di contrapposizione. Contro la ‘Sfilata della vittoria’ a Mosca per gli 80 anni dalla guerra mondiale – ‘vietata’ dall’Ue – si esaltano 75 anni della ‘Comunità del carbone e dell’acciaio’ promossa dal ministro francese Robert Schuman. Molte dichiarazioni di comuni intenti (più o meno condivisibili), rispetto ad una realtà molto più complessa, prima in Germania e poi nella stessa Unione, mai così lacerata come oggi. Con pochi temi largamente condivisi, e non i migliori. Esempio primo l’immigrazione che molte capitali invocano ma si scontra con la realtà dei fatti.

L’analisi appena pubblicata dalla Bce, documenta come i lavoratori stranieri, quindi anche i migranti, «contribuiscono in modo sostanziale» alla crescita economica dell’Eurozona. Fondamentale leva di sviluppo, dove l’Europa vede il fenomeno quasi esclusivamente come minaccia.

Il neo Cancelliere e il neo Papa

Il neo cancelliere ha parlato di pace con il presidente Usa Donald Trump: «Mi ha informato del suo piano per un cessate il fuoco di 30 giorni. Ho espresso il mio sostegno a questa idea». Molto lontani dal richiamo alla pace disarmata e disarmante di papa Leone, il leader cristiano-democratico tedesco è tornato a spingere sul riarmo. Tutti gli europei consapevoli che il maxi piano bellico fa felice soprattutto l’industria tedesca. Il colosso Rheinmetall ha da poco annunciato un aumento di fatturato del 46% nel primo trimestre dell’anno in corso.

Riarmo europeo e regole violate

Cresce intanto lo scontro su tempi e modi del piano di riarmo europeo proposto da von der Leyen. «Alti funzionari dell’Eurocamera, vicini alla presidente dell’Aula Roberta Metsola, hanno dato per certo il ricorso alla Corte di Giustizia UE contro la procedura d’urgenza per l’approvazione di Safe, lo strumento di prestiti per 150 miliardi volto ad incentivare l’industria bellica europea», avverte Andrea Valdambrini sul manifesto. «Porteremo il tema davanti alla Corte, ormai è una questione di principio», ha dichiarato una delle fonti.

La furberia della ‘procedura d’urgenza’

Tutto è cominciato a febbraio quando la presidente della Commissione ha chiesto una procedura d’urgenza per approvare il suo piano. Un percorso accelerato che di fatto elimina il passaggio nelle aule parlamentari, tagliando anche la dialettica politica. La forzatura evidente ha scatenato gli eurodeputati, soli eletti dai popoli europei. La commissione parlamentare Affari giuridici (Juri), guidata dal liberale bulgaro Ilhan Kyuchyuk, ha approvato all’unanimità il parere negativo sul ricorso all’urgenza espresso dal servizio legale della stessa Eurocamera. E martedì, la presidente dell’assemblea, la maltese Matsola, ha inviato una lettera a von der Leyen chiedendole un ripensamento. In caso contrario, si legge nella missiva, «il Parlamento esaminerà l’atto ai sensi dell’articolo 155 del suo regolamento, ricorrendo alla suprema corte di giustizia UE».

Cosa potrebbe accadere adesso

Per la presidente dell’Eurocamera esistono due modi per il ricorso alla Corte. O un’azione autonoma della presidenza o, in alternativa – dirompente – un passaggio attraverso l’Aula di Strasburgo, chiamata per la prima volta nella sua totalità ad esprimersi sul ricorso. In tutti e due i casi l’orizzonte temporale è quello di due mesi e certe proclamate urgenze politico-militari sfumano nella burocrazia interna. Ma il bersaglio è e resta la sempre più discussa presidente della Commissione. «L’urgenza di approvare il suo piano ha umiliato il Parlamento, che stavolta ha reagito».

E la controversia, oltre che legale, si è trasformata in occasione politica. Per questo i 5S (gruppo Left), fortemente contrari al riarmo, accolgono con soddisfazione la via giudiziaria. Anche se in tribunale si discuterà del metodo, non del merito, del piano von der Leyen.

Fonte

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