Riparte il «tam tam» intorno alla vendita di Tim Brasil, nonostante le smentite, su una cordata guidata dal magnate egiziano Naguib Sawiris pronto a fare un'offerta di 20 miliardi di euro, e le voci di un interesse di Carlos Slim (patron di America Movil) che potrebbe lanciare da solo un'offerta con l'obiettivo di “spacchettare la società dalle uova d’oro”, quando l'antitrust carioca ne imporrà la vendita (dato che Telefonica è presente su quel mercato con Vivo). Sempre secondo le indiscrezioni una parte di TIM Brasil finirebbe, al termine del processo, a Telefonica.
Tutto dipenderà da quello che uscirà dal Cda del 6 febbraio, dove secondo indiscrezioni l’ad Marco Patuano sta lavorando per l’ingresso di nuovi soci per un aumento di capitale, al fine di trasformare Telecom Italia in una public company evitando la cessione brasiliana e lo scorporo della rete, l’altro asset di valore.
Praticamente dopo i noti eventi degli ultimi mesi, che hanno toccato sia l'azionariato che il management gli scenari che si aprono sono sostanzialmente due :
a) il primo vede Telefonica riuscire nel proprio intento di sfilare Tim Brasil dal portafoglio di Telecom Italia rafforzandosi ulteriormente in Brasile, ridurre il debito della società italiana investendo sulla rete di nuova generazione il meno possibile, trovare una combinazione strategicamente interessante o con un altro operatore di tlc o con un attore importante del settore media.
b) Il secondo vede invece Telecom Italia trasformarsi in una vera e propria public company, con un consiglio di amministrazione votato in maggioranza dal mercato e composto prevalentemente da consiglieri indipendenti.
Intanto inizia il conto alla rovescia per la pubblicazione del rapporto Caio sulla banda larga che sarà presentato in settimana per poi essere consegnato al premier Enrico Letta, relativo allo stato della banda larga, dove si punta il dito contro il rallentamento degli investimenti nella rete internet veloce che potrebbe seriamente ritardare il raggiungimento, da parte dell’Italia entro il 2020, degli obiettivi dell’Agenda digitale.
Infatti dalle indiscrezioni del rapporto emerge l’obsolescenza delle reti in rame e come risulti insoddisfacente la realizzazione di reti di accesso alla banda larga, tanto che solo il 14% delle famiglie italiane ha accesso alla rete a velocità maggiori di 30 Mbit/s per scaricare dati, video e filmati. Mentre sul fronte del digital divide, sono ancora 2,3 milioni gli italiani (il 4% della popolazione) rimasti senza una copertura da servizi a banda larga da rete fissa. Ritardi che frenano la domanda di banda larga, lo sviluppo e la competitività delle nostre aziende.
Sicuramente se si concretizza la vendita di Tim Brasil, questo sarà il colpo di grazia per il futuro di Telecom Italia con gravi ripercussioni sul già fragile futuro industriale del gruppo e sulle prospettive occupazionali dell'azienda.
Mentre si continua a discutere della possibile vendita di Tim Brasil, secondo i rumors, starebbe marciando in modo spedito la cessione delle torri in Brasile . L’asta per la valorizzazione dell’infrastruttura carioca è infatti iniziata con largo anticipo rispetto al processo per la vendita delle torri italiane, tanto che nei mesi scorsi era già stato dato un incarico a Morgan Stanley. L’advisor Usa starebbe così già sondando potenziali compratori. Al contrario, sta marciando più lentamente il processo delle torri italiane, cioè gli 8mila siti che l’ex-monopolista possiede sul suolo nazionale. Nei prossimi giorni verrà scelto l’advisor tra una lista ristretta di nomi di cui farebbero parte Barclays, Merrill Lynch, Mediobanca e Banca Imi-Intesa Sanpaolo.
Un orizzonte sempre più incerto, quello dei lavoratori Telecom, in agitazione contro ogni ipotesi legata a chiusure di sedi, nuovi esuberi ed eventuali spezzatini per Telecom Italia che rischiano di generare ripercussioni negative sull'occupazione.
Infatti nonostante l’improvviso ed inquietante silenzio calato sul tema dell’occupazione, prosegue il progetto di societarizzazione, ovvero lo smembramento aziendale in più società, tanto caro ai vertici di C.so Italia, con la creazione di newco dove confluiranno pezzi di azienda.
Dopo le ultime possibili esternalizzazioni dei servizi come i “call center” e le attività di “Staff”, è di questi giorni la notizia sulla rete di vendita e dei negozi sociali, dove si vorrebbero far confluire negozi e lavoratori, nella newco nominata TLC Commercial Services per poi far transitare il tutto nella società “4G” dove si applica il contratto del commercio anziché quello delle aziende telefoniche.
Cresce la preoccupazione dei lavoratori sul loro futuro anche alla luce delle precedenti cessioni di ramo attuate da Telecom Italia che hanno causato nel tempo un’irreversibile emorragia di posti di lavoro, grazie anche a una incomprensibile latitanza dei vari governi che si sono succeduti in questi anni, completamente disinteressati aprendo gli occhi solo quando la frittata era ormai fatta.
La scalata da parte di Telefónica sancisce l’inesorabile sconfitta di un intero Paese, e prevede uno “spezzatino” che porterebbe al crollo delle azioni in Borsa e a una successiva Opa ostile da parte di investitori esteri, grazie all’intreccio politico ed economico più scandaloso della storia italiana.
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