Presentazione


Aggregatore d'analisi, opinioni, fatti e (non troppo di rado) musica.
Cerco

12/05/2025

Il PKK si scioglie e mette fine alla lotta armata contro la Turchia

Il Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) ha deciso oggi di “sciogliersi e porre fine al conflitto armato con la Turchia” dopo 40 anni. A riferirlo è l’agenzia di stampa “Al Forat” ritenuta vicina al PKK, citando una dichiarazione rilasciata dal partito, secondo cui “le relazioni turco-curde devono essere riformulate”. La notizia è stata diffusa dall’agenzia Nova.

Il PKK “crede che i partiti politici curdi si assumeranno le loro responsabilità per sviluppare la democrazia curda e garantire la formazione di una nazione curda democratica”, si legge nella dichiarazione, secondo cui “il gruppo ha compiuto la sua missione storica”.

Alla fine di febbraio scorso, il fondatore del Partito dei Lavoratori del Kurdistan, Abdullah Ocalan, detenuto in carcere sull’isola turca di Imrali dal 1999, aveva invitato il partito a deporre le armi, sottolineando la necessità del suo scioglimento. “Il crollo del vero socialismo negli anni ’90 per ragioni interne e i progressi nella libertà di espressione hanno portato alla perdita di significato del PKK. Pertanto, ha raggiunto la fine del suo ciclo di vita ed è necessario lo scioglimento”, aveva affermato il leader curdo, aggiungendo che “tutti i gruppi dovrebbero abbandonare le armi”.

Il PKK è stato bollato dalla Turchia come “organizzazione terroristica”, mentre anche l’Unione europea e gli Stati Uniti lo avevano iscritto sulla “lista nera”.

Il primo a sostenere questo processo era stato il governo della regione autonoma del Kurdistan iracheno che aveva accolto con favore l’appello di Ocalan sulla necessità dello scioglimento del PKK, esortando il gruppo a “rispettare il messaggio e a obbedire”. Come noto le organizzazioni del kurdistan iracheno da anni perseguono una politica di alleanza con gli Usa e la stessa Israele e di non belligeranza con la Turchia.

Il presidente del Kurdistan iracheno, Nechirvan Barzani, in una dichiarazione diffusa dall’agenzia di stampa “Rudaw”, aveva affermato: “Speriamo che quest’appello apra la strada alla pace e a una soluzione pacifica. Noi della regione del Kurdistan sosteniamo pienamente il processo di pace e siamo pronti a svolgere qualsiasi ruolo possibile per rendere il processo un successo”.
“Apprezziamo anche il ruolo del presidente (turco, Recep Tayyip) Erdogan e del governo dell’Akp (Partito della giustizia e dello sviluppo), che hanno lavorato per la pace con una visione chiara fin dall’inizio del suo governo”, aveva proseguito il presidente del Kurdistan iracheno, esprimendo la speranza che la prossima fase porti a una soluzione “con la partecipazione e la solidarietà di altre parti in Turchia” e che “la pace e la stabilità si diffondano nel Paese e nell’intera regione”.

L’esecutivo del partito curdo DEM in una dichiarazione scrive che: “Si apre una nuova pagina sul cammino verso una pace onorevole e una risoluzione democratica. Come Partito DEM, crediamo che in questa svolta storica, tutte le istituzioni politiche democratiche, in particolare la Grande assemblea nazionale della Turchia, debbano assumersi la responsabilità di risolvere la questione curda e raggiungere una vera democratizzazione in Turchia”.

Fonte

Nessun commento:

Posta un commento