La professoressa Elsa Fornero è andata in pensione a 70 anni (i docenti universitari ed i magistrati hanno un regime speciale) con 3.500 euro al mese. Ora prende circa 6.500 euro per ogni ospitata televisiva per dirci, ogni volta, che non ci sono soldi per le pensioni e che bisognerà andarci sempre più tardi.
Intanto bisognerebbe che qualcuno spiegasse alla professoressa che il bilancio INPS ha chiuso gli ultimi tre esercizi in attivo. Ma la nostra se ne guarda bene dal ricordarlo, presa com’è dal loop del “non ci sono soldi – non ci sono soldi”.
In ogni caso, le variabili da considerare per valutare la tenuta presente e futura dei conti dell’INPS – prima fra tutte la sempre invocata e mai attuata separazione dell’assistenza dalla previdenza – sono molte e non hanno molto a che fare con il saldo negativo di nascite e decessi.
Comunque vada, ed al netto delle chiacchiere di Salvini, in base al meccanismo dell’agganciamento all’indice della speranza di vita previsto dalla norma ancora in vigore e che porta ancora il suo nome, fra qualche anno l’età pensionabile potrebbe superare i 70 anni. E, grazie al calcolo “contributivo” ed al lavoro precario ed intermittente, le pensioni saranno talmente da fame che, anche andati in pensione a 70 anni, sempre più pensionati continueranno a lavorare in nero ed a fare lavori pericolosi tipo salire su impalcature senza sistemi di protezione ed imbracatura per rimediare quel che consentirà loro di arrivare a fine mese.
In Francia hanno fatto mesi di sciopero perché non volevano andare in pensione a 64 anni anziché 62. Ma ci vanno con il calcolo retributivo, l’unico che garantisce un livello di vita minimamente dignitoso.
E in Italia? Qui i sindacati complici della distruzione del nostra sistema pensionistico si sono tuffati, esattamente 30 anni fa, nei fondi pensione “chiusi”, ovvero, con i sindacalisti di Cgil, Cisl e Uil infilati illo tempore dentro i consigli di amministrazione dei fondi pensione (in palese conflitto di interesse). Altro che Francia...
Da allora tirano la volata alle assicurazioni private che vorrebbero rendere obbligatoria la devoluzione automatica del TFR (Trattamento di Fine Rapporto) direttamente ai fondi pensione e puntano sulla trasformazione del sistema pensionistico attuale in un ente erogatore di elargizioni caritatevoli nei confronti dei poveri assoluti.
A rapinare il TFR dei lavoratori ci ha provato anche la plurilaureata della domenica e ministra del lavoro, Elvira Calderone, con un emendamento in legge di bilancio senza, però, riuscirci. Una torta, quella dei TFR, che vale svariate decine di miliardi di euro su cui i grandi gruppi finanziari e speculativi non vedono l’ora di mettere le mani.
Intanto il grande filosofo che si rifà direttamente a quelli greci antichi, Umberto Galimberti, in una recente intervista ha dichiarato che già a sessant’anni l’uomo potrebbe tranquillamente lasciare questo mondo. Si, magari sotto una pressa, oppure liquefatto in un deposito di idrocarburi.
Visto che, in base al sistema previdenziale attuale, a 60 anni siamo ancora nel bel mezzo della nostra vita lavorativa, quale morte più saggia ed in linea con gli insegnamenti dei grandi filosofi greci se non quella di prendersi uno schioppone definitivo sul posto di lavoro? Del povero lavoratore in infinita attesa di una pensione, si scriverà nei necrologi “onore a lei/lui, è morto lavorando per l’azienda XY a cui è rimasto sempre devoto ed a cui ha dedicato i migliori anni della sua vita... ed anche i peggiori”.
Fonte
Nessun commento:
Posta un commento