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16/01/2014

Egitto, vince il sì

Più del 90% degli egiziani ha votato per l'approvazione della nuova costituzione nel referendum del 14 e 15 gennaio nella prima votazione dopo la deposizione di Mursi. Gli scrutini non sono ancora terminati per cui non è ancora possibile dare i risultati precisi. Mancano, infatti, ancora i governatorati del Cairo e del Nord del Sinai. Ciononostante il 98% attuale dei"sì" esclude cambiamenti o rovesciamenti clamorosi dell'ultima ora.

A vincere, però, sono stati soprattutto coloro che hanno scelto di disertare le urne. Nel momento in cui scriviamo le previsioni suggeriscono che l'affluenza sarà di poco superiore al 38%. Più alta, quindi, del 33% registrato nel referendum costituzionale del 2012 durante la Presidenza Morsi. Più bassa, però, del 41,9% del referendum per gli emendamenti alla Carta Costituzionale che ebbe luogo a marzo del 2011 poco tempo dopo la caduta di Mubarak.

La nuova costituzione rafforza tre istituzioni chiave: i militari, la polizia e l'apparato giudiziario. Rimuove certi passaggi più religiosi presenti nella costituzione di Morsi e concede più diritti alle donne e ai disabili. Ciononostante il referendum di questi giorni è stato principalmente un test per capire il grado di approvazione degli egiziani verso la leadership militare. Il Ministro della Difesa al-Sisi, che ha deposto con un colpo di stato Morsi lo scorso 3 luglio, ha recentemente fatto intendere che un forte sostegno alla costituzione e una alta affluenza alle urne sarebbero state lette come una chiara volontà degli egiziani a volerlo candidato alle prossime presidenziali.

La forte popolarità dell'esercito, in effetti, è apparsa evidente in molti seggi. Scene di balli e canti si sono registrate in molte parti del Paese. In un seggio uno stereo ad alto volume diffondeva canzoni di esaltazione all'esercito. Sperticate lodi per i militari sono giunte dai principali media locali. Un canale televisivo, nel (goffo) tentativo di mostrare una alta affluenza alle urne, ha diviso lo schermo in 16 quadrati ognuno dei quali mostrava gente in fila ai seggi.

Ma non tutti nutrono la stessa simpatia per al-Sisi. Una differenza tangibile vi è fra nord e sud del Paese. Nella parte meridionale del paese, infatti, l'affluenza è stata considerevolmente più bassa rispetto a quella registrata nel 2012. Al Nord, invece, è avvenuto l'esatto contrario. Ciò si spiega con il fatto che il sud è tradizionalmente una roccaforte dei gruppi islamici che hanno scelto di boicottare questo referendum per protestare contro la deposizione di Morsi e il drastico giro di vite che stanno subendo da luglio (dal 25 dicembre la Fratellanza è una "organizzazione terrorista" per il governo).

Sulla regolarità del referendum molti dubbi sono stati espressi dai membri dell'opposizione e dagli attivisti che hanno denunciato il clima di forte repressione e le minacce subite. A dare consistenza alle loro parole sono i numeri: solamente nei due giorni referendari 35 attivisti del "no" e centinaia di affiliati della Fratellanza sono stati arrestati. Molti sostenitori pro Morsi sono stati fermati negli scontri con le forze di polizie che hanno causato la morte di almeno 9 persone (altri 3 sono deceduti per cause naturali). "Terroristi" per il governo sostenuto dai militari e buona parte dei media.

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