Secondo le notizie diffuse da alcuni giornali statunitensi, l’amministrazione Trump avrebbe preso la decisione di attaccare le installazioni militari all’interno del Venezuela e gli attacchi potrebbero arrivare in qualsiasi momento. A riferirlo, in quella che appare come una guerra anche psicologica, sono alcune fonti dell’amministrazione statunitensi sentite dal Miami Herald e dal Wall Street Journal.
Queste fonti hanno detto all’Herald che gli obiettivi – che potrebbero essere colpiti dall’aria nel giro di pochi giorni o addirittura ore – mirano a decapitare la “gerarchia del cartello Soles” (un cartello la cui presenza in Venezuela è stata inventata di sana pianta dagli USA), ma hanno rifiutato di dire se il presidente venezuelano Maduro sia un bersaglio. Una delle fonti ha detto che il suo tempo sta per scadere. La possibile zona oggetto dei raid statunitensi potrebbe essere quella al confine tra Venezuela e Colombia.
L’ipotesi di attacchi statunitensi pianificati contro il Venezuela, viene avanzata anche dal Wall Street Journal, ma lo stesso Donald Trump ha detto di non prendere in considerazione attacchi all’interno del Venezuela, smentendo così le indiscrezioni del quotidiano. Quando gli è stato chiesto se stesse valutando tale azione, il presidente ha risposto: «No».
Trump ha descritto queste versioni come “false” e ha sostenuto che il suo governo “non ha all’ordine del giorno azioni offensive contro Caracas”. Tuttavia, non ha negato i dispiegamenti navali e aerei nella regione, il che mantiene aperti tutti i dubbi sulla natura delle operazioni.
Da Caracas, il presidente Nicolás Maduro ha ribadito che il Venezuela è vittima di “una guerra multiforme orchestrata dagli Stati Uniti”, con l’obiettivo di imporre un “cambio di regime e un governo fantoccio”.
Maduro ha accusato Washington di creare una “nuova guerra eterna”, simile ai conflitti prolungati in Medio Oriente, e ha assicurato che il 94% del popolo venezuelano rifiuta qualsiasi tipo di intervento militare straniero.
Anche il Venezuela sta muovendo le sue carte e non da solo. Il presidente venezuelano Nicolás Maduro ha scritto una lettera a Vladimir Putin chiedendogli un aiuto contro i raid nei Caraibi da parte degli Stati Uniti. Lo riferiscono fonti di Caracas al Washington Post secondo le quali il governo venezuelano avrebbe contattato anche la Cina e l’Iran. Maduro ha sollecitato assistenza militare e attrezzature per rafforzare le difese del Paese.
Migliaia di venezuelani sono scesi in piazza a Caracas e in altre città del Venezuela giovedì 30 ottobre per esprimere il loro rifiuto verso le azioni militari condotte dal governo degli Stati Uniti nei Caraibi, nonché delle minacce promosse da Donald Trump e dai suoi alleati.
Le manifestazioni hanno riunito movimenti sociali, organizzazioni, giovani, donne e uomini che hanno espresso il loro rifiuto delle minacce del governo degli Stati Uniti contro la nazione bolivariana e che cercano di destabilizzare la regione.
Martedì scorso più di 100 imbarcazioni hanno viaggiato sul fiume Orinoco, situato nella parte meridionale dello stesso stato, per esprimere il loro rifiuto alla decisione del governo di Trinidad e Tobago di ospitare un cacciatorpediniere della Marina degli Stati Uniti nel mezzo delle aggressioni di Trump contro la nazione venezuelana.
Nonostante le sanzioni e le minacce a cui è sottoposto, il Venezuela ha inviato giovedì più di 40 tonnellate di aiuti umanitari a Cuba e Giamaica dopo il devastante passaggio dell’uragano Melissa, in una dimostrazione di solidarietà e cooperazione regionale di fronte all’emergenza che ha colpito i Caraibi.
La spedizione comprende cibo, medicinali e beni di prima necessità destinati alle popolazioni più colpite dall’uragano.
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